ROMA – I pm Lanfranco Marazia e Luisiana Di Vittorio della Procura della Repubblica di Bari con il coordinamento del procuratore aggiunto Roberto Rossi, hanno chiesto al competente Tribunale fallimentare del capoluogo barese il fallimento della Edisud spa, la società editrice del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. Lo riferisce sul proprio sito lo stesso quotidiano, spiegando che “con l’istanza depositata in tribunale, il procuratore aggiunto Roberto Rossi ha chiesto altresì la concessione dell’esercizio provvisorio. La prima udienza è stata fissata il 9 giugno”.
“La decisione è arrivata in concomitanza con l’assemblea dei soci che è andata deserta. A mancare l’appuntamento strategico ieri, – come si legge sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno – è stata la famiglia Ciancio Sanfilippo , proprietaria della quasi totalità delle azioni della Spa, alla quale spettava nominare il nuovo Consiglio di amministrazione. Mossa prevedibile, dopo l’annuncio di volersi disimpegnare dalla gestione del giornale attraverso una procedura di liquidazione, che non si è potuta comunque realizzare”.
La Edisud s.p.a. era finita sotto gestione commissariale il 24 settembre del 2018 a seguito di un provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania che aveva disposto il sequestro di beni per 150 milioni di euro dell’editore Ciancio indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel marzo scorso la decisione della Corte di appello di Catania che ha restituito i beni all’editore ritenendo la non sussistenza alcun legame con la mafia.
A fine aprile, dopo il rigetto di una istanza della Procura di Catania per il congelamento del dissequestro in attesa del ricorso in Cassazione, la Gazzetta del Mezzogiorno – insieme ad altri beni- è tornata definitivamente nella disponibilità dell’editore.
Nei giorni successivi, però, Ciancio – intervenuto tramite un suo delegato all’assemblea del 4 maggio che avrebbe dovuto nominare il novo organo gestionale dopo le dimissioni del CdA in gestione commissariale – ha contestato la validità della seduta per un vizio di forma rinviando l’appuntamento. Nelle more ha fatto sapere di voler mettere in liquidazione la società.
Di qui il rinvio al 14 maggio e l’ennesima seduta a vuoto dell’assemblea. Attualmente la società è gestita dal Cda «uscente» (ri)nominato dal Tribunale di Catania dopo le dimissioni presentate anche del presidente del Collegio sindacale al quale – in base al codice civile – sarebbe stata affidata la gestione ordinaria della società in base.