di Paolo Campanelli
L’Italia detiene due primati logicamente incompatibili tra di loro: la più grande percentuale di bufale riconosciute e segnalate come tali, e il maggior numero “lordo” di commenti e condivisioni di notizie faziose o false di tutta Europa (seppur la seconda nazione, la Germania, non sia troppo lontana, secondo statistiche antecedenti all’estate).
Con il continuo perfezionamento dell’arte del vendere idiozie ai creduloni, in un periodo ristretto come i tre mesi estivi, nuove generazioni di bufale sono emerse: vecchie notizie provenienti dall’estero riciclate e ripresentate come attuali (soprattutto se si tratta di aree “problematiche” come Libano, Turchia e nord Africa), elenchi di danni causati in lunghi periodi che a loro dire sono avvenuti in una notte di bagordi di giovani annoiati, e notizie di “persone pubbliche” che dichiarano di voler prendere posizioni legali contro i detrattori, quest’ultime le più insidiose poiché effettivamente attuabili su base legale nella maggior parte dei casi.
Queste notizie “non vere ma quasi” sono molto più rischiose, perché più resistenti all’applicazione della logica che, normalmente, è più che sufficiente a comprendere la falsità, e conseguentemente anche le persone più argute cadono spesso e volentieri nella trappola. Ma dove un credulone vede e si fa abbindolare da una bufala, e una persona con un po’ di intuito fallisce nel convincerlo del contrario, segue una smentita non letta, una rettifica non considerata, una statistica ignorata, o una cieca e quasi fanatica necessità di forzare il proprio punto di vista, incorretto o completamente errato, su altri.
Un grave problema dei “creduloni” è la assolutistica certezza delle proprie posizioni, mentre in innumerevoli casi la loro laurea all’università della vita non fornisce loro nemmeno gli strumenti necessari ad andare oltre il titolo e leggere l’articolo in questione, vero o falso che sia. Un Credulone, una volta “guidato” a prendere una posizione, è quasi impossibile che possa modificarla, e la sua risposta preferita ad una richiesta di prove sarà inevitabilmente “informati!”. Non importa chi tu sia, non importa che tu gli abbia chiesto esplicitamente dove andare ad informarti, oppure di indicarti fonti o nomi: non sarà mai possibile ricevere una risposta più precisa.
Particolare nota è l’estrema, cieca risolutezza nell’utilizzare le loro immisurabili conoscenze in materia di legge per dimostrare il loro punto, negando a pie’ sospinto l’esistenza del’ Art.8 della Legge sulla Stampa, il diritto alla rettifica (e l’obbligo della stessa) allo stesso tempo chiamando in causa “cugini” appartenenti alle varie forze dell’ordine, e insultando ogni senso della decenza in quanto “l’ordine dei giornalisti non è una cosa seria in Italia”
Un problema di fondo di questo fenomeno è la velocità con cui una notizia diventa “vecchia”, oggi ai massimi storici; un fatto che non vada particolarmente a genio ad una persona tende a lasciare il segno più di una buona notizia (soprattutto se si tratta di politica, capace di riportare in auge torti vecchi di decenni) ma una volta che la notizia è più o meno letta, fino al momento in cui non diventa necessario ricordarsene, non è più qualcosa di cui curarsi, e ulteriori articoli al riguardo vengono ignorati in quanto…. è qualcosa che è già stato letto. Così le smentite passano sempre in secondo piano. Talvolta con risultati oltre qualsiasi limite di serietà.
La questione “Sorella della Boldrini” è ormai l’emblema, ripetuto fino alla nausea in quella che sembra una storia degna di un film horror: nella seconda settimana di Maggio per la prima volta, sedicenti giornalisti affermano di aver scoperto un racket in cui la familiare della presidente della Camera è il capo assoluto, ma in meno di una settimana, con grande disgusto da tutte le cariche politiche, persino quelle avversarie, la verità che la donna in questione sia morta da ormai un decennio è resa pubblica; lo sdegno è tale che più persone cadute nella trappola provenienti da vari ceti sociali fanno pubblica ammenda, e le sezioni italiane dei più comuni social network, tra cui Facebook e Twitter rendono più visibili e facili da usare strumenti per segnalare bufale e fake news.
Tuttavia, utilizzando i motori di ricerca e confrontando date, le accuse a Luciana Boldrini (nome tra l’altro errato, in quanto la donna si chiamava Lucia) continuano imperterrite ad essere lanciate anche oltre la metà di Agosto in relazione ad articoli giornalistici sulla instabile situazione dell’immigrazione, tanto su testate giornalistiche accreditate quanto su quelle risaputamene poco credibili. Tralasciando inquietanti implicazioni sulla qualità della cultura in Italia, è ormai evidente che è necessario che ogni singolo utente sia costretto a dover lottare per far comprendere la verità, una “radicalizzazione” del Debunking (termine inglese che indica l’analisi e spiegazione sistematica delle bufale), e una necessità del rendere gli utenti Indignati verso la propria mancanza di cultura e capacità di riconoscere le caratteristiche che si ripetono sempre uguali in ogni falsa notizia.