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22 Luglio 2024 10:44
22 Luglio 2024 10:44

La Verità scoperchia cosa accade dietro le quinte della procura di Perugia e non solo….

La ricostruzione della «Verità» sul caso Perugia mette a nudo un sistema che condiziona pesantemente la vita pubblica e la stessa libertà di stampa, che viene invece sbandierata per perpetuare il verminaio. Occorre che si intervenga per smontarlo. Ed anche in fretta.

E’ il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro con un inchiesta del collega Giacomo Amadori, a svelare le nefandezze presenti dentro l’inchiesta. “Deve essere stato strano per i pm Gemma Miliani e Mario Formisano andare a perquisire il loro «amico” (così lo definivano nelle chat con lui) Raffaele Guadagno, il cancelliere che ha patteggiato 1 anno e 2 mesi di reclusione per “accesso abusivo” al database dei procedimenti penali e per “rivelazione di segreto“. Per l’accusa il cancelliere “gola profonda ” dei giornalisti amici “avrebbe illecitamente scaricato almeno 1.800 atti processuali nell’arco di pochi mesi” scriveva ieri La Verità.

Le notizie in essi contenute guarda caso sono state in buona parte pubblicate sui media, ma punbtualmente gli inquirenti non hanno contestato alcun reato ai cronisti , contrariamente a quanto invece accaduto nel procedimento sulla diffusione da parte del tenente Striano della Guardia di Finanza, di segnalazioni di operazioni sospette (che sono documenti redatti da Banca d’Italia e quindi in origine non costituiscono notizie di reato). In Italia le Procure nonostante il tentativo della commissione a suo tempo costituita dal Csm, che redasse le linee guida destinate ai magistrati sull’informazione, ed i vani tentativi della riforma Cartabia, continuano a essere dei colabrodo, ma i magistrati sono meno implacabili su questo genere di fughe di notizie. Anche perchè spesso e volentieri le consentono proprio loro.

I sostituti procuratori della repubblica di Perugia Miliani e Formisano stanno processando gli ex pm della Procura di Roma Luca Palamara e Stefano Fava per i medesimi reati contestati a Guadagno. Eppure, “come risulta chiaramente dalle chat depositate agli atti”, scrive Giacomo Amadori sul quotidiano La Verità, “qualche informazione su giornali e tv la veicolavano pure loro, anche grazie al supporto del cancelliere. Ma poi, un giorno, ai due è toccato andare a bussare alla porta di casa del collega d’u fficio con un mandato di perquisizione in mano”. Il procedimento viene iscritto dopo l’uscita, il 9 luglio 2022, di un articolo del Fatto Quotidiano e dei servizi della Repubblica e del Corriere della Sera del giorno successivo.

Il motivo? I tre giornali avevano interi stralci della richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla cosiddetta Loggia Ungheria. L’ 11 luglio 2022 il procuratore Raffaele Cantone insieme all’impiegato addetto al settore informatico estrae i file di log degli accessi al procedimento. E qui scopre che Guadagno, il precedente 7 luglio, aveva scaricato il succitato documento, motivo per cui il cancelliere viene iscritto sul registro degli indagati. Cantone assegna il fascicolo ai pm Miliani e Formisano, i quali, nonostante siano ben consapevoli dei rapporti di familiarità che intrattengono con il cancelliere, non si astengono.

Lo stesso giorno, in Procura viene approntato il decreto di perquisizione. Quando i due pm amici del cancelliere si presentano a casa sua, nell’appartamento trovano soltanto sua figlia . La giovane ragazza scongiurando ulteriori fastidi consegna il personal computer del padre, . “Al telefono, in vivavoce, – continua il racconto circostanziato di Amadori l’avvocato Chiara Lazzari, appresi i capi di accusa, contesta un difetto di competenza, dal momento che la Procura di Perugia risulterebbe parte offesa. Gli inquirenti non si fermano. L’ufficiale di polizia giudiziaria, il capitano Tamara Nicolai, mette a verbale che lei, Cantone ed i due pm, alle 19:45, hanno proceduto alla notifica del decreto“.

