La Morselli “commissariata” a Roma dalla famiglia Mittal. Ora rischia anche lei il posto
Features
Redazione CdG 1947
Alcune voci circolanti già dalla settimana scorsa provenienti dagli uffici di Londra del gruppo Arcelor Mittal da Londra stavano accarezzando l'idea di mettere in disparte la Morselli se non di darle addirittura il benservito mandandola a casa dopo meno di un mese dalla sua nomina avvenuta nel pieno di una vertenza delicatissima che ha fatto scendere in campo magistrati di "peso", quali appunto i due capi delle procure di Milano e Taranto, e persino il Presidente della Repubblica Mattarella
ROMA – Aditya Mittal anche ieri è rimasto a Roma per continuare la trattativa con il Governo in preparazione dell’incontro a Palazzo Chigi di venerdì, ma sopratutto per condividere con gli avvocati italiani del gruppo la propria difesa per difendersi dell’offensiva congiunta delle procure. C’è, in questa decisione di restare a Roma, però anche una sorta di “commissariamento” dell’ad del gruppo in Italia Lucia Morselli. È trascorso poco più di un mese, dal 15 ottobre quando la multinazionale ha deciso un improvviso cambio alla guida del gruppo in Italia, affidando la guida alla top manager nota per il suo carattere di “dura”.
Troppo d’acciaio, forse. Di certo da quel dì la situazione è precipitata. La Morselli aveva l’incarico di intrecciare rapporti con i politici e le istituzioni in modo da evitare quello che il colosso temeva più di tutto: l’abolizione definitiva dello scudo penale. Obiettivo fallito: l’immunità, è ancora “sub judice” sulla graticola delle lotte interne e dei rancori presenti fra le correnti del Movimento Cinquestelle. E la Morselli non è riuscita ad ottenere alcunchè dalla politica. In queste ore infatti, continua il lavoro dei “tecnici”dei ministeri coinvolti sugli altri punti di un possibile accordo: sconto sull’affitto, risoluzione del blocco dell’altoforno AFO2 ed impegni sulla futura decarbonizzazione.
L’ipotesi comunque resta sul tavolo del negoziato. A ogni modo da Londra, dove Mittal padre e figlio vivono e di fatto controllano tutto quello che accade nelle aziende del gruppo distribuite nei 60 paesi nel mondo in cui sono presenti con le loro fabbriche, non avrebbero per niente condiviso il “muro contro muro” messo in atto dalla Morselli negli incontri avuti con gli esponenti del Governo italiano e con i commissari straordinari, ma anche con i sindacati ed i lavoratori.
La folle decisione presa dalla Morselli di non fare entrare i commissari di ILVA in A.S. (che peraltro al momento è la reale proprietà del Gruppo ILVA) all’interno dello stabilimento siderurgico in azienda sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza degli indiani. E’ da quel momento che la battaglia legale è salita di tono con il durissimo ricorso d’urgenza dei commissari, sostenuti dal premier Conte in tale decisione, dinnanzi al Tribunale civile di Milano, l’esposto penale presentato alla Procura di Taranto e l’indagine “finanziaria” avviata dal pool economico-finanziario della Procura di Milano e tutto quello che ne è conseguito con l’arrivo delle Fiamme Gialle spedite negli uffici di Taranto e Milano dalle due procure che stanno lavorando in piena sintonia e stretto contatto. E tutto ciò ha portato ad un serio ripensamento dei Mittal.
I commissari straordinari dell’ILVA in A.S. accompagnati da dirigenti e tecnici, hanno avuto accesso ieri e compiuto delle verifiche in particolare nell’area dei parchi minerali, dove vengono stoccati i materiali che servono ad alimentare l’attività della fabbrica. Da quanto è trapelato da fonti “vicine” alla gestione commissariale di ILVA in A.S., l’ispezione compita avrebbe sostanzialmente confermato quanto ipotizzato nell’esposto presentato alla Procura di Taranto che ha dato luogo all’apertura da parte della procura di un fascicolo di inchiesta sulle ipotesi di reati di ‘Distruzione di mezzi di produzione’ e di ‘Appropriazione indebita‘. Subito dopo la visita i commissari hanno incontrato il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo.
