ROMA – Era iniziato con un botta e risposta tra Luigi Di Maio ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e Marco Bentivogli segretario generale della Fim, il confronto al tavolo sull’Ilva iniziato nel pomeriggio di ieri ed in corso durante la notte al Mise. Bentivogli ha detto “Lei ministro guarda in aria ma purtroppo non è come in tv che fa i monologhi; nelle trattative sindacali può trovare qualcuno che la pensa diversamente“. Di Maio gli ha replicato “caro Bentibogli è un piacere dibattere con lei , la faccio concludere e poi le rispondo“
Il segretario generale della Fim-Cisl Bentivogli nel suo intervento all’incontro tra azienda, sindacati e commissari straordinari dell’Ilva, aveva definito quella scelta dal Governo “una modalità scorretta di scaricare le responsabilità sulla trattativa sindacale” ed aggiunto “ è una modalità non corretta perché non stiamo vendendo un ferramenta ma il gruppo siderurgico più grande d’Italia e d’Europa. Il governo non può essere il sensale tra le parti, deve metterci la faccia“.
E alle 8.10 di questa mattina è arrivato il sì definitivo, che adesso verrà formalizzato in mattinata, con un accordo che prevede l’impegno, rivelatori fondamentale, della multinazionale dell’acciaio ad assorbire tutti gli esuberi nel 2023, lasciando cadere l’iniziale condizione proposta di lasciare il costo del lavoro invariato, attraverso soluzioni come la riduzione dell’orario che è stata però immediatamente rigettata dai sindacati.
Si è conclusa con un applauso liberatorio, la difficile trattativa durata 18 ore che ha portato all’accordo sull’Ilva: 10.700 assunzioni rispetto alle 10.300 ipotizzate alle prime battute del tavolo al ministero dello Sviluppo economico, iniziato ieri pomeriggio poco dopo le 14 e protrattosi per tutta la notte, con il vice premier Di Maio che spostandosi dal suo ufficio alla sala riunioni, si è affacciato spesso per seguire l’evoluzione della trattativa, puntando sopratutto al risultato, per lui tutto “politico”, di un’intesa migliorativa rispetto a quella prevista dal suo predecessore Calenda.
La riunione ristretta notturna al ministero dello Sviluppo economico comprendeva Arcelor Mittal, i segretari generali dei sindacati, i commissari straoridinari dell’ ILVA e Giampietro Castano il dirigente responsabile per le crisi di impresa del ministero.
Salgono quindi a 10.700 i lavoratori da assumere subito: è stata questa la proposta migliorativa contenuta nel testo aggiornato presentato da ArcelorMittal ai sindacati in tarda serata di ieri. L’ipotesi di intesa prevede un piano di incentivi all’esodo, volontario e anticipato, con una somma di 100mila euro lordi per il lavoratore disponibile ad andare via subito via, che li ha convinti ad accogliere la loro richiesta.
A cui aggiungere, infine, che per il premio di risultato 2019 e 2020 i sindacati hanno chiesto una “una tantum” che dia un salario di almeno il 4 per cento. Per i 2.800 che resteranno in carico all’ ILVA in amministrazione straordinaria sino al 2023 per occuparsi delle bonifiche ambientali, è prevista invece la garanzia di ArcelorMittal di riassunzione a fine piano. Il testo finale è attualmente alla verifica finale da parte dei sindacati, che lo stanno rileggendo e limando. Secondo diverse fonti, la chiusura dell’accordo potrebbe essere raggiunta intorno all’ora di pranzo.
Le “altre misure” a cui il testo della bozza fa riferimento sono in particolare le uscite incentivate sono stimate in circa 2500, per le quali il Governo ha garantito lo stanziamento di 250 milioni di euro .
Per Genova confermato l’organico, 1474 dipendenti. “Aspettiamo la firma ma è chiaro che rispetto alla fase in cui venivano ipotizzate la messa in discussione di salario e diritti, siamo soddisfatti. Non ci saranno esuberi e per Genova viene riconfermato l’Accordo di programma con un organico di 1474 lavoratori“. Per il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro “ora comincia una lunga storia con una nuova organizzazione della fabbrica che dovremo gestire con il più grande gruppo industriale dell’acciaio” ma rispetto alle premesse l’accordo è un “buon risultato“.
Sull’Ilva “l’accordo è fatto e per noi per essere valido deve essere approvato dai lavoratori con il referendum” aggiugendo “siamo fiduciosi sull’esito delle assemblee dei lavoratori” Così la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David. “Gli assunti sono tutti, si parte da 10.700 che è molto vicino al numero di lavoratori che oggi sono dentro e c’è l’impegno di assumere tutti gli altri fino al 2023 senza nessuna penalizzazione su salario e diritti, era quello che avevamo chiesto” che ha aggiunto “10.700 lavoratori verranno assunti subito e sono sostanzialmente quelli che ora lavorano negli stabilimenti, ossia tutti quelli non in cassa integrazione“.
