Nessun ritardo nel sequestro dei due cellulari di Artem Uss, l’imprenditore russo evaso il 22 marzo dai domiciliari, all’indomani del sì all’estradizione negli Stati Uniti. E’ quanto emerge in Procura a Milano dove il numero uno Marcello Viola è chiamato a fornire alla procura generale – guidata da Francesca Nanni – spiegazioni su un caso che sta creando più di qualche polemica sul fronte politico e giudiziario.
La relazione del procuratore capo, che potrebbe essere consegnata già domani, contiene i dettagli dell’inchiesta sulla fuga, di cui si sta occupando il pm Giovanni Tarzia, ma anche e soprattutto i dettagli forniti dall’aggiunto De Pasquale sulla cronologia di quanto accadde dopo la rogatoria con cui il Dipartimento della giustizia americano chiese di procedere, tra l’altro, al sequestro dei telefoni e delle carte di credito. In una vicenda in cui le date giocano un ruolo di rilievo, si apprende che la rogatoria americana potrebbe recare la data di metà dicembre (elemento su cui sono in corso verifiche), ciò che è certo è che la richiesta arriva sul tavolo della procura milanese solo venerdì 17 febbraio.
Una richiesta a cui i magistrati hanno iniziato a lavorare la settimana successiva chiedendo alla Corte d’Appello documenti utili sull’estradizione e con verifiche per scongiurare che il sequestro fosse già stato eseguito. Un iter che richiede più giorni e che porta a eseguire materialmente il sequestro il 13 marzo, in tempi che vengono ritenuti “in linea” con altri casi.
Gli Stati Uniti avrebbero chiesto fin da subito, nelle fasi successive all’arresto, il sequestro dei dispositivi elettronici e di altri beni di Artem Uss. E’ quanto apprende l’ agenzia ADN Kronos da fonti vicine al fascicolo che sottolineano come, già negli atti dei verbali d’arresto, viene indicato il sequestro sulla base di un punto dell’accordo riguardante i trattati bilaterali di estradizione tra Stati Uniti e Paesi dell’Unione Europea.