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22 Novembre 2024 05:13

L’Allarme via chat e porta a porta, ecco come non ci sono state vittime nell’incendio di Milano

I Vigili del fuoco di Milano sono intervenuti con 17 squadre che hanno dovuto combattere ancora dei focolai e sono riusciti a ispezionare fino all’ottavo piano e stanno verificando la resistenza della struttura. Il rogo di via Antonini, ieri a Milano, con un grattacielo andato completamente in fumo, non si è trasformato in tragedia.
di Alessandra Monti

“Ero appena tornato a casa dalle vacanze, ho sentito un forte odore di fumo già sul pianerottolo, mi sono affacciato dalla finestra e ho visto le volute di fumo provenire dall’appartamento di sotto al quindicesimo piano”: così un inquilino del piano alto ha raccontato, in sostanza, agli investigatori, nell’inchiesta della Procura di Milano, il momento in cui ha lanciato l’allarme per il rogo. Una ragazza che ha subito capito la gravità della situazione, un padre che è corso a bussare alle porte e una chat di condominio che si è dimostrata molto più che utile: così il rogo di via Antonini, ieri a Milano, con un grattacielo andato completamente in fumo, non si è trasformato in tragedia. A raccontarlo sono gli abitanti del sedicesimo piano, che hanno visto fumo e fiamme salire dal livello sottostante e hanno dato l’allarme con tutti i mezzi possibili.

“E’ stata la figlia a dare l’allarme – racconta un altro condomino che abita sullo stesso pianerottolo – io ero da poco uscito di casa e mi ha chiamato il mio vicino, il padre della ragazza, che è minorenne, per avvertirmi di ciò che stava avvenendo, poi ho saputo che è stata lei la prima a vedere il fumo e le fiamme che salivano dal piano sottostante, anche perché abitavano proprio dove presumibilmente c’è stato l’innesco”.

Dalla prontezza della ragazza è subito partita la comunicazione via chat dell’incendio, mentre poi il padre ha anche chiamato i vigili del fuoco e bussato a varie porte per essere sicuro di non lasciare indietro nessuno. “Il mio vicino e la figlia ovviamente non potevano raggiungere tutti, così hanno scritto sulla chat per allertarci e dirci di uscire di casa, postando anche un filmato di ciò che stava succedendo”.

La tecnologia è servita per coordinarci e veicolare il messaggio, se siamo qui è grazie alla prontezza di tutti e al fatto che ci diamo una mano, siamo – sottolinea il condomine – un gruppo coeso, unito dall’amore per il posto in cui vivevamo. La chat era nata proprio per questo, per fare il meglio possibile per il nostro condominio, dalle segnalazioni su eventuali problemi causati dalle attività commerciali vicine alla richiesta di un idraulico. Questa volta la chat ci ha salvato la vita. Poi, per fortuna, non è successo di notte, altrimenti chissà…”.

I condomini, che hanno passato la notte in varie strutture, per domani hanno richiesto all’amministratore la convocazione di un’assemblea straordinaria “per formulare un piano di azione – continua il condomine – che vada al di là della fase emergenziale. Siamo 70 famiglie e abbiamo perso tutto: in questo momento ho solo ciò che indosso, nemmeno il computer per lavorare. Ci aspettiamo che le istituzioni vengano qui a parlare con noi, in modo da spiegare loro – conclude – quali sono le priorità per ripartire”.

Gli inquirenti che indagano sul maxi rogo che ha distrutto la Torre dei Moro in via Antonini a Milano dovranno acquisire tutta la documentazione relativa alle modalità di costruzione del grattacielo e ai materiali utilizzati. È uno dei prossimi passaggi dell’inchiesta per disastro colposo coordinata dal pm di turno Pasquale Adesso e dal dipartimento guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano. Nelle indagini, infatti, si dovrà verificare se il materiale che è stato usato per realizzare i pannelli di rivestimento del palazzo, ossia una sorta di ‘cappotto termico’, era indicato come ignifugo o meno.

Il procuratore aggiunto Siciliano ha parlato dei pannelli di alluminio che rivestivano la facciata del palazzo distrutto dalle fiamme a Milano. “Abbiamo visto che hanno preso fuoco però bisogna esaminare il materiale e sono tutte cose che andranno fatte in laboratorio” ha detto il procuratore. “Poi bisognerà verificare la normativa dell’epoca perché questo palazzo ha dieci anni che sembrano molto pochi, ma in dieci anni tante normative sono cambiate ci sono anche nuove conoscenze sui materiali. – ha concluso – Per cui tante cose da valutare ci sono che richiederanno tempo e grande accuratezza. Ho potuto avvicinarmi ma all’interno al momento ci si può entrare con cure straordinarie perché il grande calore si è sviluppato ha distrutto le solette. La struttura insieme regge ma le solette sono pericolanti. È molto pericoloso”.

In Procura a Milano si continua a ribadire che poteva andare molto peggio” anche perché, malgrado il vasto incendio, non si sono registrate vittime o feriti. E uno degli elementi finora accertati è che le fiamme si sono propagate in breve tempo, una mezz’ora in tutto, in tutta la struttura di rivestimento e a causa di una ‘camera d’aria’, ossia il piccolo spazio tra i pannelli esterni e la struttura portante dell’edificio, che ha determinato un ‘effetto camino’ facendo correre il fuoco verso il basso e verso l’alto. Nel video girato da un residente della zona si vede che il rogo divampa al quindicesimo piano e che il fumo inizia a uscire dal balcone di un appartamento, ma le indagini dovranno accertare dove effettivamente si è originato e per quali cause. Per fortuna, è stato spiegato, non c’erano persone presenti negli appartamenti oltre il 15esimo piano. Per ora la priorità, viene specificato, resta la messa in sicurezza dell’edificio anche perché si temono soprattutto crolli interni e non è esclusa la necessità di tirare giù per sicurezza parti della struttura, soprattutto il ‘cappotto’ esterno. 

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