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22 Dicembre 2024 15:57

Le intercettazioni telefoniche che hanno mandato in carcere Fabrizio Pomes ed il boss mafioso Orlando D’ Oronzo | 3a parte

(….omissis……pag. 226)  Al commento del DIODATO “A….allora scusa….se io mi libero no….e vogliamo fare una cosa, la possiamo fare legale con la cooperativa tua” il D’ORONZO interrotto solo da brevi assensi dell’interlocutore, spiegava:

com’è…si può  fare con la cooperativa….anzi quella è una gro…quella e na…l’ho formata come l’ho formata come cooperativa sociale…niente meno come cooperativa sociale essendo che noi siamo gli svantaggiati…no…ex detenuti e tutto il resto appresso…detenuti semiliberi arresti domiciliari…tutti possiamo assumere là no… noi siamo i preferiti e poi automaticamente ci devono dare i lavori…mò che sarà che viene la seconda ondata… se non mi danno i…posti…se non mi danno il lavoro per le persone che io tengo.…..” per poi aggiungere

“… Se magari un’altra cooperativa tiene trecento quattrocento persone ciascuno, che sono queste cooperative sociali a “umma umma”, che sono del sindaco di quello e di quell’altro…me li devono dare pure a me … quanti ne tenete settecento…trecentocinquanta me li devi dare a me…che mi hai rotto il cazzo hai capito?…che se no l’onda ti passa dalla testa e ti copre proprio questa volta, questo è il discorso

 

Schermata 2014-10-06 alle 11.58.55Anche in questo caso ogni commento pare superfluo. Il D’ORONZO ha svelato esattamente la ragione per la quale si è determinato alla costituzione della cooperativa sociale, necessaria per partecipare alla spartizione di “denaro pubblico” al pari di altre cooperative a suo dire costituite “a umma umma” (ossia per nascondere interesse di altri soggetti) da personalità politiche, annunciando propositi minatori nel caso in cui la “sua” cooperativa non fosse stata ammessa alla divisione della “torta”.

Nel corso di una lunga conversazione intercorsa tra D’ORONZO Orlando e POMES Vincenzo Fabrizio nella serata dell’ 11.8.2012  (registrata alle progressive nr. 4122 e 4123 rispettivamente alle ore 22,32  – ALL. 9 e delle ore 22.43 – ALL. 10 Rit. 1202/11 ) gli stessi  si intrattenevano a parlare del futuro della cooperativa ed in proposito il D’ORONZO illustrava all’interlocutore la possibilità di eseguire dei lavori di restauro, spiegando che a tal fine avrebbe incaricato DI CARLO Angelo (con cui contestualmente il D’ORONZO era collegato via Skype) di accompagnarlo da DIODATO Gaetano, di cui non si pronunciava il nome ma che descriveva come un suo amico “che adesso sta chiuso a casa” (chiaramente riferendosi alla detenzione del DIODATO).

Gaetano Diodato
nella foto Gaetano Diodato

In particolare nel corso della prima parte della conversazione (progressiva nr.4122 Rit. 1202/11 – ALL. 9 ) appunto accennando all’intenzione di far mettere l’interlocutore in contatto con il DIODATO, D’ORONZO Orlando faceva presente “ti volevo dire una cosa allora siccome che a Taranto ci sta pure un amico mio (Gaetano DIODATO)  che devi andare a trovare, ti porta Angelo da questo amico mio...” per poi assicurare “ho parlato con lui ho detto senti “interessati per tutto quello che sta da interessarsi” e lui è come….originale che ci sono io no ?”… volendo sottolineare che discutere di determinati argomenti con il DIODATO avrebbe avuto la stessa valenza che parlarne con lui ( a testimonianza anche del livello di fiducia riposta nel sodale dal capo e dunque del livello non di certo di basso rango del DIODATO nell’ associazione diretta dal D’ ORONZO).

Dopo essersi dilungati a parlare di come poter organizzare il lavoro ed aver accennato nuovamente alla possibilità di rilevare la cooperativa di Matera, al commento del D’ORONZO

e va bene, e niente così dobbiamo fare, dobbiamo vedere, non dico cominciamo, giusto giusto per cominciare per sapere che stiamo pure noi, poi una volta che stiamo pure noi, poi una volta che stiamo pure noi facciamo una cosa pure noi”. Il POMES ribatteva ” va beh io mò non…non ti dico però poi quando ci vediamo che scendi…stanno delle cose che abbiamo già pianificato buone, poi ti dico…

Quindi nel prosieguo della conversazione (progressiva nr. 4123 Rit. 1202/11 – ALL 10 ) i due interlocutori commentavano anche il fatto che al POMES nonostante le promesse, non fosse stato dato alcun incarico politico dopo le ultime consultazioni elettorali, sebbene in proposito proprio il POMES commentasse

