La Polizia di Stato di Bari sta eseguendo dalle prime ore dell’alba sotto una pioggia torrenziale , una vasta operazione antimafia, per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 23 persone che farebbero parte del clan che fa capo al boss ‘Savinuccio’ Parisi, (anche lui tra i destinatari del provvedimento) ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto di arma comune da sparo aggravata dal fine di agevolare un’associazione di tipo mafioso, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto e furto in abitazione, illecita concorrenza con minaccia e violenza in concorso ed aggravata dal metodo mafioso, favoreggiamento, minaccia.
Le indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile hanno consentito di documentare l’attività criminale del sodalizio mafioso denominato “clan Parisi”, operativo a Bari e in alcuni comuni della provincia, che, attraverso il capillare e sistematico controllo del territorio, gestiva in situazione di monopolio numerose attività illecite. Nell’operazione sono stati impegnati circa 350 poliziotti, unità cinofile ed aeree, in collaborazione con personale dello S.C.O. Servizio Centrale Operativo e delle Squadra Mobili di Brindisi, Foggia, Lecce, Matera e Taranto, con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine e del Gabinetto Interregionale Polizia Scientifica, nonché di Nuclei del IX Reparto Mobile, di unità cinofile ed aeree.
Il boss Savinuccio Parisi era stato arrestato la scorsa settimana dai carabinieri per estorsione. Il provvedimento cautelare nei confronti di Parisi venne emesso dalla al termine del processo di secondo grado nel quale il Parisi era stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per essersi fatto consegnare orologi e preziosi per un valore di circa 100mila euro da due imprenditori vessati dagli usurai. Parisi era tornato in libertà nel gennaio scorso perché assolto in secondo grado da un’altra accusa di estorsione ai danni di un imprenditore.
Durante l’operazione della Polizia di Stato sono stati sequestrati 3 immobili, 1 terreno agricolo, 15 autovetture, 13 motoveicoli, 3 imprese individuali, 5 società di capitali per un valore totale di 4.750.000 Euro, nonché, 79 rapporti bancari e finanziari, il cui valore è da quantificare.
A tal proposito, risulta significativo che, oltre ad un imprenditore colpito dalla misura custodiale, perché ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, sono coinvolti altri 5 imprenditori edili. Il gip del Tribunale di Bari che ha convalidato le richieste della Procura ed emesso le ordinanze di custodia cautelare ha contestato anche a sei imprenditori il “concorso esterno in associazione mafiosa“. Dall’inchiesta è venuta alla luce il forte di una forma più raffinata di estorsione utilizzata da parte del clan mafioso . Non soltanto più quindi il pagamento del pizzo e l’assunzione di guardiani, ma anche l’obbligo di subappalti ad imprese “amiche”. Un altro filone importante dell’inchiesta riguarda l’occupazione delle case popolari che venivano gestite dal “clan” favorendo parenti e amici e trasformandole quindi in un altro sistema di supremazia e controllo malavitoso del territorio .
In conclusione, in base alle risultanze investigative, il clan Parisi si comporta come un vero e proprio broker o intermediario, che interviene sul mercato suggerendo, ma sostanzialmente imponendo, ditte e manodopera “amiche”, dalle quali guadagna una percentuale sugli utili e sui compensi.