Alla Asl di Bari funzionava così, si pagavano le tangenti in percentuale variabile in base sulla base dell’ammontare degli appalti pubblici: “La tangente si pagava in base all’importo del lavoro: una parte all’anticipazione, poi al primo Sal ( cioè lo stato avanzamento dei lavori n.d.r.) e al secondo Sal“, ha confessato nell’interrogatorio l’imprenditore Giovanni Crisanti. Un sistema rodato, che fa pensare come nell’azienda sanitaria locale più grande del Mezzogiorno, le mazzette venissero pagate di norma, quasi regolamentate .
Sarebbe quanto emerso dalle dichiarazioni di alcuni degli imprenditori indagati nell’inchiesta per corruzione, che ha portato in carcere dieci persone lo scorso 12 novembre . Il costruttore barese 67enne Crisanti, è stato fotografato più volte (senza saperlo) mentre consegnava denaro ai funzionari pubblici ufficiali, ha spiegato tutto ciò ai pm dopo aver ammesso le dazioni davanti al Gip, ma nel successivo interrogatorio ha fornito molti particolari spiegando le modalità con cui venivano assegnati i lavori alla ASL di Bari.
Crisanti ha spiegato e sostenuto di non essere il destinatario diretto degli appalti, ma un semplice subappaltatore. I versamenti sarebbero quindi stati effettuati per conto di altri imprenditori, dai quali sarebbero arrivate le provviste di contanti. Ma non solo. Avrebbe fornito ai magistrati anche altri nomi, lasciando ipotizzare che oltre a quelli finiti al centro delle indagini ci sarebbero degli ulteriori appalti “pilotati” . Gli inquirenti hanno riscontrato l’uso delle stesse varianti per gonfiare le somme finali da liquidare alle ditte che effettuavano i lavori e anche l’assenza di una linea di separazione netta fra l’operato della pubblica amministrazione e quello dei privati.
L’avvocato di Crisanti dopo aver rinunciato al ricorso dinnanzi al Tribunale del Riesame, adesso sta valutando se chiedere gli arresti domiciliari per il suo assistito. Domiciliari che peraltro sono già stati concessi a Nicola Sansolini, ex capo dell’area tecnica della ADL di Bari, dopo l’interrogatorio del 26 novembre quando ha confessato a verbale le tangenti richieste e percepite. I suoi interlocutori chiamavano Sansolini “il grande”, in quanto in più di un’occasione si era dimostrato in grado di risolvere i problemi. “Sansolini deve intervenire, andiamo giù a dirglielo“»”, spiegava il funzionario Nicola Iacobellis a un imprenditore che si lamentava dell’atteggiamento rigido tenuto dal direttore dei lavori, intenzionato a ridurre alcune voci di spesa. “Sansolini ha ammesso gli addebiti, rendendo dichiarazioni anche su vicende ulteriori ha scritto il Gip firmando il suo provvedimento di scarcerazione e ha fornito un contributo utile a ricostruire le vicende, accompagnato da un atteggiamento collaborativo”. A questo punto è prevedibile che la Procura in un prossimo futuro decida di riascoltarlo su ulteriori filoni d’indagine che potrebbero svilupparsi.