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14 Agosto 2024 19:21
14 Agosto 2024 19:21

La tassa di soggiorno un tesoretto da 700 milioni l’anno senza trasparenza sul suo utilizzo

Se aumentata alla somma "monstre" di 25 euro allontanerebbe senza alcun dubbio la stragrande maggioranza dei visitatori stranieri dalle città italiane

La tassa di soggiorno è una delle questioni principali dell’estate 2024 . Il suo valore è sicuramente una opportunità di profitto ma non sempre è trasparente la destinazione delle risorse incassate con questa imposta. Costituisce senza alcun dubbio una miniera per i comuni italiani che di anno in anno cresce, raggiungendo nel 2023 la somma di 702 milioni di euro, con un incremento del +9,5% rispetto al 2022. Tuttavia resta inesistente la dovuta necessaria trasparenza sull’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali introiti, ed è sempre più concreto il rischio che i proventi della tassa vengano utilizzati dagli enti locali per coprire buchi di bilancio, in violazione della normativa di settore.

Lo denunciano le associazioni consumatori intervenendo in merito all’ipotesi di un aumento dell’imposta di soggiorno che qualcuno vorrebbe fare salire fino a 25 euro destinando parte degli incassi alla raccolta e smaltimento dei rifiuti. Attualmente l’imposta varia da 1 a 10 euro a ospite per notte, a seconda della località e della tipologia di struttura ricettiva, e i comuni che la applicano sono saliti dagli 11 del 2011, anno di reintroduzione del balzello, ai 1.013 del 2023 . L’ amministrazione comunale di Roma Capitale, applicando una tariffa media di 5,5 euro, lo scorso anno ha registrato incassi stimati in circa 120 milioni di euro annui grazie alla tassa di soggiorno, e si prevede che entro il 2024 il gettito arriverà a 180 milioni di euro . La città di Venezia nel 2023 ha raccolto circa 38 milioni di euro , Firenze 72 milioni di euro, che si prevede diventeranno 77 milioni a fine 2024.

Per capire come la tassa di soggiorno sia aumentata in Italia, basti pensare che nel 2012 l’introito garantito da tale balzello si fermava a 162 milioni di euro (-77% sul 2023), 403 milioni nel 2015 (-43% sul 2023). E se torniamo indietro nel tempo, la precedente imposta di soggiorno al momento della sua soppressione al 31 dicembre 1989 (in vista dei Mondiali di Calcio del ’90), generava 80 miliardi di lire all’anno, l’equivalente di circa 96 milioni di euro di oggi, cioè un gettito oltre 7 volte inferiore agli attuali introiti totali.

A far ritenere la tassa di soggiorno sempre di più come un “pozzo di petrolio” a disposizione delle Amministrazioni. comunali , sono i dati sul turismo in Italia: il 2023 si è chiuso infatti con 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze, +3 milioni di arrivi (+2,3%) e +14,5 milioni di presenze (+3,3%) rispetto al 2019. Un trend che cresce anche nel 2024, e gli analisti prevedono un boom di presenze in Italia pari a 467,2 milioni per l’anno in corso.

L’art. 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che reintrodusse l’imposta in Italia , stabilisce espressamente che “Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali” ma nonostante ciò è assente del tutto la trasparenza circa la reale destinazione dei proventi raccolti attraverso la tassa di soggiorno, e nessuno è a conoscenza di come i Comuni utilizzino i fondi derivanti dall’imposta, con il rischio concreto che gli incassi siano usati per coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni e non per finalità turistiche come prevede la norma. Manca una rendicontazione pubblica e accessibile a tutti, al pari di quella prevista per i proventi delle sanzioni stradali, che consenta ai cittadini di capire come vengano usate le risorse raccolte e quali interventi finanzino concretamente.

I turisti non devono essere usati dai Comuni come bancomat per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno. Una tassa che, se portata a 25 euro, allontanerà i visitatori stranieri dalle città italiane a tutto danno del turismo. Qualsiasi rimodulazione dell’imposta dovrebbe essere vincolata all’obbligo per le Amministrazioni Comunali di pubblicare la destinazione reale dei fondi raccolti in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti, o in caso contrario saranno inevitabili (minacciano le associazioni di consumatori) i ricorsi contro l’ennesima misura a beneficio delle casse comunali e a danno degli utenti.



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