L’aviazione francese ha compiuto ieri sera degli attacchi aerei contro posizioni dell’Isis a Raqqa, la capitale dello Stato Islamico. Lo ha reso noto il ministero della Difesa francese informando che sono stati impiegati complessivamente 12 aerei, di cui 10 caccia da combattimento. La Francia era già da tempo impegnata in attività militari in Siria – e questo è stato tra l’altro indicato come il principale motivo alla base degli attentati di venerdì sera – ma i nuovi raid vengono visti come una risposta diretta alle ultime azioni dei terroristi, che hanno provocato 129 morti e circa 300 feriti. Lo stesso presidente François Hollande, nel suo intervento a caldo dopo le stragi, aveva fatto sapere che la risposta dell’Eliseo sarebbe stata “determinata e spietata“. Anche il premier francese Manuel Valls aveva lasciato intendere che una reazione sarebbe stata immediata parlando di una “guerra che intendiamo vincere”.
Attivisti anti-Is della città siriana parlano di una “pioggia di fuoco” con almeno trenta raid nelle ultime ore, intensificati in serata. Secondo le stesse fonti, sono stati almeno venti centri nevralgici dell’Is, mentre non ci sarebbero state vittime civili. L’energia elettrica è saltata in molte zone della città. A Raqqa sarebbero stati addestrati alcuni degli attentatori di Parigi.
Gli attacchi sono condotti dall’aviazione francese e gli Stati Uniti, secondo quanto pubblicato dal Wall Street Journal, stanno fornendo alla Francia i dati di intelligence per i raid in corso. Il ministero della Difesa ha indicato tra gli obiettivi colpiti nei raid un centro di comando del Califfato, una struttura di reclutamento di jihadisti, depositi di munizioni e un campo di addestramento. “I raid – secondo una nota della Difesa francese – sono stati condotti con 10 caccia partiti simultaneamente dagli Emirati arabi e dalla Giordania. In totale “sono state sganciate venti bombe“. Parigi sottolinea poi che l’operazione si è scagliata contro obiettivi “identificati in precedenza” dalle missioni di ricognizione condotte dall’aeronautica militare francese e che il blitz è stato condotto in coordinamento con le forze americane“.
Pochi giorni fa, droni Usa avevano lanciato a Raqqa, un attacco con missili Hellfire con l’obiettivo di colpire il boia dell’Isis, Jihadi John, sul cui destino rimane il mistero. Secondo gli attivisti anti Daesh, Jihadi John sarebbero morto nell’attacco che ha disintegrato due veicoli. Altre fonti hanno confermato il suo coinvolgimento, affermando che il cittadino britannico arruolato dall’Isis era stato solo ferito.
Arresti e perquisizioni. Nella notte almeno 3 persone sono state arrestate e le loro case perquisite in base alle legge in vigore dopo la dichiarazione dello “stato di emergenza” in un quartiere di Tolosa dove abitava Mohamed Merah, il 23enne terrorista di origini algerine che a bordo di uno scooter uccise in tre azioni successive sette persone: 3 soldati e 4 cittadini ebrei, tra cui 3 bambini, nel marzo del 2012. Lo riferisce la rete Bfm Tv. Il blitz è avvenuto i diversi punti di La Reyneire, nel quartiere di Mirail. In precedenza un’altra perquisizione era stata condotta a Bobigniy, un sobborgo ad est di Parigi nella zona Seine-Saint-Denis. Gli agenti hanno anche interrogato i residenti. La paura intanto non si ferma e, durante la giornata. Nelle ultime ore a Parigi si sono susseguiti continui allarmi. E il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, in diretta su France 2, ha detto di aver avviato i procedimenti per la chiusura di quelle moschee in cui “certi soggetti fomentano l’odio“.
Caccia al terrorista in fuga. Nel frattempo è caccia all’uomo in tutta Europa. Tra gli autori della strage, tre fratelli, uno di loro in fuga, ricercato numero 1 dalle polizie di tutta Europa. L’ottavo killer del gruppo che ha insanguinato la città si chiama Abdeslam Salah, ha 26 anni, è nato a Bruxelles ma è francese. “Individuo pericoloso“, si legge nell’avviso di ricerca diffuso dalla polizia francese assieme alla foto. In serata la segnalazione è stata girata alle autorità di sicurezza italiane, come a tutte le altre polizie europee. Probabilmente Salah si trovava sulla Seat nera dalla quale sono scesi i killer che hanno seminato la morte fra i ristoranti dell’est di Parigi. Poi dovrebbe aver depositato, nel caffè di boulevard Voltaire, il fratello Ibrahim che si è fatto esplodere azionando la cintura da kamikaze, seduto al tavolo. Poi – secondo ipotesi degli investigatori – Salah ha parcheggiato l’auto in banlieue, a Montreuil, dove il veicolo è stato ritrovato con tre kalashnikov all’interno. Sabato di sicuro è sfuggito a un controllo alla frontiera franco-belga alle 8 del mattino. La polizia avrebbe lasciato andare l’auto a Cambrai poiché la segnalazione dell’uomo non era ancora attiva. Quando l’avviso è arrivato, gli agenti hanno raggiunto l’auto a Molenbeek, ma lui era scomparso. In serata è stata girata alle autorità di sicurezza italiane, come a tutte le altre polizie europee, la segnalazione di Salah. Ma potrebbe non essere l’unico membro del commando in fuga. L’ipotesi è che all’operazione abbiano preso parte dodici persone.