….no ma ti devo dire la verità fratèl….va beh…poi ti dirò quando ci vediamo mi hanno fatto pagare qualcosa, ma non…forse ti devo dire, meglio così. Cioè avere le persone….” interrotto dal D’ORONZO che osservava “…no ma stavolta…stavolta non gli….non gli va liscia al cristiano ! …nè a lui (riferito al sindaco STEFANO)  nè a quello…a nessuno gli va liscia…... mentre il POMES proseguiva  “perchè voglio dire, abbiamo messo ora….Giovanni  GUTTAGLIERE (eletto nella lista STEFANO, candidato Movimento per la Puglia per Vendola – PSI ) lì alla commissione assetto del territorio…ed è una…una posizione ottima quella ! poi ti dico ! e quindi voglio dire, ora avremo un assessore, pure che non sono io: forse è anche meglio…perchè mi posso dedicare di più alle COSE NOSTRE, hai capito ?...”

Giovanni GUTTAGLIERE
nella foto Giovanni GUTTAGLIERE

Le frasi appena riportate appaiono di una gravità inaudita, apparendo evidente come gli interessi e cointeressenze del gruppo del D’ORONZO (coincidenti con quelle del POMES stando alla piena condivisione espressa da quest’ultimo rispetto alle affermazioni del suo “socio“) abbiano ormai intaccato anche le istituzioni cittadine, tant’è che, lo stesso D’ORONZO si lamentava esplicitamente per la mancata assegnazione al POMES (suo uomo) di incarichi politici, minacciando conseguenze per i responsabili di tale scelta (verosimilmente il sindaco Stefàno e la sua squadra politica)  venendo poi rassicurato dal POMES che , invece, gli faceva notare che forse per “loro” sarebbe stato meglio così in quanto erano comunque riusciti a piazzare in un posto strategico quello che considerava un “loro” uomo ( Giovanni GUTTAGLIERE) nominato nella commissione assetto del del territorio, commentando “...ed è una….posizione ottima quella ! poi ti dico ! e quindi voglio dire, ora avremo un assessore pure che non sono io: forse è anche meglio…perchè mi posso dedicare di più alle COSE NOSTRE, hai capito ?

Proseguendo il discorso e nuovamente riferendosi al DIODATO, D’ORONZO Orlando faceva presente

“.…uhm….questo qua che…che io poi ti faccia parlare (DIODATO Gaetano)  quello che si deve interessare, per il fatto della….per il fatto della  cooperativa…questo sta bene con quel…con “sigaro in culo” là, hai capito ?…quello che ti fa le promesse che poi non le mantiene (riferendosi, secondo gli investigatori al Sindaco STEFANO)….per poi aggiungere ” ...va bene perchè lui ha detto a me: “No ma se ti serve per il lavoro…quello (verosimilmente, secondo l’interpretazione degli investigatori, sempre io Sindaco) quello ce lo può dare il lavoro ?” – ” Come ? Non ce lo può dare con la cooperativa?”  – ” E ora me la vedo io con quello !” – “E veditela tu” ho detto.  Ora lui si trova…si trova….dopo te lo dice Angelo ( DI CARLO Angelo) , ti porta Angelo, che Angelo l’ho portato ora. Sta a casa chiuso (in detenzione domiciliare)  quello

Analogamente preoccupanti appaiono anche le frasi appena riportate, emergendo una vicinanza del DIODATO (uomo di fiducia del D’ORONZO) ad ambienti di vertice della politica  cittadina.

Fabrizio Pomes
nella foto Fabrizio Pomes

Sul finire della conversazione, allorchè il POMES rappresentava la necessità di avere una persona di fiducia in grado di “gestire”  i dipendenti della Cooperativa, il D’ORONZO faceva presente “però a….allora perchè sto dicendo ? Allora sta pure….questo ragazzo qua che ti sto dicendo io e in più sta l’altro compagno mio che sta sopra ai Tamburi no ?” di fatto alludendo alla circostanza che avrebbe potuto contare sulla collaborazione di DIODATO Gaetano e DE VITIS Nicola.

Con quest’ultima affermazione cade di fatto l’ultimo possibile dubbio circa la perfetta coincidenza degli interessi della cooperativa con quelli del gruppo mafioso del quale la stessa è diretta promanazione: il D’ORONZO infatti evidenzia al POMES la possibilità di un ingresso nella gestione della stessa cooperativa del suo “compagno” che “sta sopra ai Tamburi“, ossia il DE VITIS evidentemente persona anch’essa nota al POMES, che infatti non chiede neppure a chi il suo interlocutore si stesse riferendo ( a riprova del livello di conoscenza che lo stesso POMES aveva del  suo socio e del gruppo stesso facente capo).

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