La Miliani e Formisano sanno benissimo che su quel pc, ma soprattutto sui cellulari che sequestreranno il giorno successivo, ci sono le loro comunicazioni confidenziali che hanno intrattenuto con l’indagato. E continuano a non astenersi. Sui file di archivio di Whatsapp risulta un’ultima chiamata fatta dalla pm Miliani al cancelliere Guadagno alle 17:27 dello stesso 11 luglio, rimasta senza risposta, cioè quando il cancelliere era già sotto inchiesta e stava per ricevere la visita degli inquirenti . Si chiede Amadori se “quella telefonata è partita per caso?

La sera, di ritorno dal Nord Italia, il cancelliere Guadagno, prima di rientrare a casa, incontra Luca Calzolari, un tecnico informatico. Gli consegna il cellulare per effettuare un backup in vista del sequestro del dispositivo. Poi spiega di aver spedito un documento riservato a un amico cronista. Vuole “essere sicuro che la mail che aveva inoltrato al giornalista non potesse essere più recuperata“. Il tecnico inizialmente accetta l’incarico, ma il giorno dopo intelligentemente si presenta spontaneamente in Procura per consegnare il telefonino ricevuto e riferire quanto avesse appreso da Guadagno.

Due giorni dopo, esattamente Il 13 luglio 2022 i pm Miliani e Formisano lo sentono a verbale. E successivamente due giorni dopo convocano a Perugia il giornalista Antonio Massari inviato del Fatto Quotidiano per ascoltarlo “come persona informata dei fatti” e quindi senza avvocato al seguito. Nel procedimento a partire dal 3 agosto 2022 non risultano più atti firmati da Formisano e dalla Miliani. “Non è dato sapere se i due si siano, seppur in ritardo, astenuti o se Cantone li abbia sollevati dall’incarico” scrive La Verità.

Nel cellulare di Guadagno sono state rinvenute le chat dalle quali risulta un rapporto di stretta amicizia con i due magistrati della Procura di Perugia. Quando, l’8 luglio 2022, Cantone fa diffondere dalla sua segreteria il comunicato stampa sulla Loggia Ungheria, Guadagno scrive alla Miliani: “Una bomba avete esplosa”. facendo riferimento al “lavorone” fatto e al determinante ruolo avuto dal procuratore. Poi Guadagno la butta lì: “Quando ti è possibile mandare anche per mail…“. La Miliani gli risponde: “Quando si calmano le acque”, aggiungendo l emoticon del faccino che strizza l’occhio. Guadagno, in realtà, aveva già scaricato la richiesta di archiviazione il giorno prima.

Andando indietro nella chat il giornalista Giacomo Amadori scopre ed evidenzia che il rapporto tra i due è di lunga data. Il 2 dicembre 2016 la Miliani scriveva a GuadagnoCome sta Raffaele? Ti pensiamo sempre”, accomunando al messaggio anche suo marito giornalista. Seguono anche delle comunicazioni che riguardano vicende dell’ufficio che mal si conciliano con le competenze di un cancelliere addetto alle esecuzioni. Come, per esempio, le indagini che colpiscono il procuratore aggiunto Antonella Duchini.

Guadagno si vanta di essere molto informato, anche grazie all’amicizia con il pg Fausto Cardella, e la Miliani lo incalza: “Se tu vorrai parlarmi bene. Di certo vorrei spiegazioni ufficiali da chi dovrebbe darmele. Vorrei mantenere la fiducia in chi ho avuto accanto in questi anni”. Il 18 luglio 2017 Guadagno scrive alla pm Miliani: “Ma è vero che la dottoressa Duchini va al Csm come incarico?“. La pm gli risponde: “[…] Di certo non resterà a Perugia a lungo. Ma è solo una mia personalissima idea“.

Idea che tuttavia si rivela profetica anche per le iniziative adottate proprio dai magistrati della Procura di Perugia. Il rapporto di amicizia con la pm si nutre pure di prodotti tipici, come le mozzarelle che Guadagno, di origini campane, non fa mancare all’amica. Il 25 aprile 2018 I due parlano del giudizio sulla professionalità di un magistrato donna, probabilmente la stessa Duchini, che ha ricevuto parere contrario dal capo dell’ufficio e, per questo vuole rivolgersi al Consiglio giudiziario, dove Cardella è componente di diritto. Guadagno scrive: “Fausto fa una contromossa… quando tu vuoi andare da lui […] è a disposizione come sempre”. La Miliani di rimando: “Dal consiglio giudiziario?? È matta? Si fa pure sentire?“. Il 14 gennaio 2020 il magistrato invita Guadagno, che chiama affettuosamente “Raf“, a una cena a base di pesce a casa sua, a cui parteciperanno anche dei giornalisti. Il giorno dopo il cancelliere la ringrazia “per la bella serata insieme“. La pm Miliani è altrettanto soddisfatta: “Siamo stati molto bene“. Amici e commensali prima, inquirente e indagato poi. Tutto è possibile, a Perugia ancora di più, scrive Amadori.