Confermata la morte di Valeria Solesin. Si sono spente nel pomeriggio di ieri le speranze dei familiari di Valeria Solesin, la ragazza veneta di cui, dall’ora dell’attentato al teatro Bataclan, non si avevano notizie: la Farnesina ha confermato la morte della giovane. Finora sono state identificate 106 delle 129 vittime, e non 132 come comunicato in precedenza. “Nostra figlia è morta“, sono state le parole semplici, disperate, tristi e rassegnate di Alberto Solesin, il papà di Valeria, la ragazza veneziana che risultava dispersa dall’attacco di venerdì sera nella sala concerti Bataclan, in cui tre attentatori suicidi hanno ucciso 89 persone.
Il padre ha avuto la triste notizia in un primo momento dal padre del ragazzo della figlia, Corrado Ravagnani. “Purtroppo Valeria è morta” aveva riferito Ravagnani, comunicando la notizia del ritrovamento del corpo della giovane. Il fratello della ragazza, Dario Solesin, è in viaggio per Parigi per le formalità necessarie per portare la salma in patria. Il papà di Valeria dunque non ha ricevuto la triste notizia dalla Farnesina ma da chi era con lei quel tragico 13 novembre. “Non abbiamo avuto nessuna notizia dalla Farnesina ma lo abbiamo appreso da chi era con lei e da coloro che hanno seguito la vicenda lì a Parigi“. Anche la mamma Luciana Milani ormai parla al passato della figlia: “Era una persona, una cittadina, una studiosa meravigliosa. Valeria a Parigi aveva lavorato anche seguendo i barboni della città, questo dice tutto, dimostra la sua voglia di conoscere in tutte le sfaccettature le realtà che andava a studiare e frequentare“.
“Abbiamo la certezza, – ha detto successivamente il papà di Valeria – ho parlato con il console in Francia e con il fidanzato di mia figlia ieri e pare che Valeria sia morta, probabilmente da venerdì sera”. Il console italiano a Parigi Andrea Cavallari , dopo essere uscito dall’obitorio a place Mazas, dove era andato con l’ambasciatore d’Italia a Parigi Giandomenico Magliano per il riconoscimento della giovane, ha confermato la morte della giovane. E dopo qualche minuto è arrivata anche la conferma della Farnesina. Il console ha aggiunto che, per quanto riguarda il rimpatrio della salma “deciderà la famiglia cosa fare. Ci preme soprattutto essere molto vicini ai familiari e al fidanzato che è ancora qui“. Dopo il riconoscimento “ci saranno i regolari esami che vengono previsti come l’autopsia e lo scambio di informazioni con le Autorità italiane“.
Il ritratto di Valeria. Valeria, 28 anni, di Venezia, viveva da 4 anni a Parigi, era dottoranda borsista in Demografia alla Sorbona. Una ragazza tenace e solare con un cervello ‘fine’ che l’aveva portata a fare carriera a tempo di record. Cresciuta nel cuore di Venezia, a Cannareggio, era diventata cittadina del mondo. Dopo il diploma al liceo scientifico ‘Benedetti’ di Venezia, si era trasferita a Trento dove si è laureata in sociologia. Da qui era andata per un dottorato nella Ville Lumière, per proseguire i suoi studi, approfondendo il ruolo della donna divisa tra lavoro e famiglia. In pochi anni aveva già pubblicato alcuni saggi. Dai suoi amici era considerata uno dei cosiddetti “cervello in fuga” perché in Italia non trovava spazio per affermarsi.
La serata della tragedia. Venerdì sera Valeria si trovava all’interno del teatro Bataclan di Parigi nel momento dell’attacco terroristico. Con Valeria c’erano il fidanzato Andrea Ravagnani, 30 anni di Dro (Trento), rimasto leggermente ferito ad un orecchio, Chiara Ravagnani, 25 anni sorella di Andrea, e il suo fidanzato Stefano Peretti di Verona, tutti e due rimasti illesi. Mai si sarebbero aspettati che una serata di musica tra amici potesse finire così. Anche quando i terroristi hanno iniziato a sparare Andrea e Valeria non hanno avuto subito coscienza che si trattattava di un attentato. “I primi colpi sembravano effetti speciali” ha detto Andrea, che ricorda qualcosa a malapena di quei terribili momenti. Poi la mattanza, quei colpi sparati per uccidere. I quattro amici, presi in ostaggio dagli attentatori, sono riusciti a salvarsi anche dopo la seconda sventagliata sulla folla inerme, a nascondersi. Dopo il blitz delle forze dell’ordine, quando è iniziato il fuggi fuggi generale, il gruppo si è diviso e ognuno ha pensato a mettersi in salvo.
Il cordoglio di Mattarella. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha subito inviato ai genitori un messaggio in cui esprime “cordoglio e solidarietà” personali e “dell’Italia intera“. “Valeria era figlia d’Italia e d’Europa. È stata uccisa da mano barbara, fomentata da fanatismo e odio contro la nostra civiltà, i suoi valori di democrazia, di libertà e di convivenza. Valeria è stata uccisa, insieme a tanti altri giovani, perché – scrive Mattarella – rappresentava il futuro dell’Europa, il nostro futuro”.
Renzi, una borsa di studio per ricordarla. Il premier ha chiamato i genitori di Valeria Solesin, esprimendo loro la “vicinanza del Governo“. “Faremo di tutto per ricordare questa giovane ricercatrice che studiava alla Sorbona – ha dichiarato Renzi – e studieremo con la famiglia un modo per ricordarla, magari una borsa di studio che valorizzi le sue qualità straordinarie”.