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22 Dicembre 2024 05:09

La procura di Bari indaga l’ex-editore della Gazzetta del Mezzogiorno Mario Ciancio, il figlio e l’ex dg Capparelli  per il fallimento della Edisud

Le ipotesi di reato di concorso in bancarotta fraudolenta aggravata formulate dai sostituti procuratori Lanfranco Marazia e Luisanna Di Vittorio della Procura di Bari la cui conclusione delle indagini porta la firma anche dal procuratore capo Roberto Rossi. Il silenzio della Procura sulle indagini sull'asta fallimentare...dimenticate o insabbiate ? L'editore Mario Ciancio di Sanfilippo replica: "Per il mantenimento dei valori attivi, tangibili e intangibili, nonché per la salvaguardia della forza lavoro impiegata nella conduzione dello storico quotidiano, sono intervenuto con il mio patrimonio personale versando, dal 1996 ad oggi, più di 30 milioni di euro".

La Procura di Bari ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari in relazione al fallimento della società Edisud spa, ex editrice della Gazzetta del Mezzogiorno, dichiarata fallita dal tribunale civile di Bari con sentenza del 15 giugno 2020. Gli indagati sono: Mario Ciancio Sanfilippo, 90 anni, ex azionista di maggioranza del quotidiano barese ; suo figlio Domenico Natale Enzo Ciancio Sanfilippo, 48 anni; e Franco Capparelli, 79 anni, direttore generale della Edisud e manager di fiducia di Ciancio .

Le ipotesi di reato di concorso in bancarotta fraudolenta aggravata formulate dai sostituti procuratori Lanfranco Marazia e Luisanna Di Vittorio della Procura di Bari la cui conclusione delle indagini porta la firma anche dal procuratore capo Roberto Rossi. Secondo l’impianto accusatorio della Procura di Bari i tre indagati negli anni dal 2016 al 2018 avrebbero compiuto “atti di dissipazione e/o depauperamento consistiti in rimborsi spese e spese di rappresentanza prive di giustificazione economica”, per complessivi 192.489 mila euro, “istigando e/o determinando l’altrui volontà”, avrebbero causato “per effetto di operazioni dolose il fallimento della società Edisud spa“.

Secondo la Procura di Bari le operazioni dolose, «sono consistite nel progressivo aggravamento del dissesto per almeno 11, 5 milioni attraverso la prosecuzione dell’attività aziendale pur in presenza di crescenti perdite di bilancio che evidenziavano, dal 2012 al 2019, senza soluzione di continuità, il costante decremento dei ricavi e la cronica incapacità dei ricavi di coprire i costi di struttura aziendale, tanto da determinare un deficit monetario di 15,8 milioni».

Mario Ciancio Sanfilippo e suo figlio Domenico Natale Enzo Ciancio Sanfilippo «avrebbero cagionato per effetto di operazioni dolose il fallimento della società Edisud disperdendo e dissipando i valori aziendali, tra cui il valore della testata storica Gazzetta del Mezzogiorno» sarebbero responsabili inoltre secondo quanto riportano gli atti del «progressivo aggravamento del dissesto per almeno 5,6 milioni attraverso la prosecuzione dell’attività aziendale pur in presenza di crescenti perdite di bilancio che evidenziavano, dal 2013 al 2018, senza soluzione di continuità il costante decremento dei ricavi e la cronica incapacità dei ricavi da coprire i costi di struttura aziendali, tanto da determinare un deficit monetario pari a 3,5 milioni di euro».

Mario Ciancio Sanfilippo

Ciancio Sanfilippo: “Parole ingiuste, versati 30 milioni”

Mario Ciancio Sanfilippo si difende dalle accuse e replica: “Parole ingiuste. Per il mantenimento dei valori attivi, tangibili e intangibili, nonché per la salvaguardia della forza lavoro impiegata nella conduzione dello storico quotidiano, sono intervenuto con il mio patrimonio personale versando, dal 1996 ad oggi, più di 30 milioni di euro ed aggiunge”quando nel 2020 mi sono reso conto che la crisi del settore era diventata per me insostenibile le mie partecipazioni in Edisud e Mediterranea sono state messe gratuitamente e ufficialmente a disposizione di chiunque volesse rilevarle, purché con intenti e impegni seri che rispettassero la testata ed i suoi lavoratori“.

“Sono felice che un nuovo editore stia consentendo al giornale che si identifica nella Puglia e nella Basilicata di proseguire una storia straordinaria iniziata nel 1887” prosegue Mario Ciancio Sanfilippoe dimostrerò che ho sempre sostenuto la Gazzetta del Mezzogiorno con convinzione, garantendo autonomia e indipendenza a tutti i giornalisti che vi hanno lavorato, mai facendo mancare ogni concreto sostegno, almeno fino a quando le mie finanze lo hanno consentito, per far sì che potessero esprimersi in piena libertà“.

da sinistra Aurelia Miccolis, la moglie di Antonio Albanese ed il marito, il vescovo di Bari, Vito Miccolis ed il direttore Oscar Iarussi

Quello che non si capisce è l’indifferenza (o inerzia ?) della Procura di Bari in presenza di anomalie e conflitti di interesse non indifferenti emersi dalle evidenze della Guardia di Finanza depositate proprio dal procuratore Rossi al Tribunale Fallimentare di Bari, sulla gestione dell’asta per l’aggiudicazione del quotidiano barese ad una società, la Editrice del Mezzogiorno srl con sede legale a Modugno, dal capitale sociale esiguo, gestito da persone che non hanno alcuna esperienza editoriale, dietro la quale si nascondeva la longa manu dell’imprenditore massafrese Antonio Albanese, condannato (in primo grado), imputato e plurindagato dalle procure di Taranto e di Lecce. Infatti le Fiamme Gialle accertarono in sede di procedura fallimentare che la meta dei due milioni di euro versati dalla società Ecologica spa alla curatela fallimentare, provenivano dai conti correnti di banca Intesa SanPaolo intestati alla CISA spa di Massafra, società che in quel momento non solo non partecipava all’asta, ma inoltre non aveva alcuna partecipazione societaria in Ecologica spa (che partecipò all’ asta e si aggiudicò il quotidiano barese) e la Editrice del Mezzogiorno srl , società entrambe controllate dalla famiglia Miccolis di Castellana Grotte (Bari).

Per non parlare poi del conflitto del giudice della fallimentare Michele De Palma che convalidò l’asta sulla Gazzetta del Mezzogiorno, ex-cognato di Aurelia Miccolis, attuale amministratore delegato della società Editrice del Mezzogiorno srl, e del conflitto di interessi dei due curatori ( Castellano e Zito) del fallimento Edisud spa, che avevano rapporti professionali ed economici con società partecipate e controllate da Albanese. ma le anomalie non finiscono qui. Infatti negli studi legali barese circolano corrispondenze imbarazzanti dell’ Assostampa con il Gruppo Ladisa (proprietario della Ledi) , nella fase precedente all’assegnazione alla società Editrice del Mezzogiorno srl, ed alla imbarazzante promozione raggiunta da due giornalisti-sindacalisti, uno dei quali da sempre molto “vicino” ad Albanese.

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