Alcune voci circolanti già dalla settimana scorsa provenienti dagli uffici di Londra del gruppo Arcelor Mittal da Londra stavano accarezzando l’idea di mettere in disparte la Morselli se non di darle addirittura il benservito mandandola a casa dopo meno di un mese dalla sua nomina avvenuta nel pieno di una vertenza delicatissima che ha fatto scendere in campo magistrati di “peso”, quali appunto i due capi delle procure di Milano e Taranto, e persino il Presidente della Repubblica Mattarella, hanno indotto i Mittal per il momento di “commissariare” la Morselli riprendendo in mano la trattativa sotto il controllo diretto della famiglia Mittal . Chiaramente dal gruppo smentiscono : “Non esiste alcun disaccordo tra mister Mittal e l’ad Lucia Morselli, che gode della piena fiducia e supporto dell’azionista con il quale collabora proficuamente” riferiscono le solite fonti bene informate, che però non sono mai “ufficiali”…
La Morselli ha trascorso ieri tutta la giornata nella Capitale con il chiaro intento di apparire “produttiva” sopratutto nella considerazione degli azionisti assumendo un suo inedito ruolo di mediatrice. Infatti quando a metà mattinata si sono presentati gli uomini della Guardia di Finanza presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, è toccato ad altri dirigenti accoglierli con una comprensibile agitazione e tensione.
L’ amministratrice delegata nonostante tutto ciò è riuscita a fare anche un altro “danno”. Infatti ha convocato per venerdì i vertici sindacali a Roma per andare avanti nella procedura di retrocessione dell’organico, fissando questo incontro proprio nello stesso giorno, cioè venerdì prossimo, cioè quando si svolgerà l’incontro a Palazzo Chigi fra il il premier Conte ed i Mittal. La Morselli ha ricevuto un secco rifiuto da parte di Fiom, Fim ed Uilm, i quali non si recheranno al tavolo, supportati anche dai commissari straordinari di ILVA in A.S, i quali attraverso una nuova lettera di diffida inviata dall’ avv. Angelo Loreto ad Arcelor Mittal Italia, li ha diffidati a procedere nel recesso in quanto “privo di qualsiasi fondamento giuridico”.
In uno scenario di di mosse e contromosse legali, la giornata ha portato una sola novità positiva: Arcelor Mittal Italia ha riaperto i canali di contatto degli uffici amministrativi, cominciando a pagare le imprese dell’indotto, incontrando Confindustria Taranto a cui sarebbe stato garantito il pagamento del 70% di tutte le fatture da pagare.
L’Ilva in amministrazione straordinaria presenterà entro questa settimanauna richiesta di proroga all’autorità giudiziaria di Taranto del precedente termine del 13 dicembre fissato dal Tribunale per la realizzazione degli adeguamenti di sicurezza dell’Altoforno AFO2 sottoposto a sequestro dopo l’incidente del giugno 2015 in cui è morto l’operaio Alessandro Morricella. Fonti vicine alla gestione commissariale confermano che non ci sarebbe alcun “automatismo” tra il termine del 13 dicembre e la chiusura dell’altoforno in quanto prima di avviare eventualmente lo spegnimento bisognerà compiere le verifiche necessarie che richiedono dei tempi tecnici. La gestione commissariale, infatti, avrebbe già realizzato 20 delle 21 prescrizioni indicate dall’Autorità Giudiziaria. L’ ultima, la ventunesima, riguarda la realizzazione delle macchine automatiche, è quella tecnicamente più complessa e richiede ancora tempo. La proroga verrà richiesta per rendere possibile il completamento dell’ultimo adempimento non ancora del tutto realizzato.
Sul fronte dell’ inchiesta avviata dalla Procura di Milano, il pm di Milano Stefano Civardi, che insieme al collega Mauro Clerici coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli , conducono l’indagine con al centro l’addio di ArcelorMittalall’ex Ilva, ha sentito come testimone Steve Wampach, General Manager del gruppo franco indiano e Direttore Finance di ArcelorMittal Italia.
Da quanto è trapelato, le indagini degli inquirenti milanesi in questi giorni si stanno concentrando sul presunto depauperamento del polo siderurgico per depositare i primi esiti dei loro accertamenti nell’ambito della causa civile nella quale interverranno come “parte” a sostegno dei commissari. Un alleato di non poco conto.
