Si apre una nuova pagina nella controversa vicenda del depuratore di Manduria-Sava, nel tarantino. Con una lettera inviata al Ministro dell’Ambiente Galletti e alle autorità regionali e locali coinvolte, infatti, la senatrice Daniela Donno (M5S) chiede un immediato riscontro circa gli impegni assunti in sede di esame della Legge di Stabilità dal Governo e, di rimando, dalla Regione Puglia, sull’imprescindibile necessità di salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio interessato dalla realizzazione del depuratore.
Una questione, questa, che affonda le proprie radici nel passato e che non riesce a trovare una ragionevole soluzione. Risale, infatti, al 2004, la predisposizione da parte dell’Acquedotto Pugliese del progetto preliminare di un nuovo impianto di depurazione a servizio degli abitanti di Sava, Manduria e Manduria posto in prossimità delle marine di Manduria. Nonostante numerosi atti presentati dalle amministrazioni locali limitrofe e da taluni cittadini, con deliberazione n. 1236 del 12 giugno 2012, la Giunta regionale pugliese confermava formalmente la volontà di realizzare l’impianto e l’intera rete di distribuzione. E’ evidente, però, che lo scarico a mare dei reflui per il tramite di condotta sottomarina verrebbe a determinare gravi danni all’ecosistema marino e alla risorsa naturale costiera, in aperto contrasto con il Codice dell’Ambiente.
“La situazione è più che nota sia all’Esecutivo che a tutte le autorità coinvolte. Più di un anno fa, presentavo un’interrogazione sul tema, che ad oggi non ha ricevuto nessuna risposta – dichiara la senatrice pentastellata Daniela Donno – successivamente, in sede di esame della Legge di Stabilità per il 2015 veniva presentato e accolto in Commissione Ambiente, un ODG a mia prima firma in cui si sottoponeva nuovamente al vaglio dell’Esecutivo la necessità di un confronto e di una concreta azione su queste tematiche. Nello specifico, il Governo si impegnava, nero su bianco, a sollecitare la Regione Puglia, di concerto con i Comuni di Manduria, Avetrana, Sava e Maruggio, a individuare soluzioni tecniche condivisibili che fossero in linea con le vigenti norme e che tutelassero per davvero l’ambiente e l’ecosistema. Solo attivando politiche ambientali volte al contrasto dell’intrusione marina e della costante desertificazione che affligge i nostri territori, possiamo scongiurare il rischio sempre più concreto della totale compromissione del patrimonio naturale pugliese. Non c’è da aspettare un minuto di più, Esecutivo e Regione Puglia diano riscontri immediati“.