A seguito dell’inchiesta della procura di Latina è ormai deflagrata la questione delle coop gestite dalla suocera e moglie di Soumahoro . E’ fresco “l’annullamento dell’affidamento dei Centri di accoglienza straordinaria affidata alla Aid e alla Karibu“ disposto della Prefettura di Latina per assegnarli ad altri. In realtà, quello della coopertiva Karibu sembrerebbe un percorso opaco già da molti anni, nonostante solo nelle ultime settimane sia venuta a galla un’amara verità sinora taciuta da molti, controllori compresi.
La coop Karibu infatti vinse il bando per la gestione del progetto Sprar per la gestione dell’accoglienza migranti nel lontano 2011 restando indiscussa fino al 2018. Tutto ciò senza rinnovare il bando, ma solo attraverso continue proroghe rilasciate dal Comune di Sezze di cui la cooperativa è stata partner per tutta la gestione.
E’ stata la sinistra delle amministrazioni dei comuni pontini che immediatamente ha esibito la “creatura” Karibu di Marie Therese Mukamitsindo come esempio da seguire, facendola passare come modello di integrazione per gli immigrati.
Gli occhi puntati su Latina attirarono molte attenzioni al punto tale che nel 2010 anche il Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna si recò a Sezze per fare i complimenti alla fondatrice della Karibù: “Cercheremo di non farvi mancare nulla, troveremo la maniera migliore per venire incontro alle vostre esigenze“, manifestando un’evidente cecità politico-amministrativa.
Il metodo Karibu “immigrati che gestiscono l’accoglienza di altri immigrati”, occultava delle importanti problematiche letteralmente ignorate dai piani alti e, sembrerebbe dalle prime indagini ed accertamenti della Procura di Latina, insabbiate dalle amministrazioni locali. Le proteste per le condizioni in cui gli ospiti erano costretti a vivere furono tante ed immediate estese a macchia d’olio in tutte le strutture gestite dalla cooperativa. I migranti di un centro di accoglienza della coop Karibù Nel 2018 la accusarono pubblicamente: strutture non conformi ai minimi requisiti igienico sanitari, come confermato anche dall’ Asl cibo immangiabile, pocket money inesistente .
Una situazione vergognosa protrattasi fino al 2019, cioè sino quando non è stato più possibile prorogare la gestione alla coopertiva Karibu senza un nuovo bando. A partecipare furono l’associazione Arteinsieme e la coop di Marie Therese Mukamitsindo. Nonostante a quest’ultima le fossero stati pignorati i finanziamenti solo l’anno precedente, riuscì a presentare l’offerta economica più vantaggiosa – non è dato sapere come – e il Comune di Sezze fu in procinto di decretarla vincitrice.
Il “giochetto” non andò in porto soltanto grazie all’architetto Eleonora Doga presidente della Commissione Appalti, la quale riscontrò anomalie nella gestione economica e incongruità nei costi di sicurezza aziendali disponendo una verifica che si concluse con l’affidamento all’altra associazione che una volta insediatosi nelle strutture gestiti fino a poco tempo prima dalla coop Karibu, trovarono esattamente ciò che oggi è agli onori della cronaca: “Strutture prive di allacci per l’erogazione di acqua e metano e acqua non potabile” ed i riscontri alle tante denunce rimaste inascoltate, con i migranti abbandonati a condizioni di vita degradanti, mancanza di cibo e trattamenti al limite dell’umano.
Ma tutto questo i “giornaloni” della sinistra si guardano bene dal raccontare: altrimenti chi li sente Marco Damilano e Roberto Saviano, i “protettori” mediatici di Soumahoro.