Nel frattempo si è è svolto oggi un nuovo incontro “tecnico” al Ministero dell’ Economia e Finanze. Sul tavolo il ruolo delle società a partecipazione pubblica che il Governo vuole coinvolgere nel salvataggio dello stabilimento siderurgico di Taranto. Iniziando da quelle che hanno rapporti con ILVA in qualità di ” clienti” , come ad esempio Fincantieri, ed i e fornitori.
La Cassa depositi e prestiti ha già rivolto un invito alle sue società partecipate di cominciare a ragionare delle iniziative da poter mettere in campo per investire rapidamente sul territorio nell’ambito del “Cantiere Taranto”.
Per favorire una mediazione fra l’atto di recesso e il ricorso d’urgenza per indurre Arcelor Mittala recedere dai suoi propositi, sono stati attivati studi legali di altissimo livello, tutti nomi di “grido” del diritto societario ed industriale, che hanno partecipato al vertice del Mef , in un incontro che ha avuto lo scopo anche di stemperare le tensioni pre-esistenti causate anche dall’ eccessiva “durezza” fuoriluogo della Morselli, ed aperto la strada ad un possibile negoziato. Ad assistere i commissari di ILVA in ASsono stati chiamati Marco Annoni di Roma, esperto di piani finanziari, Giorgio De Nova, ritenuto un “luminare” del diritto civile, ed Enrico Castellani dello studio Freshfield; ad assistere Arcelor Mittal l’ avv. Scassellati con Ferdinando Emanuele dello studio Cleary Gottlieb, e Franco Gianni, senior partner dello studio Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners, consulenti legali che stanno stendendo da ieri una dichiarazione di intenti basata sui punti qualificanti del contenzioso per costituire una nuova base negoziale.
Sono quattro i punti-guida cardine del documento lungo diverse pagine e redatto in inglese. Il punto 1 sarebbe quello sulla certezza del diritto mediante il ripristino dello “scudo penale“. Il punto 2 riguarda la funzionalità dell’Altoforno AFO2, che dovrebbe venire svincolato dalla “mannaia” giudiziaria” per poter tornare a produrre a regime; il punto 3 riguarda le misure “a supporto del rilancio del territorio mediante una combinazione pubblico-privato per creare condizioni di lavoro sostenibili”.
Quest’ultimo è uno dei passaggi più delicati in quanto necessita di circa 1 miliardo di investimenti: ed è in questo ambito che il governo avrebbe allertato Banca Intesa Sanpaolo che è il principale creditore dell’ ILVA in amministrazione straordinaria, debitrice della non indifferente somma di 1,7 miliardi nei confronti del pool creditizio formato da sette banche. I banchieri avrebbero dato disponibilità a esaminare un progetto concreto, contenente sopratutto obiettivi raggiungibili ed in presenza di queste condizioni Intesa Sanpaolo sarebbe disposta persino a rafforzare il proprio impegno.
Infine, il punto 4 riguarda la tecnologia verde legata alla riconversione del piano ambientale che comporta una sensibile riduzione della forza lavoro, che potrebbe venire assorbita dalla Cassa Depositi e Prestitiattraverso delle misure compensative, schierando Cdp Immobiliare società del gruppo attiva nell’housing sociale, i cui immobili di proprietà potrebbero accogliere gli sfollati residenti nel rione Tamburi, adiacente lo stabilimento siderurgico.
Fonti di Palazzo Chigi fanno trapelare che il premier Giuseppe Conte,ieri a Berlino, ha sondato la disponibilità della cancelliera Angela Merkel a supportare l’Italia nel risolvere la “questione Taranto” almeno su due fronti europei: l’impiego di fondi comunitari per l’occupazione e per l’innovazione, ed il via libera a un eventuale ingresso dello Stato nell’azionariato del gruppo siderurgico ex-ILVA.
Sostieni ilcorrieredelgiorno.it:
il tuo contributo è fondamentale
Il tuo sostegno ci aiuta a garantire la nostra informazione libera ed indipendente e ci consente di continuare a fornire un giornalismo online al servizio dei lettori, senza padroni e padrini. Il tuo contributo è fondamentale per la nostra libertà.
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.