Il sostituto procuratore della Repubblica Paolo Filippini ha chiesto al Tribunale di Milano di condannare a 3 anni e 393.00 euro di confisca l’ingegnere Giovanni Canio Mazzaro, per omessa dichiarazioni dei redditi e per intestazione fittizia volta a sottrarsi alle pretese del Fisco. L’ imprenditore lucano ex compagno di Daniela Santanchè, aveva ricevuto il 19 settembre 2018 un avviso di accertamento dal Fisco per 589.000 euro, vendendo subito dopo l’1 aprile 2019 la sua imbarcazione “Unica” per 393.000 euro alla società maltese Flyingfish Yachting Ltd , allo scopo secondo l’accusa, con questa vendita di non rischiare che questi soldi, appena accreditati sul proprio conto bancario , venissero pignorati dall’Agenzia delle Entrate interponendo la Biofood Italia srl di cui all’epoca l’attuale ministra del Turismo era presidente, tra sé e la società maltese acquirente dell’ imbarcazione. Con questo schema ha sostenuto il pm Filippini “Mazzaro utilizza la societa’ per spese di natura personale“.
Gli atti della compravendita dell’imbarcazione vennero firmati dalla legale rappresentante Daniela Santanchè, che in un primo momento per questa ragione era stata indagata dalla Procura in concorso con Canio Mazzaro. Ma grazie ad una memoria difensiva depositata dall’allora suo legale Ignazio La Russa, l’imprenditrice si fece piccola piccola agli occhi dei magistrati, autodefinendosi come un semplice passante nominato quasi per caso alla presidenza della società, “senza alcun ruolo gestionale, operativo, strategico nella società”. La settimana scorsa Mazzaro ha condiviso con la Santanchè nell’avviso di conclusione dell’indagine l’accusa di falso nei bilanci Visibilia, contestatagli dalla Procura .
Nell’agosto 2022 la Procura di Milano chiese l’archiviazione della Santanchè sostenendo che “L’essersi assunta, nonostante il suo status di soggetto politicamente esposto, un incarico meramente formale di legale rappresentanza, con tutti i rischi giuridici connessi“, e restava uno dei molti oggettivi “indici di anomalia” nella vicenda, annullati però dalla circiìotanza che, se si prescindeva dal rapporto personale con Mazzaro e dal ruolo di legale rappresentante della società, “al di là di tali prove logiche” era ritenuta “carente la prova diretta” che Daniela Santanchè avesse avuto con Canio Mazzaro un accordo e fosse a conoscenza con certezza del debito fiscale a carico del suo ex compagno.
Un particolare aveva colpito la Procura e cioè che i soldi (393.000 euro) incassati per la vendita della barca erano quasi lo stesso importo (391.000) che Canio Mazzaro avrebbe dovuto rimettere nella cassa di Biofood per altre vicende , sicché in teoria per la legale rappresentante Santanchè la compravendita della barca avrebbe potuto anche costituire “una sua oggettiva utilità“. Secondo il difensore avv. Matteo Mangia invece “la vendita della barca fu decisa tre anni prima dell’accertamento fiscale e non fu una operazione simulata, a meno dell’assurdità di voler sostenere che chi abbia una cartella esattoriale del Fisco, peraltro in quel momento non ancora definiva, debba per ciò solo astenersi dal toccare il proprio patrimonio, pena vedersi accusare di aver diminuito una garanzia per il Fisco”.
Il difensore di Canio Mazzaro ha poi impostato la propria arringa contro l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi, sulla questione metodologica della diversità di criteri negli accertamenti penali in Tribunale rispetto a quelli nelle presunzioni fiscali dell’Agenzia delle Entrate. Secondo l’ avvocato Mangia il presupposto che le fatture oggetto dell’accordo di reversibilità tra Mazzaro e la società alla quale girava i propri introiti (accordi in sé lecito) si riferissero invece a beni entrati nella disponibilità non della società ma della persona di Mazzaro e quindi diventassero illeciti, è carente . La decisione del giudice Emanuele Mancini è attesa per il prossimo 12 giugno.
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