L’ambasciata georgiana, venuta a conoscenza del caso, sta analizzando come aiutare la giovanissima donna georgiana, 24anni che da poco tempo era arrivata a Taranto, avrebbe un compagno della stessa nazionalità, giovane anch’egli, che sembrerebbe risieda nella stessa zona dove è stato salvato ieri il piccolo Lorenzo. Gli investigatori della Polizia hanno ricostruito la sua storia. Divorziata, è partita in bus dalla Georgia in direzione Istanbul, da dove in aereo ha raggiunto prima Budapest e quindi Bari dove è presente una folta comunità georgiana, e da qui è arrivata a Taranto, dove lavorava come badante e viveva da circa un mese nell’appartamento di un’anziana signora tarantina.
La Squadra Mobile di Taranto è risalita alla ragazza georgiana, grazie ad un paziente e meticoloso lavoro di analisi delle immagini estratte delle telecamere di videosorveglianza presenti nell’area del ritrovamento del neonato abbandonato. Gli agenti della Polizia di Stato si sono quindi recati a casa della giovanissima donna, dove l’hanno prelevata nel tardo pomeriggio ed accompagnata all’ Ospedale SS. Annunziata per i necessari accertamenti sanitari., e non come ipotizzato che si fosse recata all’ospedale Moscati nel quartiere Paolo VI a nord di Taranto. Attualmente si trova ancora sotto osservazione, e sia lei che il piccolo Lorenzo sono in buone condizioni di salute.
E’ molto probabile che la ragazza georgiana non fosse informata delle leggi italiane che, da tempo, consentono di poter partorire in ospedale in assoluta libertà e sicurezza, cosi’ come ignorasse che uno degli accessi dell’ospedale SS. Annunziata di Taranto è munito da anni della cosiddetta “culla della vita” dove i neonati possono essere lasciati.
La giovane donna georgiana che ha abbandonato il piccolo Lorenzo vicino un cassonetto, nella serata di sabato scorso al termine dell’interrogatorio avvenuto in ospedale, assistita da un avvocato d’ufficio, è stata iscritta nel registro degli indagati dal pm di turno della procura dei minori di Taranto per abbandono di minori e tentato omicidio. L’indagine è seguita dal procuratore capo Pina Montanaro. La giovane georgiana ha ammesso di non aver mai pensato di interrompere la propria gravidanza, sperando di tenere con sé il bimbo e durante l’interrogatorio in alcuni momenti è scoppiata a piangere, ed ha spiegato di aver dato alla luce il figlio nell’abitazione dove lavorava da circa un mese, partorendo nel bagno di casa, e di aver reciso da sè il proprio cordone ombelicale utilizzando delle forbici da cucina, e che presa dalla disperazione successivamente dopo averlo nutrito, lavato e profumato, avvolgendolo in una coperta ha abbandonato il bimbo, mettendolo in una borsa di tela lasciata vicino ad un cassonetto in strada.
Adesso la legge concede dieci giorni di tempo per decidere se riconoscere suo figlio ch è ancora ricoverato e sotto controllo, oppure rinunciare in via definitiva al suo ruolo di madre e genitore nel cui caso il Tribunale dei minori di Taranto, presieduto dal giudice Ciro Fiore, avvierà le procedure per il pre-affidamento per arrivare al termine dell’iter ad affidare il neonato a una delle tante coppie già in lista di attesa.