di Claudio Scamardella*
Per favore, smettetela di trattarci come dei sudditi incapaci di intendere e di volere. Di considerarci degli analfabeti che non sanno leggere né capire, dei minus habens da addomesticare iniettando, attraverso interviste e dichiarazioni, dosi di paura alternate a dosi di ottimismo.
Smettetela di dirci mezze verità e mezze bugie, di interpretare i dati e gli indicatori a seconda delle convenienze politiche per costruire carriere e fortune personali, di apparire sugli schermi solo per guadagnare visibilità e popolarità, di far prevalere la logica del consenso anche su una così tragica emergenza. La gestione “elettoralistica” della prima ondata e la gestione confusionaria della seconda, figlia legittima della prima, hanno già creato troppi danni, sofferenze e lutti nella vita delle persone, nonostante i sacrifici imposti.
Abbiamo capito da molti mesi, ormai, di dover soppesare le parole e interpretare le dichiarazioni di Emiliano e di Lopalco a seconda della situazione in cui si trovano, della tribuna da cui si esibiscono, degli interlocutori – più o meno qualificati – che hanno di fronte. Un continuo stop and go, un’oscillazione perpetua tra lassismo e rigorismo, spesso alimentata dallo stucchevole e irritante gioco a scaricare su altri le proprie responsabilità. Sterminata è la letteratura di detti e contraddetti su scuola, curva dei contagi, alto tasso di positività e alto tasso di mortalità, ricoveri, terapie intensive, tamponi, decessi (ora che sono tanti, ci dicono che sono spalmati su più giorni) e interpretazioni di comodo dell’Rt (quando è alto viene ritenuto un indice inutile e fuorviante, quando è basso invece è preso a conferma della bontà delle proprie azioni).
Tutto ciò sta trascinando sempre più giù la credibilità di chi è chiamato a gestire l’emergenza. Tant’è che anche l’affollato club dei nasi turati al recente voto regionale, nel momento in cui è stato costretto a riaprire le narici, non ha potuto fare a meno di riaprire anche gli occhi. Eloquenti i titoli, le interviste e gli articoli sui giornali regionali negli ultimi giorni, innanzitutto su quelli più apertamente schierati nella recente campagna elettorale per il prolungamento della cosiddetta primavera pugliese(?): chi esaltava appena due mesi fa, alla vigilia del voto, la gestione della prima fase della pandemia, oggi non esita a parlare di incubo, disastro, approssimazione, impreparazione.
E, purtroppo, il problema non è solo pugliese. Se anche a livello nazionale le istituzioni più prestigiose danno indicazioni diverse e contrastanti tra loro a distanza di poche ore, allora diventa davvero una tragica farsa quella che stiamo vivendo. Il caso di ieri, giorno in cui è stato toccato nella nostra regione il più alto numero di decessi dall’inizio della pandemia, è emblematico.
Nel report dell’Istituto superiore di sanità, rilanciato dalle agenzie di stampa, si legge che la Puglia resta (con Calabria e Sardegna) una zona ad alto rischio. Classificazione che prevederebbe per 3 o più settimane consecutive, specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale. Per tutta risposta, qualche ora dopo, il ministro Speranza firma l’ordinanza per il passaggio della Puglia da zona arancione a zona gialla, con l’allentamento delle restrizioni. Vi pare normale? O c’è qualche cosa che non quadra? E se le cose non quadrano, fino a quando si può abusare della pazienza dei sudditi, trascinando le loro sofferenze in una (purtroppo) non improbabile terza ondata?
*direttore de Il Nuovo Quotidiano di Puglia