Contemporaneamente parte anche un piano di incentivi alle uscite volontarie e l’azienda “si è impegnata ad assumere tutti gli altri che restano in carico all’Ilva senza penalizzazioni e con l’articolo 18″. Di fatto è stato migliorato anche il piano ambientale “che porta all’accelerazione delle coperture dei parchi ( voluta e disposta dal Ministro Calenda n.d.r.) e a un limite fortissimo delle emissioni. Se Ilva vuole produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio lo deve fare senza aumentare di nulla le emissioni che ci sono“. Adesso, conclude Re David, “sottoporremo l’intesa come sempre al giudizio dei lavoratori che è per noi vincolante, oggi sottoscriveremo l’accordo ma la firma definitiva ci sarà solo al termine dei referendum“. I tempi? “Cercheremo di farlo naturalmente entro il 15 settembre, ci mettiamo subito al lavoro“, ha concluso.
Di Maio ha affermato che con l’intesa non si annulla la gara per l’aggiudicazione deIl’Ilva, come il CORRIERE DEL GIORNO aveva sempre escluso sulla base della conoscenza del dossier, la pubblicazione in esclusiva nazionale del contratto, e delle norme di legge. Una aara, argomenta il ministro grillino, “non aveva la possibilità di tutelare ‘l’interesse pubblico concreto e attuale. L’accordo fa sì che l’interesse pubblico concreto e attuale non si realizzi per l’eliminazione della gara“.
Per Rocco Palombella (Uilm) “Oggi è una giornata storica. Dopo un’estenuante trattativa presso il Ministero dello Sviluppo economico la travagliata vicenda dell’Ilva, con il supporto determinante dello stesso dicastero, ha trovato la soluzione che aspettavamo da tempo: un’intesa senza esuberi”. Il segretario generale della UILM evidenzia che “L’ipotesi di accordo stipulata con ArcelorMittal, che verrà subito sottoposta al giudizio dei lavoratori, contiene infatti al suo interno le proposte che noi abbiamo avanzato più volte in questi mesi, tra cui: l’organico di partenza con 10.700 lavoratori, il mantenimento dei livelli salariali, normativi e di contratto (no jobs act e garanzia dell’articolo 18), la garanzia di assunzione a fine piano industriale da parte di AM per tutti i lavoratori che non avranno usufruito degli incentivi (per i quali il governo ha confermato i 250 milioni di euro). Tutto questo si aggiunge a un piano ambientale migliorato che, a seguito delle nostre continue richieste, potrà finalmente partire in modo organico e continuo, finalmente Taranto potrà produrre acciaio senza inquinare”
illustrare l’intesa di accordo per Ilva appena sottoscritta con ArcelorMittal e il Governo.
Domani intanto scade il termine entro il quale il Governo deve decidere se annullare o meno la gara vinta nel giugno 2017 fa da ArcelorMittal. Il prossimo 15 settembre scade invece la proroga dell’amministrazione straordinaria ed a fine mese i soldi in cassa all’Ilva, che ha un arretrato di tre mesi dei pagamenti alle imprese dell’appalto ed indotto, ma a fronte di un accordo azienda-sindacati di fatto ormai raggiunto il ministro Di Maio aveva già dichiarato che la gara per lui resterà valida. E così tutte le “frottole” di agosto ed i proclami del M5S pugliese possono finalmente finire nell’album delle promesse al vento…!
Il premier Conte:“annullare gara non semplice“ – Secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che si trova ad Ischia “E’ stato molto sapiente il percorso che abbiamo costruito, abbiamo acquisito il parere dell’Anac e dell’Avvocatura dello Stato, sono emerse irregolarità evidenti, ma l’annullamento della gara non è così semplice. Non basta un vizio formale occorre dimostrare che attraverso quell’annullamento si realizza meglio l’interesse pubblico. I dati che sono stati” resi noti “sono di assoluta eccellenza“. Risulta strano che un avvocato come il premier Conte confonda una “criticità” con una “irregolarità”, dimenticando che una “irregolarità” non costituisce “illegalità”. Ma questo è lo stile….del M5S
A Di Maio sono arrivati anche i complimenti dell’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda (Pd) su Twitter: “Una grande giornata per ILVA, per l’industria italiana e per Taranto. Finalmente possono partire gli investimenti ambientali e industriali. Complimenti a aziende e sindacati e complimenti non formali a Luigi Di Maio che ha saputo cambiare idea e finalmente imboccare la strada giusta“.
Ora restiamo in attesa che domani il ministro Di Maio renda pubblico il parere dell’ Avvocatura Generale dello Stato, di cui si è tanto parlato, e di cui il nostro giornale aveva la bozza definitiva, documento che non ha mai definito illegale la gara di aggiudicazione del Gruppo ILVA ad Arcelor Mittal.
