(….omissis……pag. 228) Delle attrazioni da installare all’interno del centro sportivo “Magna Grecia” cui in varie occasioni si era fatto riferimento, invece, si parlava nella conversazione registrata alle ore 11.26 del 5.2.2013 (progressiva nr. 1684 Rit. 1721/12 – ALL. 598 ) allorchè DI CARLO Angelo dopo aver riferito del controllo appena ricevuto da parte dell’educatrice, riferiva che “il trenino l’a…il trenino l’abbiamo montato…il trenino alle giostrine” . Alla domanda del D’ORONZO “beh Chi è….chi è venuto a portarlo ?“, il DI CARLO precisava “e….Enzo. Ora non ci sta. Tra una decina di giorni deve…” per poi,all’ulteriore richiesta (“ e chi è Enzo ?“) spiegare “quello delle giostre. Un cristiano!” . Allorchè il D’ORONZO chiedeva “uhm ! Ti sei messo d’accordo tu con quello ? “, DI CARLO Angelo spiegava ” no, lui dice che ha parlato con Cesare (D’ORONZO Rosario, detto “Cesare” fratello di Orlando) e dice che aveva parlato pure con te. Ho detto: “va bene, poi al limite…si vede !” no ? Ancora…ancora devi mettere in moto, ancora devi fare un giro, poi si vede...” al che il D’ ORONZO si informava se fosse rimasto altro spazio spiegando di aver visto delle belle giostrine a Sassari che gli sarebbe piaciuto installare nel centro sportivo.
Nel prosieguo della conversazione il D’ORONZO faceva presente che la figlia Clara, si trovava alla masseria di via Torro nr. 18 per sistemarla (in quel periodo dai commenti rilevati da alcuni conversazioni telefoniche vennero organizzate delle serate presso quel sito ), chiedendo all’interlocutore di darle una mano per tagliare l’erba. Allorchè il DI CARLO gli faceva notare di non potersi spostare (per via della misura restrittiva sullo stesso gravante) il puntualizzava “ho capito ! ma tu, quello l’ufficio (intende dire la sede) della ditta, de…della cooperativa è….hai capito ? Mica che non ti puoi…chiu…tu…potete andare pure là” mentre l’interlocutore gli faceva notare che avrebbe comunque dovuto contattare prima la Casa Circondariale per poi commentare che qualora gli avesse concesso l’affidamento avrebbe avuto possibilità di muoversi meglio.
Più avanti alla domanda del D’ORONZO “e il Presidente (POMES Vincenzo Fabrizio) dove sta ?” DI CARLO Angelo replicava:
” e niente, ora dobbiamo andare a fare un servizio, stiamo veden…dice qua, un’altra gara sta e dobbiamo fare i documenti, dobbiamo andare a scappare a fare ilversamento, polizze assicurative, fidejussioni…tutte queste cosa qua. Tutte…sempre…uffici, uffici me ne sto andando. Mi sto…” per poi alla alla richiesta dell’interlocutore” (” e che dice il Presidente, che dice ?“ ) aggiungere “dice che qualche cosa deve uscire, per forza !” ed ancora “no, no per questo fatto è fiducioso!” .
Nuovamente riferendosi alla masseria di via Torro nr. 18 il D’ ORONZO chiedeva di occuparsi della relativa sistemazione per poi commentare “ e me lo sistemate questo cazzo d’ufficio qua !? E ora che vengo io dove ca….dov’è che mi devo andare a sedere ? Dimmelo tu !” , al che il DI CARLO accennava ad un altro ufficio di cui aveva la disponibilità al quartiere Salinella mentre il D’ ORONZO proseguiva “vedi un poco, là…là…mi devo andare a sedere là dentro io, là dove mi vado a sedere? ….nella masseria non mi poso sedere. Allora quello è l’ufficio e quello è l’ufficio opera…diciamo il cantiere, no ?…dove teniamo tutte le attrezzature…“
Nella conversazione registrata alle ore 10.28 del 13.2.2013 (progressiva nr. 1823 Rit.1721/12 – ALL. 599 ) D’ORONZO Orlando e DI CARLO Angelo accennavano all’intenzione di mettere all’interno del Centro Sportivo Magna Grecia una giostrina o anche una casetta in legno da adibire atiro al bersaglio o ancora un chiosco per la vendita di gelai; all’ invito del D’ORONZO di provvedere in tal senso, il DI CARLO faceva presente il bisogno di disporre del denaro necessario così cogliendo l’occasione per lamentare la sua situazione lavorativa specie con riguardo al salario percepito ed al diverso trattamento riservato ad altri dipendenti da parte del POMES con cui peraltro sottolineava l’esistenza di rapporti di parentela.
