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4 Luglio 2024 00:27
4 Luglio 2024 00:27

La Polizia di Stato di Agrigento ha arrestato un ventenne cittadino ghanese, autore di torture, sevizie e stupri ai danni di migranti

Il cittadino ghanese arrestato era sbarcato a Lampedusa il 05 marzo scorso, ed è ritenuto responsabile dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all´omicidio aggravato e al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina, oltre che per i singoli reati scopo, realizzati in concorso con altri trafficanti.

ROMA. La Polizia di Stato di Agrigento ha arrestato oggi un ventenne cittadino ghanese, sbarcato a Lampedusa il 05 marzo scorso, responsabile dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all´omicidio aggravato e al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina, oltre che per i singoli reati scopo, realizzati in concorso con altri trafficanti.

L´uomo, nei giorni scorsi, era stato sottratto ad un tentativo di linciaggio da parte di alcuni migranti che lo avevano riconosciuto come uno dei responsabili di torture, sevizie e stupri perpetrati in Libia all´interno di una safe house dove i migranti venivano privati della libertà personale prima di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane. Dal racconto dei migranti, ascoltati dai poliziotti della Squadra Mobile Agrigentina, è emerso che gli stessi venivano sottoposti a torture, anche in diretta telefonica con i propri parenti, ai quali veniva richiesto il pagamento di un riscatto per porre fine alle sofferenze dei loro cari.

 

“Ogni volta che dovevo telefonare a casa, lui mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e, così immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi, tanto da rendermi quasi impossibile la deambulazione“. “Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica“. “Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell´acqua bollente che mi veniva versata addosso“.

Queste sono solo alcune delle atroci esperienze raccontate dai migranti, che hanno determintato i pubblici ministeri Calogero Ferrara e Giorgia Spiri della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, ad emettere, lo scorso 14 marzo, un provvedimento di fermo, che è stato eseguito dai poliziotti agrigentini e convalidato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano.

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