ROMA – “Un simbolo di professionalità, indipendenza, tenacia e coraggio“: con queste parole il plenum del Csm riunitosi questa mattina a Palazzo dei Marescialli ha reso omaggio al sostituto procuratore della repubblica di Milano Ilda Boccassini dopo averla collocata a riposo per raggiunti limiti di età. Il provvedimento per la precisione sarà efficace dall’8 dicembre prossimo, cioè il giorno successivo al compimento del suo settantesimo compleanno. Si chiuderà una carriera che ha rappresentato un capitolo importante nella storia della Procura di Milano e della magistratura italiana.
Il Csm ha già avviato le pratiche per mettere a concorso il posto che rimarrà libero nell’ufficio guidato dal procuratore capo Francesco Greco. Boccassini ha guidato la Direzione distrettuale antimafia di Milano. Nel corso della sua carriera Ilda Boccassini è stata oggetto di “gravi attacchi personali, campagne di discredito a cui non ha mai risposto e minacce” ha ricordato ringraziandola come “donna delle istituzioni“.
La Boccassini, detta “Ilda la Rossa”, ex toga del pool Mani Pulite, è stata tra i magistrati impegnati a Caltanissetta nei processi sulle stragi mafiose del 1992, occupandosi anche delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone (a cui la Boccasini era particolarmente legata professionalmente) e Paolo Borsellino. A Milano, dove è stata procuratore aggiunto, alla guida della Direzione Distrettuale Antimafia, fino all’ottobre del 2017 quando ha dovuto lasciare la carica di procuratore aggiunto e dipartimento , come impone una norma, da molti ritenuta discutibile, dopo otto anni di servizio con incarico semi-direttivo, durante i quali ha dato un contribuito decisivo alla conferma processuale del radicamento delle mafie in Lombardia.
Ilda Boccassini a partire dalla fine degli anni ‘80, lavorò con Giovanni Falcone all’inchiesta milanese Duomo Connection, avvalendosi della collaborazione della squadra di Carabinieri del ROS guidata da Capitano Ultimo, e poi in Sicilia, tra il ‘92 e il ‘94, applicata alla Procura di Caltanissetta per fare luce sulle stragi di mafia contro la magistratura in Sicilia arrivando all’individuazione di esecutori materiali e mandanti e smascherando l’inattendibilità del pentito Scarantino, che era stato ritenuto con “leggerezza” affidabile dai magistrati di Palermo.
Le sue eccezionali capacità investigative ed un carattere non facile sono le caratteristiche di Ilda Boccassini che ha mostrato anche quando è tornata a Milano, lavorando prima nei processi Imi-Sir e Sme, poi nel Ruby e Ruby due, il primo finito con la assoluzione di Silvio Berlusconi, l’altro con le condanna di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti. Condanne confermate sino alla sentenza definitiva della Cassazione. Dopo la Dda, per 15 mesi il procuratore capo di Milano Francesco Greco l’ha delegata alla guida del pool che si occupa dei crimini contro la pubblica amministrazione che da qualche giorno è passata all’aggiunto Maurizio Romanelli, rientrato da Roma dopo un’esperienza alla Firezione nazionale Antimafia . Carattere spigoloso, ma dotata di grande umanità, la Boccassini è stata a lungo magistrato “simbolo” della procura di Milano, titolare di indagini che hanno fatto la storia d’Italia e per questo amata e odiata, nel gioco delle parti, dalla politica.
Alla lotta alla criminalità organizzata il magistrato ha sempre dedicato le sue energie. si è occupata anche di importanti indagini quali quella su Imi-Sir-Lodo Mondadori che coinvolse l’ex ministro della Difesa Cesare Previti, nonché dell’inchiesta a carico dell’ex premier Silvio Berlusconi per il caso Ruby, oltre ad avere condotto indagini su mafia e terrorismo. Negli ultimi tempi il magistrato aveva assunto un profilo più defilato. Forse anche perché è diventata nonna, come lei stessa ha detto a sorpresa un paio di anni fa nel corso di una conferenza stampa su un’operazione contro la ‘ndrangheta. O forse perché, dopo tanti anni di servizio e tanti successi professionali, non si è vista riconoscere la carriera di procuratrice che si aspettava.