L’inchiesta risale al 6 settembre 2014 fa riferimento alla presunta falsificazione del verbale di un testimone che venne interrogato dal magistrato Michele Ruggiero in relazione ad un altro procedimento nel periodo in cui svolgeva le funzioni di sostituto procuratore presso la Procura di Trani. Le dichiarazioni di quel testimone, presenti nel verbale in questione, vennero valutate influenti nelle indagini che portarono all’arresto per tentata concussione dell’allora vice sindaco di Trani Giuseppe Di Marzio coinvolto nel processo “Sistema Trani” .
L’indagine nei confronti del magistrato Ruggiero è stata avviata a seguito dell’esposto presentato dell’ex vicesindaco Di Marzio, il quale ricorda di “aver rinunciato alla prescrizione nell’ambito del processo che lo riguarda” e ha annunciato che si costituirà parte civile a Lecce nei confronti del pm Ruggiero. “Lo stesso pm che ha richiesto il mio arresto – continua Di Marzio – stroncando la mia attività professionale, la mia attività politica oltre che la mia immagine più in generale, ha falsificato il verbale di sommarie informazioni su cui ha costruito il mio arresto, riportando delle dichiarazioni in modo del tutto distonico rispetto a quanto effettivamente riferito dal soggetto sentito“.
È l’accusa contestata dalla Procura di Lecce nei confronti del pm di Bari, Michele Ruggiero per il quale ha chiesto il rinvio a giudizio è di “falso ideologico“. Nel capo di imputazione formulato dalla pm di Lecce, Roberta Licci, il magistrato Michele Ruggiero avrebbe sintetizzato le parole del testimone “in modo del tutto distonico rispetto alle effettive dichiarazioni”. Cioè contrarie a quanto dichiarato. Atti che poi avrebbe utilizzato per chiedere e ottenere l’arresto, nel giugno 2016, del presunto corrotto, il funzionario del Comune di Trani Sergio De Feudis, attualmente imputato per quelle vicende nel processo sul “sistema Trani”. Una delle accuse di falso è contestata al pm in concorso con un poliziotto della Digos di Bari, Michele Tisci. Per una vicenda simile il pm Ruggiero è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Lecce alla pena di un anno di reclusione per “tentata violenza privata in concorso” con un altro magistrato di Trani, Alessandro Pesce.
Gli accertamenti investigativi riguardavano il presunto coinvolgimento di Di Marzio in una vicenda dove circolavano tangenti. Il pm Ruggiero viene ritenuto responsabile dalla procura di Lecce di aver “omesso di dare atto che si era proceduto alla contestuale fonoregistrazione dell’escussione del teste ed anzi formando un verbale analitico, con successione di specifiche domande e risposte, tale da avere l’apparenza di un verbale integrale e non di un verbale contenente una sintesi di una fonoregistrazione di cui, comunque non si dava atto e il cui audio non veniva né trascritto né depositato agli atti del procedimento e la cui esistenza emergeva solo a novembre 2019” nell’ambito del dibattimento in corso a Trani.
Dalla successiva e nuova trascrizione delle reali dichiarazioni del testimone è emerso che nel precedente verbale sarebbero state “assemblate affermazioni rese in momenti diversi nel corso della lunga escussione, in una consequenzialità logica non coerente con le effettive informazioni rese dal teste”. Una circostanza alquanto grave che ricorda quanto accaduto nel Palazzo di Giustizia di Milano dove un aggiunto ed un pm avevano occultato alla difesa dei documenti a discolpa dell’imputato, ed anche in questo caso i due magistrati sono finiti sotto processo a Brescia.
L’udienza preliminare nei confronti del magistrato Michele Ruggiero inizierà il prossimo 15 settembre dinanzi giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecce dr.ssa Giulia Proto. Sempre a Lecce pende un altro procedimento penale nei confronti del Ruggiero per simili episodi denunciati da altri imputati.