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22 Dicembre 2024 05:57

Laudati ex procuratore di Bari indagato dalla procura di Perugia per il caso Crosetto

Il magistrato sarebbe accusato di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, in concorso con Pasquale Striano, tenente della Guardia di Finanza che era in servizio nella stessa atruttura

Il sostituto procuratore Antonio Laudati, ex procuratore di Bari, attualmente in servizio a Roma alla Direzione Nazionale Antimafia e Terrorismo è indagato dalla procura di Perugia nell’inchiesta sui presunti accessi abusivi alle banche dati con le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che coinvolge anche il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, che prestava servizio nello stesso ufficio. Il fascicolo d’indagine inizialmente aperto dalla Procura di Roma a seguito di una denuncia presentata dal ministro Guido Crosetto nell’ ottobre 2022 dopo la pubblicazione sul quotidiano Domani (editore Carlo De Benedetti, tessera n. 1 del PD) ) di notizie riguardanti la sua precedente attività professionale. 

A far partire le indagini è stato un esposto da seguito di un articolo pubblicato proprio su “Il Domani” sui compensi ricevuti per le consulenze svolte, in passato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto , per la società Leonardo. La fuga di informazioni non ha riguardato solo il ministro, ma anche altri politici e i pm umbri, competenti per materia, vogliono capire se queste notizie siano state usate solo per fini giornalistici o anche per altre utilità.

Cos’è il “dossieraggio”? Sulle pagine di alcuni quotidiani nazionali peraltro i soliti noti, potete trovare un esempio perfetto. Guido Crosetto, attuale Ministro della Difesa, tra i fondatori insieme a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia , ha presentato una denuncia grazie alla quale si è scoperto che un ufficiale della Guardia di Finanza sarebbe andato a cercare, illegalmente, ogni dato possibile su di lui per vedere se e in che modo era possibile attaccarlo. Dati ed informazioni che finivano su alcuni giornali.

La vicenda era questa. 12 anni fa Guido Crosetto aveva aperto un b&b, uno dei migliaia di b&b sparsi per l’Italia: un piccolo investimento, che non superava i 20mila euro di capitale. Di questo investimento lui ci mette un quarto, cioè 5mila euro, ed il resto viene diviso tra più soci, tra cui anche Giuseppe Favalli, ex giocatore di calcio, attualmente dirigente sportivo ed allenatore. Due dei soci sono due fratelli che a Roma da anni gestiscono ristoranti di moda e sono tra i pr più conosciuti della capitale: entrambi incensurati e totalmente estranei alla giustizia italiana. Il padre di questi ragazzi era però finito in un’inchiesta con gravi accuse, venendo però in seguito assolto completamente. Allora, ecco come certi giornali preparano un dossier: si accostano al papà dei due ragazzi dei brutti nomi che erano presenti accanto costati a lui nell’inchiesta, nella quale era stato assolto. Quei brutti nomi si accostano ai figli (incredibile ! Per eredità?) e quindi come per incanto…. vengono utilizzati per accostarli nello stesso articolo a chi volevano infangare.

Ed ecco cos’è un “dossier” per certi giornali : un insieme di cose costruite per gettare fango anche quando non c’è fango da gettare. Di penalmente rilevante in realtà non c’è assolutamente nulla, di “inopportuno” (parola molto in voga nei politici dell’area progressista) ancora meno, nulla di incompatibile con l’incarico attuale ricoperto da Guido Crosetto, neanche l’ombra di un’eventuale conflitto d’interessi . Fango, solo fango giornalistico allo stato puro.

Quel dossier, quell’elenco di diffamazioni infamanti è immancabilmente arrivato su due quotidiani, il Fatto Quotidiano ed il Domani che Guido Crosetto ha denunciato alla procura di Roma. Ed oggi il Domani non contento pubblica post sui social network atteggiandosi a “messia” dell’informazione, sostenendo un fantomatico attacco alla libertà di stampa, “santificando” il giornalismo di Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, indagati dalla magistratura per questa vicenda.

Ecco come il quotidiano il Domani “difende” sui socialnetwork le proprie illegalità

L’obiettivo al quale punta ora l’indagine della procura di Perugia nella quale è indagato Pasquale Striano, ufficiale della Guardia di Finanza, che all’epoca dei fatti contestati faceva parte del gruppo di lavoro deputato allo sviluppo delle Segnalazioni di operazioni sospette presso la procura nazionale antimafia e ora trasferito ad altro reparto, Capire quanti degli accessi alle banche dati, presunti illegali, si siano trasformati in veri e propri dossier su politici, manager e vip Un flusso di accertamenti che stanno ricostruendo i magistrati guidati dal procuratore Raffaele Cantone. Sono 15 le persone attualmente indagate: il sostituto procuratore della Dna sono 15 le persone attualmente indagate: il sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati, tre giornalisti de “Il Domani” e altre persone che avrebbero sollecitato la richiesta di informazioni.

Gli accessi alle banche dati sono stati numerosi, probabilmente centinaia, ma gli inquirenti intendono ora capire quante di quelle informazioni siano state utilizzate per fini non istituzionali e chi ne abbia fatto uso. Se cioè si possa configurare una vera e propria attività di dossieraggio (al momento il reato contestato è di accesso abusivo a sistema informatico) e se eventualmente ci sia stata una regia. E in questo caso di chi. Anche perché, secondo Repubblica, il finanziere spesso faceva le sue ricerche non dal computer della Dna ma da un terminale della finanza, dove sono accessibili tutte le 135 mila sos e non solo quelle di potenziale interesse per i magistrati antimafia.

