Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci si è autosospeso “da ogni impegno con Italia Viva, nell’interesse esclusivo della città“. La decisione è stata comunicato dallo stesso primo cittadino, due giorni dopo l’azzeramento della sua giunta, accogliendo la richiesta dei dirigenti pugliesi dei partiti e delle liste della coalizione di centrosinistra che lo avevano candidato a sindaco della città dei due mari. Una imbarazzante capriola da perfetto voltagabbana, dopo che lo stesso Melucci nella sua ultima conferenza stampa-monologo si era dichiarato “libero di scegliere dove e con chi fare politica” .
La decisione del Pd, M5s, Con, PSI e Verdi di uscire dalla maggioranza che governava Taranto era conseguente, dopo la rielezione di Melucci a sindaco, avvenuto con il sostegno fondamentale del Partito Democratico, all’uscita di Melucci dal PD ed alla sua immediata adesione al partito di Matteo Renzi, accogliendo in maggioranza dei consiglieri eletti in liste “civiche” (si fa per dire) e migrati nelle liste di Italia Viva.
Le segreterie regionali dei partiti di centrosinistra avevano prima annunciato la fuoriuscita dalla maggioranza e lanciando poi un ultimatum al primo cittadino: ripristinare la maggioranza originaria, estromettendo i consiglieri di Italia Viva, che peraltro non erano mai stati eletti nelle list. In caso contrario avrebbero dato indicazione di non votare o votare contro il bilancio preventivo che martedì sarà discusso in Consiglio comunale.
“Io non credo che la questione sia votare o non votare domani il bilancio, il problema è più grave. È ricostruire un rapporto di fiducia ed armonia in un gruppo di lavoro. Questo è molto difficile. Io farò tutto quello che posso perchè questo possa essere ricostruito. Poi ci sono le volte che per ricostruire devi azzerare tutto e ritornare al corpo elettorale e altre volte in cui potresti anche farcela. Sinceramente la vedo difficile. Bisogna ricostruire tutto e penso ai sacrifici che abbiamo fatto per rivincere le elezioni in cui mi sono impegnato direttamente”. ha commentato con i giornalisti il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, parlando della crisi politica al Comune di Taranto, a margine di un incontro a Grottaglie.
Oggi consiglieri su sei che avevano aderito a Italia Viva, diventato nel frattempo il gruppo consiliare più nutrito, hanno comunicato di essere tornati nelle liste civiche in cui erano stati eletti a giugno dello scorso anno. “Senza voler discutere il merito di certe richieste che attengono alla libertà delle persone – ha dichiarato Melucci – ci sembra che il perimetro della originaria maggioranza sia stato del tutto ripristinato, insieme all’azzeramento degli organismi già eseguito“.
Melucci ha fatto presente che “nonostante l’apertura al confronto pubblicamente presentata, se si escludono le pressioni degli ultimi giorni, nessuna iniziativa formale è stata proposta all’amministrazione comunale da parte dei livelli regionali dei partiti di centrosinistra, fino a questo momento“. Ed aggiunto che “rispetto alle richieste dei partiti succitati non permangono, perciò, elementi critici in relazione alla regolare discussione del bilancio preventivo del Comune di Taranto, già fissata per il 19 dicembre. La responsabilità ora è tutta nelle mani dei consiglieri comunali”.
Rinaldo Melucci ancora una volta ha dimostrato di essere privo di dignità e coerenza politica, adottando decisioni politiche da perfetto “voltagabbana“, così dimostrando di non voler rinunciare alla sua poltrona di sindaco e sopratutto agli 11mila euro di indennità mensile che decorreranno per legge a partire dal prossimo 1 gennaio 2024.
Il “teatrino” dell'”Armata Brancaleone-Melucci”.
Va detto che Melucci è in buona compagnia nel “teatrino” della politica che non c’è ! Gli tengono (in)degna compagnia i consiglieri comunali del Pd, Bianca Boshnjaku, Valerio Papa, Michele De Martino e il presidente uscente di Kyma Ambiente-Amiu, Giampiero Mancarelli decaduto dopo le dimissioni del consigliere d’amministrazione Nicola Infesta che ha così determinato la decadenza per statuto dell’intero Cda. I primi tra hanno dimostrato di non voler perdere il seggio (e sopratutto lo stipendio) in consiglio comunale mentre Mancarelli dicono stia letteralmente “sclerando” per aver perso per la seconda volta la presidenza della municipalizzata (Kyma Ambiente ex Amiu spa) che sotto la sua gestione versa in una profonda irreversibile crisi gestionale e finanziaria senza precedenti.
Per non parlare di quei “miracolati” catapultati in consiglio comunale dai “giochetti” elettorali di Melucci, come Fabrizio Manzulli ed il saltimbanco Fabiano Marti, i quali con la eventuale decadenza del consiglio comunale dovrebbero trovarsi un posto di lavoro. O dei subentrati “last minute” come Filippo Illiano, riciclatosi come primo dei non eletti, grazie all’intervenuta prescrizione del suo reato di truffa aggravata ai danni del Comune di Taranto.
