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3 Luglio 2024 11:30
3 Luglio 2024 11:30

La Polizia arresta a Latina una donna tunisina per terrorismo

La complessa indagine, svolta ed eseguita dal Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della DCPP/UCIGOS e della Digos della Questura di Latina, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, ha preso avvio all’indomani della segnalazione, acquisita attraverso l' FBI, il Federal Bureau Investigation americano di un profilo Telegram attivo nella propaganda in favore dell’autoproclamato stato islamico.

di REDAZIONE CRONACHE

Nella serata di ieri la Polizia di Stato ha eseguito il fermo disposto dal Pubblico Ministero, di una cittadina tunisina di 35 anni, a Latina, per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale,  addestramento ed istigazione a commettere delitti di terrorismo.

La complessa indagine, svolta ed eseguita dal Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della DCPP/UCIGOS e della Digos della Questura di Latina,   e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, ha preso avvio all’indomani della segnalazione, acquisita attraverso l’ FBI, il Federal Bureau Investigation americano di un profilo  Telegram attivo nella propaganda in favore dell’autoproclamato stato islamico.

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Gli approfondimenti di tipo tradizionale sono stati affiancati da mirate attività tecnico-informatiche nonché da intercettazioni telematiche svolte dalla Digos di Latina e da personale specializzato dell’Antiterrorismo della Polizia di Stato, che hanno permesso di concentrare le indagini nei confronti di J.Z., una cittadina tunisina residente nel capoluogo pontino.

Le intercettazioni di natura telematica hanno documentato – anche grazie al supporto del Comparto intelligence nazionale – come la straniera, attraverso il suo account, rivolgesse inviti a utenti di gruppi attivi nel web riconducibili all’autoproclamato stato islamico a compiere attentati, con dettagliate indicazioni sulle possibili modalità di esecuzione e istruzioni per la fabbricazione di esplosivi.

Gli ulteriori approfondimenti della polizia giudiziaria hanno confermato la contiguità dell’indagata agli ambienti del radicalismo islamico, pertanto la Procura della Repubblica di Roma ha disposto a suo carico una perquisizione domiciliare eseguita ieri dalla Digos di Latina e operativi della DCPP/UCIGOS, all’esito della quale sono stati sequestrati diversi dispositivi telefonici e informatici.

Sebbene la donna non sia stata collaborativa nel fornire le password di accesso, una prima verifica sui contenuti dei dispositivi informatici sequestrati, resa possibile attraverso l’opera di decriptazione effettuata da personale specializzato della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha permesso di constatare come l’indagata fosse dedita a una vera e propria attività di tutoring in materia di confezionamento di esplosivi, divulgando a utenti della rete simpatizzanti dell’ Isis dettagliate istruzioni – da lei stessa prodotte – su come costruire ordigni, oltre a inviti a commettere azioni violente indicandone anche le diverse possibili modalità.

L’attività di intercettazione informatica ha permesso di rilevare, tra l’altro, la presenza dell’account riconducibile alla donna in diversi gruppi chiusi sulla nota messaggeria Whatsapp di chiaro orientamento estremista, nei quali la stessa ha condiviso video inneggianti al martirio e contenuti multimediali in cui Osama Bin Laden invita il popolo musulmano alla lotta armata e al martirio.

Tra i contenuti dei device appaiono altresì numerosi video – anche questi condivisi in gruppi chiusi di whatsapp – nei quali vengono illustrate tecniche militari di combattimento, stratagemmi per mimetizzare il vestiario e istruzioni dettagliate su come realizzare ordigni, oltre a manuali per la preparazione di esplosivi in casa e documenti in cui viene illustrata la procedura per la preparazione del veleno alla ricina.

Alla luce delle risultanze investigative, la Procura della Repubblica di Roma ha emesso nella serata di ieri il provvedimento di fermo  nei confronti dell’indagata per essersi  “associata all’organizzazione terroristica denominata Islamic State”, per aver svolto “reiterata attività di istigazione diffondendo materiale di propaganda e inneggiando alla jihad e al martirio, istigando alla commissione dei delitti di attentato per finalità terroristica, atti di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi e per “aver fornito istruzioni sull’uso di materiale esplodente, armi da fuoco e armi chimiche al fine di arrecare grave danno al Paese.”

Prosegue l’analisi del copioso materiale informatico sequestrato anche per approfondire il circuito relazionale della donna.

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