ROMA – Il filone d’inchiesta sulla Consip che aveva come indagato il pm Henry John Woodcock si chiude con una archiviazione richiesto dalla stessa procura di Roma che dopo averlo indagato, ha chiesto l’archiviazione per il collega inizialmente accusato a luglio di “falso” e “rivelazione del segreto d’ufficio“. La prima ipotesi di reato era relativa al presunto coinvolgimento dei servizi segreti nell’inchiesta sulla Consip, inserito in un capitolo dai Carabinieri del Noe che, secondo loro, avrebbe provato il coinvolgimento o almeno un suo interesse dell’ex premier Matteo Renzi, essendo suo padre Tiziano tra gli indagati.
La richiesta di archiviazione è stata firmata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, dal momento che dagli accertamenti svolti non sono emersi elementi per confermare le iniziali ipotesi di accusa ed è stata già inviata all’ufficio del gip.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi hanno però scoperto ed accertato che si trattava di una “bufala” che è valsa l’iscrizione nel registro degli indagati della procura di Roma al capitano (ora maggiore) del Noe di Carabinieri Giampaolo Scafarto per “falso” , in quanto responsabile della relazione contestata. Scafarto ha sostenuto in uno degli interrogatori a cui è stato sottoposto dai magistrati romani di un’intesa con il Woodcock. La vicenda ha origine da queste dichiarazioni a verbale l’accusa al magistrato per falso, per la quale oltre alle dichiarazioni di Scafarto, non si è trovato un solo riscontro .
I magistrati della procura di Roma hanno creduto alla versione fornita da Woodcock il 7 luglio scorso in sede di interrogatorio. “Mi fidavo dei miei uomini, del capitano Gianpaolo Scafarto e dei Carabinieri del Noe che indagavano su Consip“, aveva spiegato il pm, accompagnato dal suo legale Bruno La Rosa.
Woodcock a verbale aveva aggiunti : “Quando Scafarto mi raccontò di essere seguito da uomini dei Servizi Segreti gli ho semplicemente chiesto di metterlo nero su bianco nell’informativa conclusiva. Da un lato era un modo per approfondire il materiale e dall’altro avrei potuto omissare i nomi e le circostanze che riportavano agli uomini dell’intelligence per evitare fughe di notizie su un tema così delicato”. Ma una cosa è certa: a parlarsi sono stati in due , l’ufficiale dell’ Arma ed il magistrato. Quindi quale altro riscontro avrebbero potuto trovare i magistrati della procura diRoma ?
La seconda accusa inizialmente contestata a Woodcock era la “rivelazione del segreto”, un reato che i magistrati Ielo e Palazzi della Procura di Roma avevano mosso anche nei confronti della compagna di Woodcock, la giornalista Federica Sciarelli ipotizzando avesse fatto da tramite per far pervenire una serie di notizie al Fatto Quotidiano. Notizie che comunque sono uscite dalla procura, senza che si sia trovato ancor oggi un responsabile.
Gli articoli apparsi sulla stampa sotto inchiesta della procura di Roma sono quelli usciti il 21, 22, e 23 dicembre nei quali il giornale dava notizia di perquisizioni nella Centrale acquisti della pubblica amministrazione e delle iscrizioni nel registro degli indagati del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e del ministro dello Sport, Luca Lotti . I sospetti iniziali su Woodcock e Sciarelli provenivano dalle analisi effettuate dalle celle dei telefoni, acquisite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma. Infatti il 22 dicembre la giornalista Sciarelli, il giorno prima della pubblicazione della prima notizia, aveva avuto contatti con Marco Lillo vice direttore del Fatto e i telefoni dei due giornalisti avevano agganciato la stessa cella. Di qui l’ipotesi che si fossero anche visti e non solo parlato per telefono.
Ma ironia della sorte per gli investigatori sono stati proprio i dati acquisiti dal cellulare della giornaliste a scagionarla insieme al suo compagno, il pm Woodcock. Quel giorno Sciarelli, come ha riferito ai pm, ignorava che Woodcock fosse a Roma. ed è incredibilmente bastata questa dichiarazione per archiviare la vicenda penale. Legittimo chiedersi se questa velocità e credibilità sarebbe stata applicata se i due indagati non fossero stati un magistrato e la sua compagna…
Adesso per il pm Henry John Woodcock resta da risolvere la propria situazione disciplinare dinnanzi al Csm. a cui la procura romana ieri ha trasmesso per opportuna e dovuta conoscenza la propria richiesta di archiviazione, che resterà in cassaforte ( a che serve se tutti lo sanno ?) fino a giovedì quando il vice presidente laico Giovanni Legnini ex senatore del Pd rientrerà da Strasburgo e convocherà il comitato di presidenza, in cui paradossalmente siede per diritto d’ufficio anche il Procuratore Generale della Suprema Corte Cassazione Pasquale Ciccolo, cioè il vertice dell’ufficio che ha avviato il procedimento disciplinare nei confronti di Woodcock.
Le prime indiscrezioni uscite del Csm lasciano pensare che però le due procedure aperte sul pm di Napoli siano destinate a proseguire indisturbate. Anche in questo caso legittimo chiedersi come mai filtrino un pò troppe notizie, al solito giornale di riferimento di alcune correnti della magistratura. Giornale su cui scrive una giornalista che pubblicamente dichiara “per me il pm Henry John Woodcock ha sempre ragione“.
La prima commissione del Csm, che si occupa dei procedimenti disciplinari, ascolterà l’ex procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il prossimo 12 ottobre a cui verranno rivolti non pochi quesiti come sulla contestata omessa iscrizione di alcuni indagati, sui motivi procedurali relativi alla trasmissione del fascicolo Cpl-Concordia alla Procura di Modena contenente la famosa intercettazione tra Matteo Renzi e il vicecomandante generale della Guardia diFinanza, il generale Mario Adinolfi ora in pensione, che era “omissis” nei documenti inviati ai magistrati, ma presente e contenuta all’interno del CD con l’informativa inviato dal Noe , sulla fuga di notizie sulla presenza ed ancor più grave sul contenuto della telefonata in questione, sull’assegnazione di procedimenti, come Cpl e Consip che non erano di competenza del pool antimafia della procura di Napoli.
Il Comitato di presidenza del Csm come qualche “ventriloquo” di Palazzo dei Marescialli, riferisce oggi al quotidiano La Repubblica, potrebbe valutare e decidere di archiviare le contestazioni, trasmettendo il fascicolo alla 1a Sezione Disciplinare dinnanzi alla quale Woodcock è già incolpato per un colloquio (un’intervista) “non autorizzato” avuto proprio con il quotidiano romano e per l’interrogatorio effettuato a Filippo Vanoni senza alcuna sua iscrizione nel registro degli indagati.
Riuscirà il Csm a dimenticare di essere alle porte delle elezioni per il proprio rinnovo, ed a valutare la questione senza favoritismi, pregiudizi o spirito di “corrente” che hanno sinora spesso guidato le proprie decisioni disciplinari e le nomine ?