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29 Marzo 2025 17:36

La verità del pensiero di Giovanni Falcone sulla separazione delle carriere dei magistrati

Qualcosa che è sfuggito a qualcuno nel durissimo scontro dialettico (e poco istituzionale) fra il procuratore di Bari, Roberto Rossi, e il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto durante una trasmissione televisiva quando Sisto ha citato Falcone tra le figure favorevoli alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. E questa volta il CORRIERE DEL GIORNO fa parlare la "vera" voce ed il pensiero di Giovanni Falcone
di Antonello de Gennaro

Dopo le recenti polemiche sullo scontro televisivo fra il viceministro di giustizia on. Francesco Paolo Sisto ed il procuratore di Bari Roberto Rossi ,sulla separazione delle carriere. Il viceministro, ha letto alcuni stralci di un’intervista di Giovanni Falcone rilasciata il 3 ottobre del 1991 al giornalista Mario Piraino.  Quelle che seguono sono le parole, mai smentite, di Giovanni Falcone: “Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. Gli occorrono, quindi, esperienze, competenze, capacità, preparazione anche tecnica per perseguire l’obbiettivo. E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para-giudice

Ma per chiudere ogni possibile equivoco o interpretazione “bugiarda” e di parte, vale la pena di ricordare che nell’intervista di Mario Pirani a Giovanni Falcone, il magistrato spiegava come nel nuovo modello accusatorio il pubblico ministero “non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere come invece è oggi è, una specie di para-giudice”. Nel nuovo sistema “il giudice si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’esecutivo” (La Repubblica del 3 ottobre 1991).

“Assolutamente no, questa è una bugia – ha sostenuto il procuratore di Bari Roberto Rossi urlando contro il viceministro Sistoè una bugia grande quanto una casa, l’intervista dice ben altro. E’ una bugia che offende una persona che è morta per questo Paese“.  Rossi ha sostenuto, senza produrre alcun documento probatorio, che in quell’intervista Falconesi riferiva al giudice istruttore, che prima della Riforma Vassalli faceva il pm e il giudice“. “Ma quale giudice istruttore – ha reagito con tono altrettanto duro il vice ministro Sistoqui si parla del dibattimento e siamo nel 1991, Falcone non parla del giudice istruttore e dice che il pm non deve avere alcuna parentela col giudice”. “Parla di parentela tecnica – ha sostenuto Rossi -. Io ho parlato personalmente diverse volte con Falcone, l’ho sentito decine di volte, ora viene presa una frase che dice ben altro: stai offendendo Falcone. Tu non l’hai conosciuto Falcone“. A qualcuno di noi che Falcone lo conosceva molto ma molto bene, e ci ha anche lavorato a stretto contatto questa ipotetica sbandierata frequentazione di Rossi non risulta.

Falcone, sulla magistratura aveva un’idea molto ben nota e chiara: “se l’autonomia della magistratura è in crisi dipende anche dall’Anm, organismo che tutela interessi corporativi… e dalla pretesa inconfessata di considerare il magistrato una sorta di superuomo infallibile ed incensurabile“. Giovanni Falcone nel 1988 a proposito dei necessari adeguamenti ordinamentali imposti dal quel nuovo modello scriveva : “Altri interventi, però, sono necessari sul piano legislativo e di ciò le forze politiche e sociali cominciano ad acquisire piena consapevolezza”, “bisognerà valutare se e in quali limiti l’obbligatorietà dell’azione penale e l’unicità delle carriere dei magistrati, inquirenti e giudicanti e la stessa appartenenza del PM all’ordine giudiziario siano compatibili con il nuovo sistema. Mi rendo conto di accennare a temi di grave portata e su cui ancora l’analisi è appena agli inizi ma trattasi di questioni aperte che non verranno risolte semplicemente esorcizzandole o, peggio, muovendo da posizioni preconcette o corporative” (Atti del Convegno “Un nuovo codice per una nuova giustizia”, 8 ottobre 1988).

La contrapposta discussione è proseguita per qualche minuto, ed il viceministro Sisto ha invitato Rossi ad abbassare i toni, ma il procuratore di Bari che forse era convinto forse di stare in un aula di giustizia e che Sisto parlasse in veste di avvocato, ha replicato senza alcun dovuto garbo istituzionale: “E’ una bugia. Stai imbrogliando, io con Falcone i toni non li abbasso, stai offendendo Falcone”. Povero Giovanni Falcone, lasciatecelo dire, che di questi difensori dell’ultima ora non aveva ed ancora oggi non ha assolutamente alcun bisogno. Provate ad immaginare se fosse stato un giornalista a dare del “bugiardo” al procuratore Rossi in televisione cosa sarebbe successo !

La versione integrale di quello che Falcone con la sua voce, diceva sulla magistratura

Intervenendo in quello stesso periodo ad un convegno di Mondo Operaio, Falcone affermava, a proposito del nuovo codice che di lì a poco sarebbe entrato in vigore, come “inevitabilmente per il suo funzionamento occorre una profonda trasformazione dell’ordinamento giudiziario e non è pensabile né logicamente plausibile in un codice che accentua vistosamente le caratteristiche di parte del PM pensare che le carriere dei magistrati, del pubblico ministero e quelle dei giudici potranno rimanere ancor a lungo indifferenziate(Convegno Mondo Operaio del 28 luglio 1988, archivi di Radio radicale).

Questi per buona pace di Rossi e dei suoi compagni di corrente, sono documenti, che nessun dubbio lasciano circa il fatto che Giovanni Falcone rivendicasse pubblicamente, con buona pace di chi ostinatamente lo nega, il suo personale favore alla separazione delle carriere.

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Grazie, Antonello de Gennaro

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