“Hanno ragione la Giunta esecutiva della Federazione nazionale della stampa e la Consulta dei presidenti delle Associazioni regionali di Stampa: lo stallo nella vertenza della Gazzetta del Mezzogiorno è preoccupante e inaccettabile”. Lo evidenzia Franco Mari, deputato di Sinistra italiana, componente della Commissione Lavoro a Montecitorio, che aggiunge: “Certo – come sottolinea il sindacato dei giornalisti nell’ordine del giorno approvato a Roma alcuni giorni fa – la firma nello scorso dicembre presso il Ministero del Lavoro dell’accordo sul prolungamento della cassa integrazione ha chiuso di fatto la procedura di licenziamento collettivo di 46 giornalisti annunciata dalla Edime srl il 27 ottobre del 2023, ma il futuro del giornale e dei giornalisti tuttora in cassa integrazione si presenta ancora incerto e gravato da spesse nubi”.
“Purtroppo le grandi speranze e aspettative riposte nei tre incontri indetti finora dalle task force per l’occupazione delle Regioni Puglia e Basilicata non hanno prodotto i risultati sperati a causa della pervicace contrarietà della società editrice di reimmettere nel ciclo produttivo a tempo pieno almeno una parte dei colleghi in cassa integrazione a zero ore, nonostante gli impegni assunti dalla stessa Edime Srl alla fine dello scorso anno presso il Ministero del Lavoro” prosegue l’on. Mari.
“D’altra parte dopo aver rilevato lo storico quotidiano pugliese dalla procedura fallimentare – conclude Mari – gli editori Antonio Albanese e Vito Miccolis, pur titolari di solide attività imprenditoriali in altri settori economici, non stanno dimostrando di puntare con decisione al rilancio della Gazzetta del Mezzogiorno: i contraccolpi sociali e informativi continuano a ricadere sui giornalisti e sui territori, mentre grazie ad alcune operazioni societarie attraverso la creazione dell’impresa sociale Cultura e Mezzogiorno gli stessi editori stanno ricevendo dal Dipartimento per l’Editoria presso Palazzo Chigi 1,9 milioni all’anno per un triennio. Come può essere accettabile e non suscitare grandi timori una siffatta situazione?“.
La circostanza più imbarazzante è il silenzio dell’ex presidente dell’ Assostampa di Puglia, il sindacato pugliese dei giornalisti Bepi Martellotta ed il suo vice Mimmo Mazza, tacciono, avendo conquistato come per incanto, e grazie a spregiudicate manovre in sede giudiziaria, rispettivamente le poltrone di vicedirettore vicario e direttore del quotidiano barese che nel giro di due anni è sceso dalle 8mila copie vendute al giorno, all’epoca del fallimento, alle attuali 4mila copie giornaliere. Tanto le perdite le paga lo Stato, cioè i contribuenti.
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