ROMA – Ad esito delle indagini condotte dal pm dr. Remo Epifani della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Taranto, coordinate dal Procuratore Capo dr. Carlo Maria Capristo, e della Procura della Repubblica per i Minorenni, guidata dalla Procuratrice Pina Montanaro, il personale della Polizia di Stato della Questura di Taranto ha dato esecuzione ad otto provvedimenti di fermo di “indiziato di delitto” nei confronti di altrettanti soggetti (6 minori di 17 anni e due maggiorenni Gregorio Lamusta di 19 anni ed Antonio Spadavecchia di 23 anni) ritenuti a vario titolo e gravemente indiziati in concorso dei reati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati. Altri sei minori restano indagati in stato di libertà.
I provvedimenti di fermo sono collegati sulla triste vicenda che ha visto vittima il povero Antonio Cosimo Stano, il pensionato 65enne ex-dipendente dell’ Arsenale M.M. di Taranto deceduto lo scorso 23 aprile per “shock cardiogeno” presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale Giannuzzi di Manduria.
L’uomo era diventato il divertimento della “baby gang”. Si piazzavano davanti la porta di casa sua e lanciavano pietre alle finestre, davano calci alla porta per aprirla, e lo picchiavano, filmando tutto e condividendone il video sul gruppo WhatsApp. Nel frattempo, tutti gli abitanti di Manduria sapevano di questa situazione, ma nessuno faceva nulla, interveniva per proteggere ed aiutare il povero pensionato.
Alcuni vicini di casa di Stano e anche Don Dario, parroco della Chiesa di Don Bosco ubicata proprio di fronte alla sua abitazione, avevano denunciato alle forze dell’ordine l’incubo che stava subendo l’uomo. Lo scorso 6 aprile, alcuni vicini di casa avevano allertato le forze dell’ordine perché non vedevano l’uomo da parecchi giorni. L’uomo era stato trovato dalla Polizia di Stato del commissariato di Manduria barricato dentro casa timoroso persino di aprile la porta ai poliziotti. Era stato immediatamente trasportato in ospedale dove è deceduto due settimane dopo il ricovero a causa dei traumi subiti dall’ultimo pestaggio. I vicini di casa udivano spesso anche le sue urla con richiesta di aiuto in piena notte, provenire davanti alla sua abitazione , e per questo avrebbero sporto denuncia contro ignoti.
“Tutti zitti, in un silenzio assordante“, così ha commentato il prefetto Vittorio Saladino, uno dei tre commissari prefettizi del Comune di Manduria, amministrazione comunale che è stata sciolta e commissariata per infiltrazioni mafiose. “Se i bulli invece che con quel pover’uomo se la fossero presa con un cane, ci sarebbe stata la rivolta popolare. Stano è stato chiuso e isolato in una casa, in una strada, in una comunità: un essere umano che abitava davanti a una parrocchia lasciato solo. Il prete ha detto di essere intervenuto più volte, ma perché non ha segnalato subito ai servizi sociali?”. Parole pesanti come pietre che riecheggiano come un monito di fronte all’omertà dei manduriani. “Le colpe le ha una comunità distratta, chiusa – aggiunge il prefetto Saladino – coi giovani bombardati dai media e da episodi negativi”.
Pamela Massari maestra della scuola elementare dove alcuni dei ragazzi hanno studiato, , accusa le famiglie: “Questi ragazzini vivono in un contesto di impunità sin da piccoli grazie a genitori pronti a difenderli sempre e comunque, pur davanti a evidenze vergognose. Mamme e papà che si sentono in diritto di inveirti contro perché hai osato rimproverare l’alunno”. La madre di uno dei ragazzini il cui nome compare nell’inchiesta, intervistata dall’Adnkronos, ha detto: “Mi sento responsabile io dell’assenza di umanità dimostrata da mio figlio anche solo per aver condiviso un video girato da altri. In casa viviamo male, non dormiamo. “Perché?” mi chiedo, dove ho sbagliato? Non abbiamo mai fatto passare liscia a nostro figlio una marachella, una mancanza di rispetto, una parolaccia in casa. È stato sempre un ragazzino timido, all’apparenza ancora più piccolo della sua età. Perché mio figlio si è divertito anche solo a vedere quelle scene raccapriccianti?”
Un 17enne membro della “comitiva degli orfanelli”, ha ammesso che tutti perseguitavano Antonio Cosimo Stano, ma ha anche aggiunto che i loro genitori non sapevano assolutamente nulla di quello che facevano quando erano fuori casa e che, soprattutto, nulla sapevano del fatto che importunassero pesantemente l’uomo. Una delle madri dei membri del branco, in lacrime, ha dichiarato di vivere il proprio “fallimento come genitore” non essendo stata capace di inculcare al figlio l’abisso di differenza e valori intercorrente tra il bene ed il male. Al contrario di un altra madre che invece giustificava il proprio figlio perchè” i ragazzi a Manduria non hanno niente da fare“.