Il D’ORONZO lo invitata più volte ad avere pazienza ed attendere il suo rientro a Taranto (” e Angelo quando vengo giù qualche cosa di deve sbloccare“) , peraltro precisando “hai capito ?…sono stato a parlare mò…una mezzoretta con il presidente hai capito ? ” (modo in cui abitualmente il D’ORONZO usava riferirsi a POMES Fabrizio con cui normalmente intratteneva contatti anche a mezzo Skype) peraltro consigliando al nipote di proseguire a fare il suo lavoro in modo da rendersi indispensabile (“ehi, mo che quello…mò che cominciamo , fallo…fallo abituare no ? mi stai capendo…?…dopo quando ti lasci in mezzo ad una strada no ?…stai capendo che sto dicendo ?“)
Parlando espressamente della cooperativa FALANTO SERVIZI con riguardo a circostanze avvenute prima del suo trasferimento a Sassari, il D’ORONZO raccontava:
“ io prima che partivo…prima che sono partito io, ‘sta cazzo di cooperativa no ? …gli diedi mille euro a quello (evidentemente al POMES) per pagare conti…cose eccetera…poi non lo so se gli ho dato altri duecento euro non mi ricordo mò e basta, mò se gli ho dato mille euro io no ? visto che tutti quanti stiamo in questa cooperativa io gli diedi mille euro gli diedi, cinquecento, mille e cinquecento per Gianpiero ( Gianpiero DI CARLO) …mò tutti gli altri, hanno dato le cinquecento euro per ogni loro persona che tenevano ? o no ?…“
Quindi proseguendo e dopo aver fatto presente
” .…poi quando sarà che vengo giù quella cooperativa mi serve a me…” spiegava “…allora poi che dobbiamo fare con questa cooperativa ? giù la non stanno facendo la strada ? …eh ! …andiamo là e diciamo senti ! qua quanti camion vengono a lavorare la mattina ? da fuori da là, da là, da là…quando vengono questi camion mi devi chiamare a me ! io…da me devono venire per lavorare ! …vengono da me e dici…vuoi lavorare qua al giorno ? …si a giornata quanto vuoi ? ..quattrocento euro ! …vuoi trecentocinquanta euro, trecentotrenta, trecentoquarantacinque…stai capendo…? vemngono…venmgono cinque camoion al giorno e già stiamo prendendo…stiamo prendendo…le cinquanta euro, dieci camion, dieci euro ciascuno no ?...”
dilungandosi ad illustrare al nipote i suoi progetti che chiaramente prevedevano di imporre la sua cooperativa sul mercato con le regole tipiche della criminalità organizzata, ossia quella dell’intimidazione mafiosa, facendo perno sulla capacità di convincimento derivante dal suo nome.
