L’indagine sul cosiddetto “falso complotto Eni” almeno per il momento rimane a Milano. La procura di Milano ha rigettato l’istanza dell’avvocato-faccendiere Piero Amara di trasmissione alla procura di Brescia degli atti dell’inchiesta conclusasi lo scorso dicembre 2021, sul presunto depistaggio che avrebbe messo in atto lo stesso ex legale esterno di Eni, insieme ex manager Vincenzo Armanna, ed altri indagati per condizionare il processo per corruzione internazionale Eni-Shell/Nigeria. Per il procuratore aggiunto Laura Pedio ed i pm Stefano Civardi e Monia Di Marco non esiste il problema di competenza sollevato da Amara che necessiti l’invio del fascicolo a Brescia.
Processo come noto si è concluso nel marzo 2021 con l’assoluzione di tutti gli imputati e delle due società. Dopo il rigetto la prossima mossa a disposizione della difesa di Amara , è quella di ricorrere alla procuratore generale della Corte di Cassazione, competente su conflitti di competenza tra diversi distretti di Corte di appello come nel caso di Milano e Brescia.
Amara in precedenza si era giocato con esito positivo la carta dell’incompetenza milanese in un altro procedimento collegato al “falso complotto Eni”. Il filone di indagine sulla ipotizzata calunnia commessa ai danni dell’avvocato Luca Santa Maria era stato trasmesso dal giudice per l’udienza preliminare Carlo Ottone De Marchi alla procura di Brescia , trasmissione resasi necessaria in quanto oltre ad Amara come “parte offesa” della presunta calunnia ci sarebbe anche l’allora titolare del processo Eni-Shell/Nigeria, il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale, sul cui operato sono i magistrati di Brescia . Un filone d’indagine su cui i pm bresciani , diretti dal procuratore capo Francesco Prete, hanno chiesto l’archiviazione valutando i fatti in maniera esattamente opposta dai colleghi milanesi che invece chiedevano il processo.
Da quanto si apprende nel frattempo si avvicina il momento in cui magistrati inquirenti milanesi depositeranno all’ufficio Gip le richieste di archiviazione per l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ed il capo del personale Claudio Granata le cui posizioni erano state stralciate dall’avviso di chiusura indagini preliminari del “falso complotto”.