Si riaprono per Fabrizio Corona le aule del Palazzo di Giustizia di Milano,già più volte condannato per reati gravi, dall’estorsione alla bancarotta alla corruzione, con nuovo guai giudiziari e potrebbe quindi ritornare alla sbarra con un nuovo processo, e rispondere ancora una volta di accuse pesanti che vanno dall’intestazione fittizia di beni alla frode fiscale, la violazione delle norme patrimoniali relative alla misure di prevenzione.
L’ex agente fotografico sino al suo arresto avvenuto lo scorso 10 ottobre, stava scontando la condanna a 5 anni e un mese in regime di affidamento in prova ai servizi sociali . Al centro dell’inchiesta in vista della richiesta di rinvio a giudizio del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari l’ormai famoso milione e 700 mila euro ritrovato nel controsoffitto dell’appartamento della sua storica collaboratrice Francesca Persi.
La Persi titolare formalmente dell’agenzia Atena, società si occupa di promozione e eventi, e secondo gli inquirenti presunta “prestanome” di Corona, a versarli su due conti in Austria. Questo denaro per la difeso di Corona sarebbe il il frutto in “nero” di proventi da eventi e serate in discoteca. Soldi non dichiarati allo scopo di evadere il fisco (nonostante come hanno affermato più volte i suoi legali, l’ex agente fotografico sarebbe ancora in tempo per pagare le imposte su quei ricavi) e non il frutto di attività illecite.
Dagli atti di indagine si legge che quel denaro in realtà sarebbe di “entità doppia rispetto all’ all’ammontare dei redditi netti risultanti dalle dichiarazioni Irpef” di Corona negli ultimi nove anni, e contro di lui “pesano” le dichiarazioni di alcuni cosiddetti “clienti” della società gestita dalla Persi. Infatti proprio i titolari delle discoteche e dei locali notturni hanno messo a verbale e negato, di aver pagato ’in nero’ e ’cash’ Corona per le sue serate.
Nel frattempo è stata fissata per l’8 novembre prossimo l’udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Milano che dovrà decidere se revocare o meno l’affidamento in prova di Corona ai servizi sociali che gli era stato concesso nell’estate del 2015. Dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Milano che nei giorni scorsi aveva negato la sua scarcerazione richiesta dai difensori per Corona le possibilità di ritornare ai servizi sociali, sono come la sua credibilità: pari allo zero.