di Silvia Signore
Ogni anno, il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne che è stata istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite. Questa data è stata scelta per commemorare la vita, l’attivismo e soprattutto il coraggio di tre sorelle: Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, che hanno combattuto per la libertà nel loro Paese. Va considerata violenza ogni forma di abuso di potere e controllo che si può manifestare come sopruso fisico, sessuale, psicologico, economico, violenza assistita e di matrice religiosa.
Simboli della lotta contro la violenza sono le scarpe che simboleggiano il vuoto lasciato dalla perdita di una donna, ed il colore rosso che rappresenta il sangue e il sacrificio delle vittime. Altro simbolo sono le panchine rosse.
Nel mondo viene stimato che 736 milioni di donne abbiano subito violenze sessuali, o comunque fisiche. Nei primi sei mesi del 2024 sono state commesse In Italia oltre 2.900 violenze sessuali, in gran parte nei confronti di donne, e più di 8.500 atti persecutori. Sono 2 milioni e mezzo le donne che nel corso del 2022 riferiscono di vivere attualmente situazioni di violenza psicologica, subendo atti di controllo, denigrazione e umiliazioni da parte di persone vicine, .
Questa violenza psicologica è la più diffusa, ed è per questo motivo che è necessario accendere i riflettori su questa specifica forma di violenza, quella che si può definire una vera e propria violenza occulta, che molto spesso non viene riconosciuta da chi la subisce, poichè non lascia tracce visibili ma crea danni talvolta anche irreversibili sulla vita delle vittime. Si manifesta principalmente all’interno di una relazione sentimentale, ma non si possono non considerare anche situazioni come quella familiare e lavorativa.
La violenza psicologica è una violenza meschina perché colpisce la vittima attraverso la manipolazione e la svalutazione di se stessa attraverso l’ insinuazione di dubbi che affliggono e condizionano donne purtroppo deboli e prive di autostima. Offese, accuse, atti denigratori, minacce, insulti, umiliazioni, svalutazioni, isolamento sociale, limitazione della libertà, controllo, proibizioni di frequentare amici e parenti, esclusione dalle decisioni importanti che riguardano la famiglia o la coppia, svalutazioni legate ai ruoli sociali, svalutazioni dei risultati conseguiti, ridicolizzazioni in pubblico, forme di controllo generalizzato monitoraggio degli spostamenti, delle relazioni, dei canali social, delle mail, del telefono, delle password, delle spese, dell’abbigliamento, sono gli squallidi e deteriori strumenti utilizzati per mettere in atto questa violenza.
E’ sempre presente peraltro, come minimo comune denominatore, insieme alle altre violenza: fisica, economica, sessuale ma può anche manifestarsi in loro assenza. Nella maggior parte dei casi sono gli uomini nei confronti delle donne ad usare questo tipo di violenza per ottenere il controllo e la sottomissione della donna. Gli effetti di questa violenza su chi la subisce possono essere devastanti. I manipolatori emotivi possono generare nelle proprie vittime dei sentimenti come il senso di colpa, la vergogna, la paura e l’ impotenza che portano la vittima a sviluppare ansia, stress e depressione.
La pressione psicologica manipolatrice è caratterizzata, quindi, da azioni che l’abusante utilizza per ottenere il controllo ed il dominio sulla propria partner, instillando in essa paura, intaccandone l’autostima e compromettendone la percezione della propria identità portando la vittima a sentirsi sempre più inadeguata, colpevole, incapace.
Love Bombing: manipolazione affettiva una violenza da non sottovalutare
La traduzione di “Love bombing” equivale ad un “bombardamento d’amore” e si riferisce a un comportamento manipolativo, emotivamente abusante, utilizzato da alcune persone per ottenere qualcosa, controllare o sottomettere emotivamente qualcuno attraverso manifestazioni, talvolta eccessive e non sincere, di affetto e attenzioni. Questa è una tecnica molto comune tra i manipolatori emotivi e di cui molte donne sono vittime.
Sentirsi sommersi d’amore potrebbe rappresentare un sogno finché non ci si rende conto che talvolta, in realtà, è una violenza emotiva manifestata sotto mentite spoglie. E questa è la forma più comune di abuso psicologico che ha presa sulla vittima non solo per la mancanza di autostima ma trova le sue fondamenta nella biochimica, in quanto si instaura in un rapporto di dipendenza fisica da una sostanza prodotta dal nostro corpo che è la dopamina. Il “love bombing” consiste in un gioco “perverso” di alti e bassi, di dare amore e toglierlo.
Questo gioco di gratificazione-delusione, talvolta può causare alti e bassi emotivi che innescano una vera e propria dipendenza. I momenti di eccessiva gratificazione come quelli innescati sono sostenuti dalla dopamina, che trasmette euforia e dalla serotonina, che invece mantiene elevato il tono dell’umore. Al contrario, quando la vittima sperimenta i “bassi“, sprofonda in una vera e propria crisi di astinenza, ed a quel punto tutto ciò che desidera è “un’altra dose”, per sperimentare di nuovo l’altezza della gratificazione, e ripristinare i livelli di dopamina. Inoltre, la successiva gratificazione, oltre che portare alle stelle i livelli di dopamina, comporterà una massiccia produzione di endorfine in conseguenza al precedente stimolo doloroso.
Non chiamatelo “amore”.
È solo violenza.#25novembre pic.twitter.com/4pLqHqLTZ7— Maria Elisabetta Alberti Casellati (@Min_Casellati) November 25, 2024
Questo fenomeno è molto importante e va analizzato con la massima attenzione perché alla base delle violenze psicologiche, sono presenti delle vere e proprie problematiche di dipendenze come quella affettiva dalla quale risulta molto difficile uscirne ed è per questo motivo che molte donne non si rendono conto di subire violenze ed accettano inconsciamente maltrattamenti e vessazioni esclusivamente per la paura di essere abbandonate e di non poter ricevere più amore. “Non chiamatelo ‘amore’. È Solo violenza” ha affermato oggi su X la ministra per le riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati, una frase questa che lascia spazio a grandi riflessioni.
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