Il “caso Illiano”
Durante l’ultimo Consiglio Comunale era stata approvata la surroga del consigliere Angelica Lussoso, recentemente nominata assessore, che dimettendosi da consigliere comunale ha lasciato il posto al primo dei non eletti della sua stessa lista (Taranto2030), Filippo Illiano che è confluito anche lui inizialmente nel gruppo dei consiglieri di Italia Viva.
Illiano in un recente passato ra stato accusato, dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica di Taranto, di truffa ai danni del Comune di Taranto perché avrebbe fatto “risultare fittiziamente l’instaurazione di un rapporto di lavoro dipendente… per ammontare complessivo di 75.573,29 €” (fonte: Procura della Repubblica di Taranto). Il Comune di Taranto può ancora costituirsi parte civile per far valere le proprie ragioni e recuperare l’eventuale maltolto ma incredibilmente l’ha ancora fatto . In aula vi è stato l’intervento del consigliere comunale dell’opposizione Abbate, che ha chiamato in causa il dirigente delle risorse umane Stefano Lanza, presente in aula, chiedendogli se fossero stati espletati tutti i controlli sulla certificazione di eleggibilità di Illiano e se il Comune si fosse costituito parte civile contro Illiano. Incredibilmente il dirigente Lanza ha risposto che “gli uffici stanno ancora svolgendo le verifiche”, mentre in risposta alla seconda domanda il dirigente ha dichiarato che “il Comune è in attesa dal 2021 di un parere esterno di un avvocato a cui è stato affidato l’incarico di consulenza”. senza rivelare il nome e la parcella di questo legale che da circa 3 anni “latita”…
Filippo Illiano, nel 2017 si era candidato al consiglio comunale nella lista «Taranto nel cuore», a sostegno del candidato sindaco Stefania Baldassari (centrodestra), in vista della competizione elettorale amministrativa, avrebbe “richiesto e/o accettato la promessa di procurare voti» avanzata dai fratelli Antonio e Cataldo Sambito che «agivano quali capi della propria articolazione mafiosa, in cambio di denaro ovvero di altre utilità” accuse sfociate nel 2020 nell’esecuzione di 11 misure cautelari – notificate dalla Guardia di Finanza – firmate dal Gip del tribunale di Lecce Edoardo D’Ambrosio su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia Stefano Milto De Nozza. Illiano, era accusato in concorso con altri di scambio elettorale politico-mafioso, era tra i 12 indagati per i quali il gip respinse la richiesta di misure cautelari.
I fratelli Sambito ed Iliano secondo le accuse della Dda di Lecce avrebbero stretto “un patto di scambio elettorale politico-mafioso” che prevedeva, a fronte della promessa fatta dai fratelli Sambito “di sostenere Illiano nella campagna elettorale mediante il procacciamento di voti (voti che Illiano sapeva sarebbero stati raccolti anche mediante la pressione esercitata dalla forza di intimidazione dell’associazione)”, con l’impegno da parte del candidato consigliere comunale Filippo Illiano , “in caso di successo elettorale, di mettersi a disposizione dell’associazione per trovare posti di lavoro ovvero, in caso di mancata elezione, l’impegno a restituire il denaro speso dall’associazione per remunerare gli aventi diritto al voto contattati dal clan (20 euro per ogni voto accordato)”.
“In 10 anni Filippo Illiano non è mai stato interrogato da un pubblico ministero” ha detto Illiano urlando all’atto del suo rientro in consiglio comunale, non dicendo tutta la verità e cioè non dice che semplicemente non ha voluto essere interrogato. Al consigliere comunale “filo renziano” in realtà sarebbe bastato rinunciare alla prescrizione e consentire ai magistrati di andare avanti con il processo e stabilire quindi con una sentenza una sua eventuale innocenza. Iliano se avesse rinunciato alla prescrizione, avrebbe coraggio e certezza della sua millantata innocenza così sottoponendosi al processo come imputato: e così avrebbe potuto rispo0ndere alle domande della procura antimafia, ma anche a quelle del suo avvocato difensore . Ma non lo ha voluto fare e non l’ ha fatto.
Persino dopo l’ avviso di conclusione delle indagini a suo carico, e quindi prima dell’inizio del processo. Illiano avrebbe potuto chiedere di essere interrogato dagli inquirenti fornendo la propria versione dei fatti, ma anche in quell’occasione non lo fatto. resta da chiedersi quindi di cosa si lamenta oggi urlando come un ossesso in un aula di consiglio comunale !
Alle ultime elezioni regionali del 2020 Filippo Illiano ed il fratello hanno “sostenuto” pubblicamente il candidato della Lega Giacomo Conserva. Oggi Illiano ha fatto il salto passando dal centrodestra al centrosinistra collocandosi nella maggioranza (???) guidata dal Sindaco Melucci.
Questa cari lettori è Taranto, ma non la “bellezza”, la città del ” cambiamento”, ma bensì lasciatecelo dire, salvo rare eccezioni, una vera e propria “discarica” politica a cielo aperto che inquina la vita sociale ed economica del capoluogo jonico !
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