(articolo in aggiornamento)
LA GIORNATA DI IERI AL MISE
“Nei primi testi consegnati – aveva dichiarato il leader della Fim, Bentivogli – le distanze sono ancora molto rilevanti su assetti occupazionali, conferma salario di secondo livello fino a nuova contrattazione azienda, necessità che il governo confermi 250 milioni per gli incentivi volontari all’esodo, doppio regime salariale con neoassunti, conferma trattamenti economici e normativi pre-esistenti. Alle 20 e 30 ci si vedrà con un quadro complessivo dei testi, compresi gli allegati e valuteremo come proseguire“.
“L’aria al Mise mi sembra positiva. Anche gli interventi che ci sono stati ad avvio del tavolo presieduto dal ministro Di Maio, al di là di qualche polemica e di qualche distinguo, hanno fatto emergere una consapevolezza: quella di provare a chiudere la partita sull’Ilva e a mettere la parola conclusiva. Ci stiamo provando tutti ma, ripeto, l’aria al Mise mi pare positiva” ha commentato Antonio Castellucci segretario Cisl di Taranto, “Il fatto che circoli una bozza di accordo è un altro elemento positivo – ha aggiunto Castellucci – è vero che una bozza di intesa c’era pure il 10 maggio scorso, quando tentò il rush finale l’ex ministro Carlo Calenda, ma il contesto di oggi è diverso rispetto ad allora. C’è una situazione complessiva di Ilva che è divenuta più critica, il 15 settembre scade la proroga ai commissari, Mittal, che ha vinto la gara un anno fa, può comunque entrare in fabbrica e prendersi l’azienda, e le casse Ilva da fine mese saranno a secco. Ecco perché bisogna chiudere l’accordo“.
Francesca Re David segretario generale della Fiom Cgil sosteneva ieri sera che “se di Maio dice che entro stanotte c’è la possibilità di fare l’accordo, mi aspetto che che ci sia tutto sulla piena occupazione, tutto sui salari, tutto sui diritti e tutto sull’accordo di programma di Genova. Se non è così, significa che si deve fare una trattativa con il sindacato che poi deve far approvare l’accordo dai lavoratori“.
ArcelorMittal sulla base della bozza di intesa al vaglio dei sindacati si impegnava inizialmente ad assumere 10.300 sui 13.500 occupati totali dell’Ilva. Nel documento si leggeva: “Alla condizione che si perfezioni l’operazione nei termini e alle condizioni di cui al contratto come modificato dall’accordo di modifica, verrà formulata una proposta di assunzione a tempo indeterminato presso le affiliate ad un numero complessivo di 10.300 lavoratori che siano alle dipendenze della società Ilva già alla data di sottoscrizione del contratto, di cui 10.100entro il 31 dicembre 2018 e 200 entro il 31 dicembre 2021” . Nonostante la sensazione che l’ atmosfera che aleggia al tavolo ristretto sarebbe “positiva” le posizioni mentre scriviamo, sarebbero ancora lontane.
La discussione parte dal punto dirimente dell’intero confronto, cioè la disponibilità manifestata e garantita da ArcelorMittal ad assumere 10.100 lavoratori entro il 2018, ed altri 200 entro il 2021, ma soprattutto, ciascuno degli operai che dopo il 2023 dovessero restare senza posto non avendo beneficiato dell’incentivo all’esodo e non avendo già ricevuto una proposta di impiego presso un’affiliata. Sembrerebbe, quindi, soddisfatta la richiesta dei sindacati che hanno sempre puntato a non lasciare per strada alcuno dei 14mila lavoratori dell’Ilva. Sul resto, però, le parti sono lontane. Il testo della bozza iniziale parlava di “costi invariati come condizione per garantire la piena occupazione al 2023″ aggiungendo in questo senso che “il costo del lavoro verrebbe mantenuto invariato tramite riduzione degli orari di lavoro“: un passaggio questo che non aveva soddisfatto i vertici sindacali di Fim, Fiom e Uilm e che è stato approfondito, discusso e migliorato nella notte.
Questa la proposta iniziale di ArcelorMittal nella trattativa, successivamente modificata.
“Qualora al momento dell’emissione del decreto di cessazione dell’esercizio dell’impresa delle società Ilva – si leggeva nella bozza di accordo iniziale – vi fossero ancora lavoratori alle dipendenze della società, ArcelorMittal formulerà, ovvero farà sì che le affilate formulino alla cessazione dell’amministrazione straordinaria, in ogni caso non prima del 23 agosto 2023, una proposta di assunzione a ciascun lavoratore che non abbia beneficiato di altre misure o opportunità previste dal presente accordo, non abbia già ricevuto una proposta di assunzione, non sia stato continuativamente alle dipendenze delle società alla data di sottoscrizione del contratto fino alla cessazione dell’amministrazione straordinaria“.
Il programma di ArcelorMittal per ILVA Taranto
Ecco il documento presentato a giugno 2017 dal Gruppo ArcelorMittal agli analisti finanziari ed investitori internazionali, in relazione all’ acquisizione del Gruppo ILVA
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