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5 Novembre 2024 05:21

La Procura di Madrid chiede 4 anni e 9 mesi per mister Carlo Ancelotti

L'allenatore del Real Madrid è accusato di frode fiscale per oltre un milione di euro ed ha omesso nelle sue dichiarazioni anche la proprietà di due immobili all'estero

La Procura di Madrid ha chiesto una condanna a 4 anni e 9 mesi di reclusione per l’allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti accusato di aver frodato l’erario spagnolo per oltre un milione di euro negli anni fiscali 2014 (386.361 euro) e 2015 (675.718 euro). La Procura gli imputa due reati contro l’Erario, poiché, sebbene Ancelotti abbia affermato di essere fiscalmente residente in Spagna e abbia considerato che il suo domicilio era a Madrid, nella sua dichiarazione ha denunciato le entrate derivanti dalla remunerazione del lavoro per il Real Madrid ma ha omesso il reddito corrispondente allo sfruttamento dei suoi diritti di immagine.

Secondo la procura madrilena, Ancellottial fine di evitare la tassazione sugli introiti derivanti da detti diritti d’immagine” avrebbe utilizzato un “complesso e confuso” giro di trust e società per canalizzare i guadagni. La richiesta della procura non è stata fatta in sede processuale, ma in occasione della richiesta di rinvio a giudizio contenuta nell’atto d’accusa nel procedimento del Tribunale Investigativo Numero 35 di Madrid, in vista del futuro processo di cui non c’è ancora la data. Va precisato che Ancelotti ha firmato un contratto come allenatore del Real Madrid dal 4 luglio 2013 fino al 30 giugno 2016, per il quale avrebbe percepito redditi da lavoro e redditi derivanti dalla cessione dei diritti di immagine al club. Il contratto era poi scaduto nel maggio 2015 ma Ancelotti ha continuato a vivere a Madrid fino alla fine di quell’anno.

Per la Procura, l’allenatore del Real Madrid ha perseguitol’opacità nei confronti dell’erario pubblico spagnolo e l’occultamento del reale beneficiario dei proventi derivanti dai suoi diritti d’immagine, affinché né lui né alcuna delle suddette società dovessero pagare le tasse sugli importi ingenti ricevuti in Spagna o fuori dal Paese

Ancelotti poco prima di essere ingaggiato dal Real Madrid aveva firmato il 1 luglio 2013 un contratto privato in cui ha trasferito i suoi diritti di immagine alla società Vapia Limited per un periodo di dieci anni e un prezzo di 25 milioni di euro. Successivamente è stato formalizzato un allegato a questo accordo che ha modificato la durata in soli tre anni e il prezzo di acquisto dei diritti d’immagine in un milione di euro. Allo stesso modo, il 4 luglio 2013, e “parallelamente” alla sua firma come allenatore del Real Madrid, gli era stato concesso un contratto privato con il club in cui cedeva il 50% dei suoi diritti di immagine all’ente sportivo, mentre l’altro Il 50% era detenuto da una società “anonima” e “indeterminata” che agiva per suo conto. Questa società è poi risultata essere la Vapia LLP, con sede a Londra, e non la gia’ citata Vapia Limited, che e’ una societa’ costituita nelle Isole Vergini, circostanza comunicata al Real Madrid solo dopo un anno.

Nel capo di imputazione della procura di Madrid si legge cheIn questo modo, l’imputato ha utilizzato la società Vapia LLP affinché questa si presentasse formalmente al Real Madrid come titolare dei diritti d’immagine anche se non gli erano stati nemmeno formalmente attribuiti, poiché il suddetto contratto di cessione del 1 luglio 2013 era con Vapia Limited” . Carlo Ancelotti ha presentato le corrispondenti dichiarazioni dei redditi ma ha omesso “ogni reddito corrispondente allo sfruttamento dei suoi diritti di immagine (…) arrivando così a dichiarazioni con contributi negativi, con un saldo negativo di 39.575 euro nell’esercizio 2014 e di 529.076 di 2015, importi che in entrambi i casi sono stati restituiti dall’Agenzia delle Entrate”.

La Procura di Madrid ha precisato che i proventi derivanti dalla cessione dei diritti d’immagine hanno rappresentato introiti pari a 1.249.590 euro nel 2014 e 2.959.768 nel 2015. Inoltre, secondo il Pubblico Ministero, il tecnico ha omesso nelle sue dichiarazioni anche la proprietà di due immobili all’estero.

L’allenatore italiano è stato accusato di aver commesso lo stesso tipo di reato che negli ultimi anni è stato contestato a diverse star del calcio spagnolo. Prima di lui erano infatti finiti nel mirino del fisco spagnolo anche Cristiano Ronaldo, Marcelo, Angel Di Maria, Xabi Alonso (quest’ultimo poi assolto), Leo Messi, José Mourinho, Radamel Falcao, Alexis Sanchez, Diego Costa e Javier Mascherano

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