di Antonello de Gennaro
L’intervento della Procura di Taranto che ha affidato le indagini al pm Maurizio Carbone, contrariamente a quanto pubblicato dai soliti cronisti giudiziari a “gettone” è avvenuta in conseguente di una segnalazione, obbligatoria per legge ai sensi dell’ art. 331 c.p.p. che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del capoluogo jonico, presieduto dall’avvocato Vincenzo Di Maggio, ha inteso rispettare. Singolare anche come ancora una volta la notizia sia “filtrata” dagli uffici giudiziari tarantini sulla solita stampa “ventriloqua” di alcuni magistrati, nonostante la discrezione e riservatezza adottata dal presidente Di Maggio che ha depositato personalmente il tutto soltanto giovedì scorso e direttamente negli uffici della Procura, e non a quelli della polizia giudiziaria, proprio per evitare delle possibili fughe di notizie.
Altrettanto singolare la ricostruzione pubblicata questa mattina da un giornalista, ben noto per non effettuare le dovute verifiche, che ha sostenuto che l’ avv. Vincenzo di Maggio l’attuale presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Taranto, sia stato in passato “vicepresidente” nel consiglio presieduto dal suo predecessore avv. Angelo Esposito, fatto e circostanza che non corrisponde al vero, e quindi è palesemente falsa. Così come nessuno dei vari giornalisti tarantini che questa mattina hanno raccontato delle bestialità si è mai soffermato alla circostanza che sotto la presidenza Esposito il segretario tesoriere era l’avvocato Fedele Moretti, attuale consigliere dell’ Ordine, principale avversario dell’ avv. Di Maggio nel corso delle ultime elezioni che lo hanno visto prevalere con un notevole suffragio .
L’attuale revisore Francesco Paolo De Giorgio, nominato dal Presidente del tribunale di Taranto, insieme al consulente fiscale dell’ ordine nell’approvare il bilancio al 31,12.2014 lasciato in eredità…(non approvato dall’ avv. Esposito), scoprirono la mancanza di documentazioni giustificative dalla precedente gestione, della somma di oltre 95mila euro. Infatti come sostiene l’ avv. Di Maggio in realtà “non furono rinvenuti alcuni giustificativi di spese, in realtà contabilizzate e quindi non di ammanchi, così come da taluni riportato. Tutto ciò indusse il Consiglio a proporre all’Assemblea l’approvazione di suddetto bilancio, inserendo per l’appunto quella partita, in realtà poca cosa rispetto al totale, quale credito per l’Ente e non come spesa e, successivamente a richiederne il rendiconto a chi l’aveva in precedenza amministrato ovvero il rimborso.”
In una nota, l’ avv. Di Maggio chiarisce che “il nuovo Consiglio ha richiesto al Presidente del Tribunale la nomina del Revisore dei conti, approvato il regolamento di contabilità e dovuto, giocoforza, misurarsi nella predisposizione del bilancio consuntivo di quello precedente, relativo all’anno 2014 (di cui preciso non essere mai stato Vice Presidente) e procedere alla verifica dei conti così come opportunamente messi a disposizione dai soggetti preposti e sulla scorta della documentazione in possesso al contabile. ”
Dalle verifiche effettuate sui libri contabili “ereditati” dalla gestione del Consiglio sotto la presidenza Esposito , infatti non vi era alcuna giustificazione documentale a fronte della mancanza della somma non indifferente di 95mila euro. L’ipotesi di reato per cui la Procura procede (il Consiglio dell’Ordine è ritenuto Ente non economico ma avente pubblico servizio) al momento a carico di ignoti è quella di “peculato“, o di “appropriazione indebita non aggravata” .
Il nuovo Consiglio dell’ Ordine degli Avvocati, come ricorda la dichiarazione “ufficiale”, è stato eletto il 9 febbraio 2015, e vede alla guida degli avvocati di Taranto e provincia l’ avv. Vincenzo Di Maggio , il quale è subentrato a seguito delle ultime elezioni al consiglio uscente, presieduto dall’avvocato Angelo Esposito, e quindi l’attuale Consiglio dell’ ordine attualmente in carica è stato quindi di fatto tenuto, o meglio costretto dai doveri d’ufficio e di Legge, non solo alla predisposizione del bilancio preventivo del 2015 (che include anche il mese di gennaio 2015 sotto la gestione Esposito–Moretti) ma anche ad approvare quello al 31 dicembre 2014, cioè l’ultimo esercizio sotto la gestione del consiglio uscente, il cui presidente e cioè l’avv. Esposito si era ben guardato di approvarlo con la propria firma. Chissà come mai…
Nel bilancio al 31.12.2014, cioè sotto l’ “allegra” presidenza Esposito, i 95mila euro di cui mancava ogni giustificazione di spesa vennero indicati ed imputati correttamente ed approvati, come “crediti da esigere“. Successivamente il nuovo consiglio presieduto dall’ Avv. Di Maggio ha convocato e chiesto chiarimenti all’ Avv. Angelo Esposito in riferimento alle spese sostenute ma non documentate in ragione e in virtù della carica rivestita.
L’assicurata produzione da parte dell’ex-presidente Esposito della documentazione necessaria mancante per anticipazioni e rimborsi in favore della sua precedente presidenza dell’Ordine, però, non ha mai avuto alcun seguito e riscontro.
In una seduta del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Taranto tenutasi prima delle recenti festività pasquali è stato deciso di convocare ed ascoltare le eventuali giustificazioni dell’ex presidente Esposito (attualmente componente del Consiglio nazionale forense) che, in un primo momento s’era dichiarato pronto a risolvere la vicenda, restituendo personalmente alle casse del Consiglio, i soldi mancanti. Ma anche questa promessa dell’ avv. Angelo Esposito non ha trovato riscontro alcuno, motivo per cui il Consiglio ha ritenuto di investire del caso la Procura di Taranto.
Nella sua nota l’ Avv. Di Maggio, concludendo, si augura che le “suddette spese, al di là della documentazione fiscale a supporto, potranno essere documentate, dinanzi all’Autorità Giudiziaria, dai fatti e dalle occasioni istituzionali per cui sono state sostenute e così consentire la soluzione di questa vicenda nel migliore dei modi possibili”
Quello che probabilmente qualcuno un giorno dovrà spiegare è come mai quando delle notizie coperte da segreto istruttorio finiscono nella mani dei soliti “giornalisti” amici e talvolta confidenti, la Procura della Repubblica di Taranto si gira dall’altra parte, mentre in alcuni casi si manda a processo qualche collega ben più corretto.
Ma per fortuna la stagione dei conflitti d’interesse, di strane amicizie e favoritismi è ormai arrivata al capolinea: l’ex-procuratore capo Franco Sebastio è in pensione, il suo vice Pietro Argentino oltre ad essere sotto inchiesta del CSM, non potrà più fare l’aggiunto e secondo attendibili voci giudiziarie prossimo ad un trasferimento fuori Taranto, ed il pm Maurizio Carbone non è stato rieletto segretario nazionale dell’ Associazione Nazionale Magistrati.
La “ciliegina” sulla torta di una necessaria auspicata legalità in procura a Taranto sarà l’arrivo del nuovo procuratore capo Carlo Maria Capristo, designato dal plenum del Consiglio Superiore della Magistratura dopo l’indicazione, resa nota nei giorni scorsi, da parte della quinta commissione del Csm. Capristo, 63 anni,è nato a Gallipoli (Lecce) ed ha prestato servizio a Bari e Siena prima di approdare a Trani, dove ha diretto tra l’altro l’inchiesta sul declassamento dell’Italia da parte delle agenzie di rating.