Nella chat tra Guadagno e Formisano, come il quotidiano la Verità aveva scritto il giorno prima, si trovano messaggi relativi all’organizzazione di una campagna “mediatica” contro la Duchini. Il 20 luglio 2018 il Gip di Firenze rigetta la richiesta di misura cautelare nei confronti della toga indagata. Formisano in un messaggio fa riferimento a un’ordinanza in possesso di Cardella. Formisano è un sostituto procuratore e Guadagno un cancelliere addetto alle esecuzioni, quindi – giustamente fa notare La Verità – non si comprende come possano essere interlocutori del pg ed avere atti che riguardano il procedimento disciplinare o penale della collega d’ufficio.

Guadagno controlla anche i movimenti della donna, che riferisce al pm in tempo reale. Come quando, il 25 luglio 2018, la Duchini si reca in ufficio alle sette del mattino e va via prima delle otto, marcata a vista da Guadagno. Il cancelliere si intromette anche nella gestione degli arrestati. Il 17 settembre 2018 scrive al pm Formisano: “Mario scusa l’ora tarda. So che sei di turno. So che hanno fermato la sorella di E.(una comune amica, ndr). Mi ha appena scritto: sperano che venga arrestata, per il suo bene e per i figli. Dice che si fa di eroina. Avrebbe aggredito i poliziotti. Ti volevo dire solo questo. Scusa tanto“. “Seguirò tutta la situazione” lo rassicura Formisano. Anche il rapporto con il magistrato, come quello con la collega Miliani, si nutre di prodotti tipici. Il 28 settembre 2018 il cancelliere scriveva a Formisano: “Mario nella tua macchina trovi una scatola… dentro due pacchi di mozzarella… uno è di Paolo che mi ha detto che non lo vuole… se è vero, prendi tutto tu“.

Che il conflitto di interesse sia palese risulta ancora più evidente quando, il 3 agosto 2022, il difensore deposita una memoria di Guadagno nella quale conferma, almeno in parte, le dichiarazioni che aveva reso, il 7 gennaio 2022, all’ avv. Benedetto Buratti difensore di Luca Palamara, nell’ ambito delle indagini difensive a favore dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati: “Ho riferito che, molto tempo prima, l’autista della Procura mi aveva detto che il dottor Formisano quando andava a Roma per ragioni di ufficio, a volte, incontrava il, procuratore Luigi De Ficchy (il suo vecchio capo, ndr) ormai in pensione, e che la dottoressa Gemma Miliani aveva presentato una richiesta di astensione, poi respinta, nel procedimento Palamara“.

Infatti in un’intercettazione captata dal famoso trojan si parlava dei rapporti che la pm Miliani aveva con la moglie di uno dei magistrati citati nell’inchiesta, ma non indagati. “La dottoressa Miliani si era posta un problema di opportunità a proseguire nell’assegnazione del fascicolo Palamara; così io le consigliai per sua serenità […] di presentare, su protocollo riservato, una richiesta di astensione. Lei così fece e l’allora procuratore De Ficchy la rigettò e lei proseguì. Di questi fatti io ne ho conoscenza diretta, perché ne parlai con lei diverse volte durante quel periodo. […] Nel corso della mia vita lavorativa mi è capitato spesso che i pubblici ministeri in servizio presso la Procura di Perugia mi chiamassero e volessero confrontarsi con me su questioni processuali e scelte investigative, e ciò in ragione della mia esperienza trentennale, ed è in questa ottica che la Miliani parlò con me”.

Il cancelliere Guadagno era una sorta di confessore e consigliere. Prima di diventare l’indagato e, forse, il capro espiatorio di una indefessa diffusione di atti processuali. Chissà se la Procura ha inviato le chat qui descritte al Csm così come fece con quelle di Palamara” . Una domanda più che legittima e pertinente quella del collega Giacomo Amadori, che probabilmente non troverà risposte. Nella magistratura si usa fare così.

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