È stata ritrovata dalla Polizia la Alfa Romeo Giulietta del boss Matteo Messina Denaro. Proprio grazie alla chiave di un auto gli investigatori del Ros Carabinieri riuscirono a risalire al primo covo del boss, individuato a Campobello di Mazara. Nel borsello trovato al capomafia dopo l’arresto c’era una chiave. Dal codice della chiave, i pm sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie ad un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo del capo mafia risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. Ma soltanto oggi è stata ritrovata la Giulietta di colore nero . Tra i libri trovati nel covo di via Cb31, a Campobello, ultimo rifugio del capomafia, c’è anche una biografia del leader russo Vladimir Putin. Sono decine i libri rinvenuti nel covo di Messina Denaro, sugli argomenti più disparati, tra i quali anche alcuni testi storici e di filosofia (Senofonte, Platone). Nel primo covo di Matteo Messina Denaro, sono stati trovati diversi biglietti aerei intestati ad Andrea Bonafede. Le destinazioni, secondo alcune indiscrezioni, erano Inghilterra e Sudamerica (molto probabilmente Venezuela).
La macchina del boss mafioso è stata trovata all’interno di un cortile in via San Giovanni 260, di fronte al secondo covo di Matteo Messina Denaro individuato a Campobello di Mazara. Nel terreno intestato al figlio dell’autista Giovanni Luppino, una sorta di autorimessa privata, dove era parcheggiata la Giulietta tra trattori e rottami vari. Dietro l’angolo, alla fine di via San Giovanni, abita invece la figlia di Luppino. l’incensurato che con la sua auto, una Fiat Bravo, aveva accompagnato Matteo Messina Denaro alla clinica di Palermo dove entrambi sono stati arrestati lunedì.
Tra gli appunti trovati addosso a Giovanni Luppino, c’era anche un biglietto con il nome dell’oncologo Vittorio Gebbia, il medico della clinica La Maddalena che aveva in cura il boss Matteo Messina Denaro,. Ma c’erano anche numeri per le prenotazioni nella clinica. Gebbia ha sempre dichiarato di non sapere che fosse il boss ma che lo conosceva come Andrea Bonafede.
L’auto di Matteo Messina Denaro è intestata alla madre di Andrea Bonafede. Al veicolo si è risaliti attraverso i codici della chiave che potrebbero ora permettere anche di ricostruire alcuni spostamenti del boss. A gennaio del 2022 il boss Matteo Messina Denaro avrebbe personalmente acquistato, in una concessionaria di Palermo, la Giulietta Alfa Romeo oggi individuata e sequestrata dalla Polizia, utilizzata dal boss mafioso nell’ultimo anno di latitanza. I documenti della macchina non erano all’interno dell’autovettura, e sono stati ritrovati dai Carabinieri nel covo di vicolo San Vito individuato martedì scorso.
Secondo quanto appurato dagli inquirenti il boss mafioso Matteo Messina Denaro avrebbe acquistato la Giulietta, nel gennaio del 2022 presso una concessionaria di Palermo. Avrebbe ceduto in permuta una Fiat 500 e versato 10mila euro in contanti. Il contratto di acquisto è intestato a una anziana disabile, Giuseppa Cicio, vedova di Giacomo Bonafede e madre di Andrea Bonafede, la cui identità è stata usata dal boss fino al momento dell’arresto.
Sul posto si è recato il procuratore aggiunto Paolo Guido per coordinare la perquisizione dell’auto. La zona è stata transennata e sono al lavoro gli specialisti della Polizia Scientifica per isolare e repertare ogni elemento utile alle indagini. L’ipotesi investigativa è che il capomafia Messina Denaro, il giorno del blitz, sia andato in auto dal suo covo in vicolo San Vito a casa di Luppino – che vive a poca distanza dal luogo in cui la Giulietta è stata scoperta – e che insieme all’autista poi si sia diretto alla casa di cura per le terapie.
Due cellulari, pizzini, ventidue fogli manoscritti con nomi in codice ma anche con nomi e cognomi di alcuni medici. E ancora post-it con numeri di cellulari. 200 euro, la foto di una donna, biglietti da visita. È l’ importante materiale sequestrato a Giovanni Luppino , accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, da ieri in carcere su disposizione del gip.
Il materiale sequestrato dai Carabinieri, è ritenuto dai pm che hanno convalidato il provvedimento “indispensabile al fine della prosecuzione delle indagini per finalità probatorie trattandosi di beni rinvenuti nella disponibilità dell’autista e accompagnatore personale del noto capo mafia latitante da 30 anni e dovendosi sui beni in sequestro procedere a tutti gli accertamenti anche di tipo tecnico utili a consolidare elementi di prova a carico nelle indagini in corso sul predetto latitante nonché sulla sua stessa «rete di protezione» che ne ha di fatto garantito la latitanza“.