ROMA – La Procura Generale della Corte di Cassazione ha aperto un procedimento disciplinare a carico del giudice trentino Carlo Ancona che, lo scorso mese aveva duramente apostrofato durante un’udienza, un avvocato di Palermo, Stefano Giordano, con una frase a dir poco offensiva: “Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo“. Per questo motivo, la Procura Generale della Cassazione ha convocato per il prossimo 20 novembre lo stesso legale palermitano, che sarà sentito dal sostituto procuratore generale Mario Pinelli “quale persona informata dei fatti nell’ambito del procedimento in oggetto indicato“.
Ma cosa accadde a Trento? Come aveva denunciato l’avvocato Giordano “preoccupato per l’accaduto“, il Presidente del Tribunale del Riesame di Trento, Carlo Ancona, nel corso di una udienza aveva pronunciato quella frase dopo un intervento del legale palermitano. “E’ un fatto gravissimo oltre che una frase razzista – aveva detto a caldo Giordano, figlio del Presidente del “Maxiprocesso di Palermo” Alfonso Giordano – Ieri mi trovavo al Tribunale di Trento per una udienza di rinvio al Tribunale del Riesame, quando è avvenuto un fatto increscioso“.
“Il presidente del Tribunale del Riesame, il dottor Carlo Ancona – aveva spiegato ancora l’avvocato Giordano – nel condurre l’udienza con un indagato palermitano e con il sottoscritto come difensore, mi ha impedito di svolgere la mia arringa, profferendo la seguente frase: ‘Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo’. A questo punto, ho chiesto, e solo dopo numerosi sforzi, ho ottenuto la verbalizzazione di quanto accaduto”. Sull’episodio era anche intervenuto il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo Francesco Greco. Anche, alcuni consiglieri del Csm, tra cui il magistrato Piergiorgio Morosini, avevano preso posizione sull’accaduto.