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3 Luglio 2024 09:40
3 Luglio 2024 09:40

La procura di Potenza dopo Taranto adesso indaga sugli uffici giudiziari di Lecce.

Alessandro Silvestrini è accusato di corruzione impropria con un geometra e un imprenditore: "Accuse assurde, ho chiesto io stesso di essere indagato per dimostrarlo". L’accusa ipotizzata sarebbe inerente attorno ad un procedimento trattata dalla sezione fallimentare, e si farebbe riferimento ad un pesce ricevuto in regalo dal magistrato !
di Antonello de Gennaro

Dopo le indagini della procura di Potenza competente ad indagare sui magistrati in servizio nel distretto di Lecce, Brindisi e Taranto, sul caso Capristo dove le accuse a carico dell’ex procuratore capo di Taranto si stanno sciogliendo una ad una come neve sotto il sole (e la solita stampa “sodale” della sinistra giudiziaria tace…) , e dopo il rigetto da parte dell ‘ufficio Gip del Tribunale di Potenza su tutte le richieste di patteggiamento dell’avvocato-faccendiere Piero Amara “sponsorizzate” dalla Procura lucana, questa volta è il turno degli uffici giudiziari di Lecce, dove una nuova inchiesta agita il Tribunale civile di Lecce.

La procura di Potenza ha avviato un’indagine per corruzione impropria in atti giudiziari a carico del giudice Alessandro Silvestrini, presidente della sezione commerciale e fallimentare del Tribunale di Lecce, che vede coinvolti pure un geometra e un imprenditore.

I finanzieri della Compagnia di Gallipoli nella giornata di ieri, hanno eseguito delle perquisizioni su delega dei pm inquirenti (il procuratore di Potenza Francesco Curcio è titolare del fascicolo) nelle abitazioni dei tre indagati, sequestrando vari dispositivi elettronici, il cui contenuto ora sarà passato al setaccio. L’accusa ipotizzata nei confronti del giudice Silvestrini, che indagato insieme al geometra Antonio Fasiello ed all’imprenditore Eusebio Mariano, sarebbe inerente attorno ad un procedimento trattata dalla sezione fallimentare, e si farebbe riferimento ad un pesce ricevuto in regalo dal magistrato. Onestamente vedere un magistrato corrotto con un pesce, perdonatemi ma sa tanto di “pesce d’aprile”, solo che siamo ancora ad ottobre…

In una nota diffusa ai giornali il giudice Silvestrini si difende: “Ho appreso di essere indagato per corruzione impropria . Secondo la Procura di Potenza, un geometra, che è mio amico e vicino di casa da circa quaranta anni e che ha lavorato nello stesso ufficio di mia moglie per circa dieci anni, mi avrebbe regalato un pesce per sollecitare il compimento da parte mia di atti assolutamente dovuti e non discrezionali.

“Tutti gli atti della procedura sono regolarissimi – continua la nota del magistrato del Tribunale Fallimentare di Lecce – Si tratta di atti, non soltanto dovuti ma addirittura scontati, che il giudice deve necessariamente emettere per non incorrere in omissioni di atti d’ufficio. Peraltro, dal rapporto degli organi di pg risulta che, a dispetto del presunto regalo del pesce (che non ricordo di avere mai ricevuto), io non adottai tali atti, per cui a distanza di circa dieci giorni il cancelliere fu costretto a portare sulla mia scrivania in ufficio la pratica in questione, affinché io finalmente la prendessi in considerazione“.

Il giudice è convinto e pronto a dimostrare la sua innocenza:Dimostrerò l’assurdità di tale impostazione accusatoria – conclude la nota – ho già chiesto alla Procura di Potenza di essere immediatamente interrogato. Nel frattempo, l’indagine ed il conseguente strepitus (per l’ennesima volta non si comprende chi abbia divulgato la notizia: gli organi di pg che mi hanno notificato l’atto – da me interpellati – hanno dichiarato che la Procura di Potenza non ne ha autorizzato la divulgazione) mi hanno già arrecato un grave pregiudizio: quello di ritardare ulteriormente la decisione del Csm sulla nomina del presidente del Tribunale di Lecce“.

La sentenza del Consiglio di Stato sul Tribunale di Lecce

I giudici della quinta sezione del Consiglio di Stato hanno accolto nell’ agosto dello scorso anno il ricorso presentato da Alessandro Silvestrini, presidente della sezione commerciale della Corte d’Appello, per chiedere l’annullamento della sentenza di aprile corso del Tar Lazio. Se quella sentenza aveva respinto l’istanza di annullamento della decisione del Csm di consegnare la presidenza del Tribunale nelle mani di Roberto Tanisi, il provvedimento di Palazzo Spada sposa le ragioni del ricorrente: Tanisi non avrebbe dovuto convocare la seduta con cui il consiglio giudiziario della Corte d’Appello di Lecce fornì il parere attitudinale su Silvestrini. Tanto perché la firma di Tanisi sulla convocazione fu apposta il 9 maggio del 2019, lo stesso giorno in cui il Csm lo informò del provvedimento di decadenza da presidente della Corte d’Appello e dunque anche da presidente del consiglio giudiziario.

Si parla per questo di obbligo di astensione per non incorrere in una situazione di conflitto di interessi, nella sentenza del Consiglio di Stato (presidente Giuseppe Severini, estensore Giovanni Grasso, consiglieri Fabio Franconiero, Federico Di Matteo e Stefano Fantini). Non era stata presa in considerazione – come invece avevano fatto i giudici del Tar Lazio – la circostanza che Tanisi convocò quella seduta del consiglio giudiziario nelle prime ore del 9 maggio, ancora prima di ricevere la comunicazione del Csm della nomina a presidente della Corte d’Appello di Lanfranco Vetrone il quale lasciò l’ufficio appena ricevuta la comunicazione e che non partecipò alla seduta sulla valutazione delle attitudini del collega Silvestrini a ricoprire la funzione di capo di un ufficio direttivo.

A questo punto resta una domanda che temiamo resterà insoluta: chi aprirà il procedimento dovuto e previsto per legge per la violazione del segreto istruttorio avvenuto a Potenza ?

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