ROMA – Ieri pomeriggio il leader della Lega
Matteo Salvini ha fatto un salto indietro nel suo passato ritornando ai tempi di Pontida e degli editti leghisti, dichiarando:
“Savona o morte. O così, o salta tutto” . La lista dei ministri leghisti, vuole sfidare il Colle e le sue prerogative dimenticando nello stesso tempo di calpestare le norme della Costituzione . L’ esito finale diventa sempre più imprevedibile, ma nello stesso tempo ricompare l’ombra sempre più visibile di una crisi infinta verso nuove elezioni.
Alla riunione in via Bellerio a Milano erano presenti numerosi dei leader leghisti, dai quali sono usciti molti “spifferi” . Dove
Salvini non ha mutato di una virgola il suo solito stile arrogante . “
Nel nostro programma non c’è l’uscita dall’euro, anche se so che Savona ha scritto quello che ha scritto ,
ma noi dobbiamo trovare i soldi per la flat tax e per ottenere più flessibilità dall’Europa. Sono io che ci metto la faccia, non Mattarella o la Merkel“. Una sfida arrogante che non prevede alcuna mediazione, solo vincitori e sconfitti. A
Salvini non importa se la persona da piegare si chiama
Mattarella e sopratutto i suoi poteri costituzionali: “
Se il Quirinale dice no – ha ribadito
Salvini –
si assume la responsabilità di non far partire il governo votato dagli italiani. Non accetta? Faccia lui il “governo ponte”, ma non sarebbe il nostro e non lo voteremo. E sono sicuro che nemmeno Di Maio lo farà” . I suoi “pasdaran” leghisti fedelissimi sono pronti ad una guerriglia mediatica, con pesantissimi affondi contro il governo del Presidente. E contro il Presidente Mattarella.
La crisi politica resta drammatica se non vergognosa. Da un lato c’è un progetto di governo “populista” che vuole muovere guerra politica all’Europa, dall’altra i leghisti pronti a chiedere il voto anticipato da affrontare nuovamente in coalizione con
Silvio Berlusconi e
Giorgia Meloni.
Salvini sta giocando su due tavoli, in quanto mentre lavora per ricostruire il centrodestra, a
Di Maio promette (o illude ? ) che la strada dell’esecutivo gialloverde sarà ripercosa “
di nuovo dopo nuove elezioni ” . In realtà
Di Maio si ritrova come paralizzato in mezzo ad un baratro politico e mediatico da cui non sa o non è capace di uscire. E tace in un silenzio assordante.
Di Maio sta lavorando giorno e notte per trovare una via politica che eviti il ritorno voto, suggerendo all’alleato Salvini ad affidare a Savona le politiche economiche del governo, immaginando per lui un dipartimento o addirittura un ministero senza portafoglio che tranquilizzi i mercati finanziari e sopratutto ottenga il semaforo verde dal Quirinale. Nella serata di ieri è circolata una nuova ipotesi che prevede la divisione del ministero in due, da una parte il Tesoro e dall’altra Finanze e Bilancio., cioè come era in passato.A
Savona verrebbe affidato quello delle Finanze eBilancio questo secondo dicastero. Un’ipotesi, una soluzione questa che
Salvini respinge fermamente, preso la voglia di fare il “duro” ed andare al muro contro muro del contro il Capo dello Stato, chiedendo a
Savona di non mollare.
Le elezioni a settembre sono l’ultimo dei pensieri del Quirinale preoccupato esclusivamente di non avere un governo nella pienezza dei suoi poteri e, quindi, in grado di produrre una manovra che possa bloccare l’aumento dell’Iva ed evitare un inedito esercizio provvisorio dello Stato. Senza dimenticare le scadenze europee che vedono l’Italia attesa al varco dagli altri partner nient’affatto comprensivi nei nostri confronti. 83 giorni dopo l’ultimo voto, dunque, l’unica certezza resta quella del conseguimento del record negativo di una gestazione mai così lunga nella storia della Repubblica, per la formazione del Governo . E tra i commentatori politici, torna a far affacciare sullo scenario la possibilità in caso di sempre più vicino “fallimento” da parte del premier incaricato Giuseppe Conte – di un Governo del Presidente.