ROMA – Una sfilza di società per riciclare denaro ed un lungo elenco di prestanome per evitare che le varie attività non fossero riconducibili al vero “titolare” di fatto, Pasquale Motta, 44 anni, imprenditore legato secondo gli investigatori alla ‘ndrangheta anche se a suo carico non risultano affiliazioni con alcuna delle famiglie che compongono le “locali” piemontesi. Secondo gli inquirenti Motta, imprenditore, residente a Pino Torinese, sin dal 2008 avrebbe “intrattenuto rapporti con soggetti gravemente indiziati di appartenere a sodalizi criminali di stampo mafioso operanti nel Nord Italia” ed il suo nome è spesso presente accanto a quelli coinvolti nelle grosse inchieste sulla criminalità organizzata calabrese radicatasi in Piemonte, come “Minotauro” o “San Michele”.
Tra i vari presunti prestanome compare un nome “eccellente: Rino Gattuso attuale allenatore del Milan che indagato con l’accusa di “trasferimento fraudolento di valori”. Secondo i pm, “Ringhio” era socio al 35 per cento di una società in realtà riconducibile al Motta. L’azienda è la Tre Olmi Srl di Gallarate, che si occupava di allevamento suini e produzione insaccati e di cui l’ex campione del Mondo era socio di minoranza assieme a Riccio, dal 2011 al 2013, attualmente fallita, la cui sede amministrativa era stata trasferita alle porte di Torino, ad Orbassano dove Motta che è stato arrestato, aveva il suo quartier generale. Gli indagati in questa vicenda sono in tutto 43, 9 le misure cautelari applicate. Le accuse, per gli indagati, sono a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio di proventi illeciti. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati ad alcuni degli inquisiti una società di vendita di auto con 39 vetture, beni immobili per un valore complessivo di 200mila euro ed 8 orologi di lusso.
Sono stati i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino che fin dal 2012 indagano sugli affari di Motta , a scoprire questo giro di società. L’inchiesta è nata grazie alla denuncia di una società che all’epoca gestiva la casa di riposo “Casa del Sole” di Favria, nel Canavese, e che ha coinvolto anche Severino Ferrino l’ex sindaco del paese, passato all’onor delle cronache come “sindaco anti-gay” per il suo rifiuto di celebrare un’unione civile, che all’epoca dei fatti era vicesindaco, e l’ex sindaco Giorgio Cortese. I titolari della casa di riposo avevano denunciato una gestione poco trasparente da parte dell’amministrazione comunale di allora, spiegando anche che sindaco e vicesindaco avevano tentato di estromettere la loro società dalla gestione della casa di riposo per affidarla all’ Eurocoop, una delle tante aziende, tra Piemonte, Lombardia e altre regioni italiane, riconducibili al Motta ed usate dall’imprenditore per “lavare il denaro“.
Nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Ivrea Alessandro Scialabba grazie ai movimenti ricostruiti dalle indagini dei Carabinieri è emerso come il Motta spostasse ingenti somme di denaro dalle società dove formalmente in realtà non aveva alcun titolo amministrativo, fra le quali la Eurocoop Service di Corato (Bari), la Villa Nizia di Favria, lo studio Medical San Luigi con sede a Castrovillari (Cosenza) e la Cascina Tre Olmi, Alla fine Motta grazie all’aiuto degli amministratori comunali indagati, era riuscito a gestire la casa di riposo di Favria assieme a decine tra ristoranti, locali e aziende intestate a prestanome fra i quali, secondo le accuse, anche l’ attuale allenatore del Milan, coinvolto tra il novembre 2011 e il dicembre 2013. Gattuso infatti era socio della societàTre Olmi Srl fallita nel maggio 2014 che in tutti i suoi anni di attività, come aveva spiegato agli investigatori il curatore fallimentare, “non aveva mai consegnato i bilanci“. Gattuso e Riccio hanno ricevuto un avviso di garanzia in merito al reato di trasferimento fraudolento di valori.