Dopo aver illustrato anche la possibilità di poter avviare una attività in relazione ad un piazzale posto nella zona di Lido Bruno, per cui come specificato sopra, dava precise disposizioni affinchè il DI CARLO incontrasse i figli di FLORIO Giuseppe, nuovamente il D’ORONZO invitava l’interlocutore a pazientare in attesa del suo rientro a Taranto, ed in particolare faceva presente
“perciò mantieni forte (nel senso di “resisti”) che mò che scendo…là ci prendiamo metà di tutte quelle cose (alludendo al Centro Sportivo Magna Grecia) e pure mi sa che ci prendiamo..pure il capannone ci dobbiamo prendere noi…il coso là, che quelli dicono, no che se facciamo così poi ce lo tolgono, non ce lo tolgono, voglio proprio vedere proprio chi cazzo ce lo deve togliere !…dove sta il capannone là, sta la capanna là np ? …dove sta il coso che fanno le serate quelli….là ci dobbiamo fare il bar nostro...”
Qundi proseguendo ad illustrare il suo punto di vista, invitava il nipote a cercare di allestire una piccola rivendita di dolciumi almeno per guadagnare qualcosa in vista di future evoluzioni ed in particolare spiegava “.…giusto, giusto che rimani là che devi stare là…ehi quando uno sta ad una parte , ricordati che ti sto dicendo, quando uno sta ad una parte è difficile che lo buttano fuori, mò che sarà che incominciamo a fare, se fanno l’ospedale nuovo no ? …dalla parte della coca cola (allude alla strada per San Giorgio Jonico) ….dobbiamo prendere una baracca che vende le sementi e ci dobbiamo mettere là…va bene ? …. e dobbiamo stare là…fino a quando lo finiscono l’ospedale….ma in ultimo le sementi là chi è che le deve vendere ?”, alchè il DI CARLO replicava “NOI” ed il D’ORONZO aggiungeva “…quelli che già stanno fuori no…o no….”
In data 28.3.2013 alle ore 17.54 (progressiva nr. 2732 Rit. 1721/12 – ALL. 601 ), contattato da D’ORONZO Orlando, DI CARLO Angelo immediatamente lo informava “ …tutto buono…abbiamo fatto un altro passo avanti oggi…abbiamo fatto bella figura...” per poi, dopo aver accennato alla circostanza che suo fratello, Gianpiero, alla fine non si era presentato al lavoro, commentare
“…zio non lo sai com’è…tutti dicono che vogliono lavorare, poi all’atto pratico…”vedi che domani devi scendere”…”si va bene” chiama, e richiama…”no ho un contrattempo, ho da fare” …” a posto statti bene, se più tardi ti sbrighi vieni ad arrivare” …niente io siccome che ho dato la parola all’ Assessore che saremmo stati almeno in quattro oggi, alle dieci e mezza ho chiamato un ragazzo per farmi venire a dare una mano….eh ! siamo stati in tre…. ma mò domani dovremmo essere di nuovo quattro persone, che ho da fare…domani e dopo domani il cimitero la a a Grottaglie …eh!…”
Quindi dopo aver esternato altri commenti sul fratello e su altri dipendenti della cooperativa nuovamente riferiva al D’ORONZO l’andamento dei lavori che in quei giorni stavano facendo per conto del Comune di Grottaglie. In proposito dagli accertamenti di P.G. emergeva che effettivamente in data 25.3.2013 la società “DE GRECIS COS.E.MA. VERDE” con sede legale in Bitonto (BA) – che il precedente 26.02.13 si era aggiudicata la gara d’apppalto relativa ai lavori di manutenzione del verde pubblico – aveva comunicato al Comune di Grottaglie che per rendere più rapido l’avvio delle attività di cantiere aveva sottoscritto “un contratto di subaffittamento sotto il 2%” con un’impresa locale e, specificamente con la Cooperativa “FALANTO SERVIZI” (ALL. 826). Comunicazione alla quale il Comune di Grottaglie faceva seguito il successivo 23.4.2013, precisando che le modalità indicate nella documentazione presentata in sede di partecipazione alla gara non prevedevano il ricorso al sub-appalto , contestualmente puntualizzando che i lavori nel frattempo eseguiti dalla “FALANTO” superavano la soglia teoricamente indicata nel contratto di subaffittamento che, comunque, non era mai loro pervenuto.