di REDAZIONE ECONOMIA
E’ in corso una vera e propria “guerra” tra i colossi del trasporto marittimo delle merci, con il chiaro obiettivo di conquistare la gestione di porti dove far approdare le navi container la cui richiesta dopo la fine del lockdown, è cresciuta in maniera importante facendo esplodere i prezzi. Un vero e proprio “monopoli” che vede i porti italiani oggetto di risvolti geopolitici di sicuro interesse e preoccupazione. Lo strapotere economico cinese rappresenta per l’Europa un serio timore dopo la discussa conquista nel 2009 del porto del Pireo da parte di Cosco, uno dei colossi dello shipping della Repubblica popolare, nel periodo della peggiore crisi economica ellenica.
E’ bastata la semplice voce dell’interessamento di due gruppi cinesi sul porto di Palermo, diffusasi qualche settimana fa, ha generato allarme presso il governo e ha scatenato richieste di attivare il “golden power” da parte delle forze politiche del centrodestra. Ma ciò nonostante il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna la settimana scorsa al termine della riunione con tutti gli attori istituzionali del Cis Taranto si è dichiarata “soddisfatta per l’intesa raggiunta al Tavolo per il Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto. Ha prevalso il pragmatismo e la voglia di non sprecare neppure un centesimo dei fondi disponibili: apriamo le porte ai cantieri navali Ferretti” enfatizzando la bonifica nell’area Ex-Yard Belleli-che vorrebbe segnare il ritorno della cantieristica nella città jonica con un cantiere per yacht di lusso. “Le decisioni che abbiamo assunto – ha concluso la Carfagna – avranno ricadute occupazionali, infrastrutturali e ambientali importanti e in tempi certi. Abbiamo compiuto, inoltre, una operazione di trasparenza verso i cittadini di Taranto: ora è chiaro a tutti cosa si finanzia e con quali obiettivi”.
L’ Italia si trova ad avere firmato nel 2019 sotto il Governo Conte I (quello “gialloverde” frutto di un alleanza M5S–Lega) un memorandum d’intesa con la Cina nell’ambito della stessa iniziativa, la “Nuova Via della Seta”, anche se non alle condizioni sfavorevoli come quelle elleniche. Tra gli accordi sottoscritti dal governo Conte , dove alcuni strani incontri fra Beppe Grillo ed i rappresentanti del Governo Cinese, c’è una complessa operazione nel discusso porto di Taranto che con la promessa di costruire edifici e capannoni per circa 65.500 metri quadri coperti su un’estensione totale dell’area di circa 220.000 mq creando 200 posti di lavoro diretti.
L’ asse M5S-Cina trova conferma in questa foto scattata il 24 giugno 2013 nella quale compaiono i due fondatori del movimento, lo scomparso Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, accanto all’ambasciatore cinese Ding Wei. Più che una stretta di mano sembrava una vera e propria rimpatriata tra vecchi amici, la stipula di un patto, una mano sopra l’altra. È una foto poco nota per una precisa volontà. Di quella visita non venne fornita alcuna notizia, né sul blog di Grillo né agli organi di stampa. L’unica traccia era rimasta traccia in un laconico comunicato pubblicato dall’ Ambasciata Cinese in Italia che venne rimosso poco tempo dopo la pubblicazione (questo il link originale http://it.chineseembassy.org/ita/xwdt/t1053951.htm). In quel comunicato l’ambasciatore cinese cinese in Italia Wei affermava di aver incontrato i fondatori del M5s “con i quali ha scambiato vedute sui temi di comune interesse”. L’incontro inoltre stranamente avvenne, non all’Ambasciata o consolato cinese, ma nella sede della Casaleggio Associati srl in via Morone a Milano.
La concessione demaniale al Ferretti Group, controllato all’85% dai cinesi di Weichai Group (società del Governo Cinese) di una delle aree più grandi del porto (la ex Belleli) è stata l’ultima iniziativa dell’ottobre 2020 (governo Conte II – M5S, Pd, LeU) portata a termine dai cinesi mentre già gli americani rumoreggiavano ed il Copasir, il Comitato parlamentare sui servizi segreti voleva vederci chiaro. Un mese prima si era riusciti a bloccare un analogo tentativo da parte dei cinesi questa volta sul Porto di Trieste, annullando il memorandum d’intesa precedentemente firmato dall’Autorità portuale con la China Communications Construction Company .
Ferretti è un’azienda leader mondiale nel settore della progettazione e costruzione di yacht con nomi prestigiosi nel suo portafoglio tra cui la mitica Riva. Nata nel 1968 l’azienda ha visto rilevare nel 2012 il pacchetto di maggioranza dalla cinese Shandong Heavy Industry controllata dallo Stato cinese . La nomina di Alberto Galassi 57 anni, modenese, come amministratore delegato di Ferretti è stata presa proprio dal presidente Tan Xuguang, capo anche del gruppo Weichai.
L’amministratore delegato di Ferretti Group, l’ avvocato Alberto Galassi, e Michele Emiliano presidente della Regione Puglia, , avevano celebrato lo scorso 16 luglio l’accordo raggiunto per un investimento mirato alla creazione di un cantiere navale a Taranto, nella zona ex Yard Belleli (dove un tempo venivano varate le piattaforme petrolifere destinate ai mari di tutto il mondo) che verrà interamente bonificata con la partecipazione diretta della Regione e con un impegno di spesa di 41,5 miliardi. Il passo compiuto ha formalizzato la domanda di accesso al CIS Taranto , il contratto di sviluppo nazionale con la controllata Ferretti Tech, per un investimento di soli 62,6 milioni di euro. L’ ’investimento complessivo che si realizzerà nell’area di Taranto prevede un intervento pubblico aggiuntivo di 137,6 milioni di euro necessari ad assicurare il pieno recupero ambientale dell’area.
Ma l’investimento cinese sulla città di Taranto, come dicevamo, sovvenzionato in gran parte dal Governo Italiano e dalla Regione Puglia, non è il solo ad aver fatto discutere. Un’altra banchina di 1.900 metri è finita in mano ai turchi della Yilport Holding, società controllata al 100% da Yildirim Holding che a sua volta possiede il 24% della francese Cma Cgn, operatore al quarto posto nella classifica mondiale del trasporto container.
Se tra quelli che vengono definiti “armatori” vi sono non pochi “terminalisti” cioè le società che acquistano le concessioni nei porti) non si tratta di un errore. Ci sono sempre più compagnie marittime che sono riuscite a svilupparsi verticalmente espandendosi nel business dei terminal, dunque movimentano le merci e poi gestiscono in esclusiva le banchine dei porti dove farli sbarcare. In Italia il 41,41% dei contenitori imbarcati e sbarcati nei porti italiani nel 2020, è passato attraverso i terminal controllati da Msc che, dopo avere “occupato” il porto di Gioia Tauro in Calabria, si è allargato anche nel porto di Genova ed in quello di Trieste dove all’ inizio del 2021, sono arrivati i tedeschi di Hhla con il tacito accordo del governo italiano che non ha opposto il “golden power“.