ROMA – La vera situazione generale nelle Regioni d’ Italia dopo le ultime elezioni Regionali, che ieri hanno coinvolto Emilia Romagna è stato riconfermato il governatore dem Stefano Bonaccini mentre in Calabria la vittoria e la maggioranza è andata a Jole Santelli, candidata di Forza Italia per il centrodestra e prima governatrice donna, è ben diversa da quella che vi raccontano i giornali schierati da sempre con il centrosinistra o negli ultimi con il M5S.
Esiste una nuova mappa nelle Regioni d’Italia, che rispetto a soli sei anni fa vede oggi un netto cambiamento . Un cambiamento che illustri “politologi” ( o meglio conta frottole !) non riescono a percepire.
Il Corriere della Sera unico giornale serio ed equilibrato, ha messo correttamente a confronto le ultime precedenti elezioni regionali 2014 con quelle del 2020. Ebbene sei anni fa, le Regioni italiane guidate dal centrosinistra erano 16, mentre solamente 3 erano amministrate dal centrodestra. Successivamente il rapporto di forze politiche nel 2019, si era ribaltato ed il voto per la Regione Umbria aveva consegnato la vittoria a Donatella Tesei, della coalizione di centrodestra.
Adesso dopo il turno elettorale di domenica scorsa, conclusasi con un “pareggio” tra le due coalizioni, con la sconfitta del centrosinistra nella Regione Calabria dove ha perso la maggioranza e la guida, le proporzioni rimangono invariate. Se l’Emilia Romagna resta rossa, quindi, la Calabria si colora di azzurro (nella mappa sono colorate in rosso le regioni guidate dal centrosinistra e in azzurro quelle guidate dal centrodestra).
Il governatore uscente Stefano Bonaccini ha vinto con il 51,4% contro il 43,6% di Lucia Borgonzoni e il Pd è rimasto primo partito della Regione col 34,7% a fronte del 31,9% ottenuto dalla Lega. Per molti “politologi”…si tratta di una sconfitta netta, considerato anche il fatto che, a differenza di cinque anni fa, ha votato quasi il 30% in più degli emiliano-romagnoli: si è passati dal 37,8% del 2014 al 67,7%.
La scarsa affluenza, alle precedenti elezioni Regionali del 2014, è da considerarsi un’anomalia cosneguente alle dimissioni anticipate dell’ex governatore Vasco Errani che venne condannato in primo grado nell’ambito del processo sul caso “Terre emerse”, inchiesta dalla quale due anni dopo è stato assolto . particolare che la dice tutta sulle ingerenze della magistratura sulla vita politica democratica del nostro Paese.
Ma non solo. Infatti, l’allora segretario del Pd, Matteo Renzi si trovò a dover scegliere tra due “fedelissimi”: Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, entrambi indagati (poi assolti) per l’inchiesta sulle “spese pazze” che coinvolse numerosi ex consiglieri regionali dell’Emilia Romagna. Questa volta, invece, l’aumento di partecipazione alle Elezioni regionali è stato causato dalla personalizzazione dello scontro politico voluta da Salvini contro il Governo e dalla conseguente mobilitazione voluta dalle “sardine”.
Se è vero che i consensi per Bonaccini sono leggermente aumentati (dal 49% al 51%), è altrettanto vero che il distacco dal suo sfidante si è notevolmente ridotto. Nel 2014, infatti, il leghista Alan Fabbri, attuale sindaco di Ferrara, si fermò al 29, 8%, mentre la Borgonzoni, ha ottenuto 14 punti percentuali in più. raggiungendo il 43,6%, Un risultato certamente non pessimo per una candidata che è stata dipinta ripetutamente in cmpagna elettorale dal proprio rivale Bonaccini come “debole“, “invisibile” “inconsistente“.
Nicola Zingaretti che è felice per il 34,7% conseguito domenica, ma dovrebbe ricordarsi che il Pd cinque anni fa ottenne il 44,5% e, quindi, l’emorragia di consensi per la sinistra emiliano-romagnola che ha perso quasi 10 punti in percentuale di consensi, non si è affatto arrestata, come invece vogliono far credere ai propri iscritti ed agli italiani.
Le regioni Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia e Campania sono governate da forze di centrosinistra. Infatti, queste 6 regioni sono guidati rispettivamente da Stefano Bonaccini, Enrico Rossi, Luca Ceriscioli, Nicola Zingaretti, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca. Altre 13 regione italiani, invece, sono amministrate dal centrodestra, con il Trentino Alto Adige che vede le due province di Trento e di Bolzano sotto la guida di due politici diversi: Maurizio Fugatti della Lega a Trento e Arno Kompatscher, del Partito popolare sudtirolese a Bolzano.
Adesso bisognerà aspettare il voto di maggio e giugno in altre 6 Regioni, che verranno chiamate al voto, cioè Veneto, Toscana, Campania, Puglia, Marche e Liguria per avere una nuova mappa dell’Italia definitiva per il 2020.