Alla base, secondo l’accusa, ci sarebbe stata una consultazione di informazioni ‘compulsiva’, con circa 800 accessi abusivi, compiuta tra il 2019 e il 2023 alla ricerca in particolare di eventuali segnalazioni di operazioni sospette (Sos), che ha avuto come ‘obiettivi’ anche personaggi dello sport, come Massimiliano Allegri, Andrea Agnelli e il presidente della Figc Gabriele Gravina sul conto del quale sono stati trasmessi elementi d’accusa alla Procura di Roma asseritamente provenienti dalla Procura di Salerno, “quando invece l’origine dell’atto erano le informazioni ottenute” da un ex collaboratore di Gravinaattraverso gli incontri promossi dallo stesso Laudati con Striano“. Di qui le accuse di falso, oltre che accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio per il luogotenente e il magistrato.

Nella lunga lista compare poi il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto: nei suoi confronti sono state raccolte informazioni sui suoi dati e redditi percepiti che, secondo l’accusa, sono poi confluite in tre articoli pubblicati nell’ottobre 2022 sul quotidian ‘Domani’. A Striano, in concorso con altri, sono contestati anche i reati di falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto.

Ma sono numerosi i nomi dei politici che compaiono nella lista: gli ex presidenti del Consiglio Giuseppe Conte e Matteo Renzi, il parlamentare leghista Giulio Centemero, passando per i ministri Adolfo Urso e Giuseppe Valditara, Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin, Maria Elisabetta Alberti Casellati  l’ex vicepresidente del Csm  Michele Vietti, l’attuale presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, il vice presidente della Camera Fabio Rampelli, il sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon.   Irene PivettiAlessio D’Amato, Letizia Morattii figli di Denis Verdini, Francesca e Tommaso, fino anche alla deputata Marta Fascina. Compaiono anche nomi noti legati alle inchieste del Vaticano, tra cui Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi, così come quello di Piero Amara, l’avvocato finito al centro di diverse inchieste. Ma anche Maurizio e Raffaello Gelli, figli del Gran Maestro della Loggia P2 Licio Gelli deceduto da tempo.

Nella lunga lista di nomi consultati dal finanziere nelle banche dati in uso alla Procura nazionale antimafia ci sono anche: il consulente finanziario accusato di aver truffato decine di vip Massimo Bochicchio, più di un anno prima della sua morte in un incidente stradale alla periferia nord di Roma; l’ex dirigente del ministero dell’Istruzione Giovanna Boda, il giorno dopo in cui aveva tentato il suicidio gettandosi dalla finestra dello studio del suo legale dopo aver saputo di essere indagata per corruzione; Marco Mezzaroma, attuale presidente di Sport e Salute. Consultata la banca dati alla ricerca di segnalazioni per operazioni bancarie sospette anche sul dirigente del ministero della Salute Francesco Vaia, sull’immobiliarista dello scandalo dell’obolo del Papa Raffaele Mincione, sull’ex candidato sindaco di Roma per il centrodestra Enrico Michetti, sull’ex braccio destro della Raggi Luca Lanzalone, sull’attuale assessore capitolino alla Mobilità Eugenio Patanè, sull’eurodeputato della Lega Matteo Adinolfi e sul narcos albanese Elvis Demce.

Spiccano anche i nomi di Lucio Presta, Cristiano Ronaldo, Denis Verdini, Giancarlo Innocenzi Botti, e quello di Olivia Paladino (la compagna di Giuseppe Conte). Tra quelli sui quali Striano cercava informazioni compare il nome di Fabrizio Centofanti, noto per essere stato coinvolto nell’inchiesta legata all’ex consigliere del Csm Luca Palamara

Una grande quantità di accessi informatici abusivi hanno riguardato il mondo dell’economia: si va dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi Vittorio Colao, ma nella lista compaiono anche nomi legati all’emergenza sanitaria del Covid, come quelli dell’ex commissario straordinario Domenico Arcuri e di Francesco Vaia.

“L’inchiesta sugli spioni che setacciavano illegalmente i dati di centinaia di cittadini, soprattutto di centrodestra e in particolare politici e persone vicine alla Lega, rivela un quadro sconcertante. Siamo di fronte a un vero e proprio attacco alla Repubblica e alla democrazia che coinvolge magistratura, Guardia di Finanza e giornali di sinistra, col risultato che in più di una occasione le procure hanno aperto inchieste basandosi su presunti scoop nati da notizie costruite a tavolino sulla base di dati ottenuti illegalmente”. E’ quanto riporta una nota della Lega.

“Siamo certi che tutti i più alti vertici delle Istituzioni sapranno intervenire con chiarezza inequivocabile e chiederemo che il Copasir approfondisca la questione in dettaglio fino alla completa chiarezza sui fatti, a partire dalle audizioni dei vertici presenti e passati della Guardia di Finanza e dell’Antimafia” continua la Lega.

“Mi chiedo cosa sarebbe successo se giornalisti di destra fossero stati coinvolti in un Dossieraggio contro esponenti di sinistra. Quello che sta emergendo a Perugia non può passare in cavalleria. Abbiamo fiducia in Raffaele Cantone ma chiediamo, nel rispetto dei processi, pene durissime e la stessa cosa chiediamo al Parlamento. Legiferare per inasprire le pene e rendere intangibili i dati sensibili“, afferma il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi. che aggiunge: “Anche il presidente Mattarella in passato ha sottolineato l’importanza della protezione dei dati personali. Chi accede a un dato sensibile è già tracciato per cui ci vuole una filiera di garanzia e pene esemplari. Non vi possono essere vie di mezzo. Riguardo ai giornalisti coinvolti sospendo il giudizio ma ricordo all’intera categoria i limiti deontologici che non consentono di svelare fatti privati. Altrimenti siamo alla Stasi e alla Ddr“.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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