La procura di Perugia ha aperto un fascicolo sulla fuga di notizie in relazione alla pubblicazione di alcuni contenuti della richiesta di archiviazione sulla Loggia Ungheria, formulata dai pm e trasmessa al Gip. Il fascicolo è stato aperto ieri mattina dopo che il Fatto Quotidiano ha pubblicato alcuni passaggi della richiesta di archiviazione seguiti dalle notizie riportate poi dal Corriere della Sera e da La Repubblica. Stralci che non era contenuti nella nota stampa diffusa dalla procura con cui si dava notizia della richiesta di archiviare l’indagine. “ È un fatto gravissimo e la Procura di Perugia – ha dichiarato il procuratore capo Raffaele Cantone all’agenzia Adnkronos – è vittima di questa fuga di notizie“.
Nonostante i verbali degli interrogatori di Amara fossero stati “secretati” sono diventati di dominio pubblico, il procuratore Cantone nei giorni scorsi aveva già avuto modo di affermare : “Vi è stata una sostanziale e totale discovery anticipata della parte più significativa del materiale probatorio costituito dalle dichiarazioni dall’avvocato Piero Amara che stava riferendo della presunta associazione segreta, con la pubblicazione sui media integralmente di gran parte dei verbali di interrogatorio che avrebbero invece dovuto restare segreti”.
“In particolare già nel novembre 2020 era emersa la certezza che i verbali di interrogatorio di Amara fossero nella disponibilità di soggetti estranei al processo tanto da essere trasmessi integralmente ad un giornalista, e tale propalazione è proseguita anche nei primi mesi del 2021 con l’invio di una parte dei verbali di dichiarazioni ad altro giornalista e ad un consigliere Csm“, il togato Nino Di Matteo, “che ne aveva fatto anche pubblica menzione in un intervento al Plenum dell’organo di autogoverno”. “Nella primavera del 2021 per oltre un mese giornali, trasmissioni televisive si sono occupati della vicenda, pubblicando verbali ed altri documenti e facendo rendere dichiarazioni ed interviste ai soggetti ritenuti interessati all’indagine», si legge ancora nella nota – e (…) quanto avvenuto ha certamente inciso sulle attività investigative in corso, che avrebbero al contrario, in relazione alla tipologia di reato da accertare, richiesto massima riservatezza e segretezza. Basterebbe in questo senso rimarcare come più di un soggetto si è avvalso della legittima facoltà di non rispondere, proprio motivando la sua scelta in relazione al grave strepitus fori verificatosi“.
Quello che è incredibile in realtà è che quando le fughe di notizie accadono in Puglia, la solita “cerchia” di magistrati della corrente sinistrorsa di “Area”, fa finta che non sia successo nulla. E quando per questi fatti arrivano esposti al Csm, i cosiddetti controllori del corso della giustizia componenti della Sezione Disciplinare e della 1a commissione archiviano. Guai a disturbare il “manovratore”: cane con cane non si morde. Sopratutto se porta la toga.
Con una nota l’ex presidente dell’ ANM Luca Palamara, facendo riferimento alle notizie apparse oggi sui quotidiani La Repubblica e Corriere della Sera ha reso noto di aver inviato una nuova denuncia penale a Firenze segnalando alla procura generale della cassazione la gravità della condotta degli inquirenti perugini. “Le notizie pubblicate fanno riferimento a fatti e vicende che in alcun modo mi sono state contestate nel corso di un interrogatorio del 14 giugno 2022 proprio sulla vicenda Musco.
Perché durante quell’interrogatorio – nel quale mi vennero contestate le fantasmagoriche accuse dell’avv.Amara “ ti darò 30.000 euro e ti scanno se non lo fai” in relazione alle quali pur non registrando l’interrogatorio in tono amichevole dissi al Procuratore Cantone che a quel punto sarebbe stato più divertente contestarmi il tentato omicidio – la pubblica accusa non mi ha dato lettura delle dichiarazioni di Mogini? E perché invece le dichiarazioni di Mogini sono state riportate dai giornali di riferimento peraltro già denunciati a Firenze?“
“Quanto al merito e al mio asserito interessamento alla vicenda Musco – continua Palamara – si tratta di fatti già smentiti da una pur facile lettura della documentazione già a disposizione della Procura di Perugia nell’ambito del procedimento 6652/18 rispetto alle quali le dichiarazioni dell’avv. Amara in questa circostanza ricalcano esattamente quello che già avvenne con il giudice Tremolada: in quel caso dovevano servire a salvare il processo Eni oggi per salvare in qualche modo i processi intentati a mio danno“