ROMA – Una trattativa complicata, giocata su più livelli che si è sbloccata soltanto quando il premier Conte, in continuo contatto costante con il ministero di via Arenula, ha potuto garantire a Maria Elena Boschi “fiduciaria” di Matteo Renzi un atteso segnale politico sulla giustizia. Il guardasigilli Bonafede ha offerto un’apertura sulla prescrizione “E’ fondamentale un processo dai tempi certi e ragionevoli” ha detto, aggiungendo : “In maggioranza su questo tema ci siamo divisi, sarà importante una commissione ministeriale per valutare l’efficacia della riforma, perché la garanzie della difesa e la ragionevole durata dei processi dono due punti imprescindibili”.
Il faccia a faccia di ieri tra Conte e la Boschi, “coperto” dai rispettivi staff attraverso i quali non è mai arrivata una conferma ufficiale, si è rivelato di fatto fondamentale e decisivo. La capogruppo di Italia Viva in Parlamento è uscita dall’incontro molto soddisfatta, dopo che la trattativa si era sbloccata.
A quel punto il premier Conte ha deciso di sciogliere la personale riserva andandosi a sedere sui banchi del Governo, nell’aula del di Palazzo Madama, accanto al suo ex allievo all’ Università di Firenze, incredibilmente diventato ministro della Giustizia. Una presenza più “scenografica” che di perso politico, per ribadire il sostegno a Bonafede, nella consapevolezza che non si rischiava più una crisi di governo e probabilmente il premier poteva custodire la sua poltrona di Palazzo Chigi. Ma il gesto è stato anche un segnale per riconoscere politicamente Renzi approvando il suo intervento, assicurandogli un maggior riconoscimento politico richiesto.
Il passaggio significativo è arrivato immediatamente dopo. Una delle accuse più insidiose di Italia Viva al ministro di giustizia era stata nei mesi quella di lavorare un’agenda giudiziaria esclusivamente di “stampo grillino”. Sulle riforme il Guardasigilli ha assicurato che è “consapevole che occorre un confronto con le forze della maggioranza costante e approfondito, e una leale collaborazione”. E’ stato questo “il passaggio fondamentale”, commenta pretendendo l’anonimato uno dei “colonnelli” più di peso del Movimento di Matteo Renzi che con meno del 3% dei consensi, riesce a condizionare la vita politica del Governo, ancora di più di quando guidava il Partito Democratico.
“Tutto è bene quel che finisce bene” ha commentato un senatore di Italia Viva subito dopo l’intervento in aula di Matteo Renzi che ha graziato Bonafede, non aprendo una crisi di governo. Ma solo “per ora”, ha precisato nel suo intervento Renzi dopo’ ritirato l’ennesimo ultimatum al Governo Conte, che fino alla dichiarazione di voto del leader di Italia Viva stava sul filo del rasoio sopravvivendo grazie ai voti determinanti del suo partitino.