di Antonello de Gennaro
Cari amici e lettori, mentre qualcuno dalla Procura della Republica di Taranto, cerca di farci il “solletico” è con grande piacere che vi offro in lettura le motivazioni della sentenza di proscioglimento (cioè definitiva archiviazione) del Tribunale di Roma dalla strumentale querela presentata nei miei confronti dal giornalista Renato Farina (nome in codice “Betulla“) che era sul libro paga di una struttura del servizio segreto militare SISMI, coordinata dal funzionario Pio Pompa, entrambi sotto l’ala “protettiva del Generale Nicolò Pollari, che è stato fatto fuori dal SISMI ed ora siede fra i consiglieri del Consiglio di Stato. Una vicenda di circa 10 anni fa in cui Pollari voleva a tutti i costi intromettersi in alcune delicate inchieste di terrorismo internazionale condotte dal magistrato tarantino Armando Spataro, ora a capo della Procura della repubblica di Torino.
In quegli anni il sottoscritto dirigeva a Roma l’ agenzia di stampa ADGNEWS24 e venni querelato dal Farina, in buona compagnia del collega Bruno Manfellotto (all’epoca dei fatti direttore del settimanale L’ESPRESSO) , del collega Malcom Pagani (all’epoca a L’ Espresso) ed ora in redazione a Il Fatto Quotidiano e di Pasquale Chessa, giornalista e “storico di fiducia del’ ex-Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Nelle motivazioni della decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, dr. Luciano Imperiali , si legge che ” Invero, va premesso che nell’articolo pubblicato su L’Espresso non vi è alcun cenno alla radiazione del FARINA dall’ordine dei giornalisti, atteso che, invece, soltanto l’articolo pubblicato sul sito ADGNEWS24 mostrava, insieme alla fotografia del querelante, il sottotitolo “l’ex giornalista radiato”: anche con riferimento a tale sottotitolo, però, deve rilevarsi da un lato che il fatto storico della radiazione del FARINA dall’ordine dei giornalisti è un dato storico innegabile“,
Va ricordato e segnalato che “con atto del 16 e del 26.2.2013″ il Pubblico Ministero (cioè l’ accusa) aveva chiesto per ben due volte l’archiviazione del procedimento per il sottoscritto e per i miei colleghi romani, ritenendo che “gli articoli ritenuti diffamatori devono essere considerati come legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica e, di conseguenza, penalmente” irrilevanti“. Nella incredibile questione giudiziaria a mio carico e conclusasi felicemente sono stato assistito dal mio legale Avv. Giuseppe Campanelli, che come sempre ringrazio pubblicamente per la passione e competenza con cui mi assiste e difende.
I FATTI
Sullo stipendio di Pio Pompa, l’analista preferito dell’ex direttore delSISMI, e oggi consigliere di Stato, Nicolò Pollari venne posto il segreto di Stato , cioè agli italiani venne vietato sapere anche quanto pagavano Pompa ogni mese per i suoi dossieraggi cuciti, commissionati e custoditi in via Nazionale 230, la sede in uso al SISMI dove, come ha scoperto la Digos nel 2006, venivano spiati politici, magistrati, giornalisti ritenuti ostili all’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ? Ebbene sì, venne messo il segreto di Stato anche su questo !
Ma grazie alle carte depositate al Tribunale di Perugia, dove il 29 aprile 2015 si è aperto il processo per peculato a carico di Pompa e Pollari , il cittadino italiano può cominciare a farsi un’idea di quanto gli sia già costata l’attività dell’autore di quei dossier che tuttora rappresentano una delle pagine più vergognose ed oscure della nostra storia recente. A scoprirlo è stato IL FATTO QUOTIDIANO che sfogliando fra le centinaia di pagine accumulate nei faldoni perugini ha scoperto infatti alcuni contratti tra il SISMI e il famoso Pio Pompa, oltre ad un ulteriore contratto tra Pompa e il Rud, l’ Apparato interforze dello Stato maggiore della Difesa. Si tratta, ovviamente, dello stessa persona: Pio Pompa, nato all’Aquila il 15 febbraio 1951, che il 22 novembre 2001, ossia agli esordi del governo Berlusconi II e a un mese esatto dalla nomina di Pollari a direttore del SISMI, viene chiamato dal «Servizio per l’informazione e la sicurezza militare» della Repubblica a firmare un contratto annuale “per lo svolgimento d’attività di consulenza“. Una consulenza, attenzione, per cui “il SISMI erogherà un compenso annuo lordo di £ 114.732.000 (pari a euro 59.254,13“ e che verrà annualmente rinnovata fino a scadere nel febbraio 2004.
La attività (art.2 del contratto col SISMI) del Pompa “si concreterà in pareri, relazioni, rapporti e attività di analisi e monitoraggio di “progetti specifici” in campo economico e geo—politico”. Quali siano questi “progetti specifici” non è dato sapere. Si sa però (art.11) che per lui vige, oltre alla tutela del Segreto di Stato, un assoluto obbligo di segretezza: “il dott. Pio Pompa è tenuto a mantenere il massimo riserbo per quanto riguarda fatti, documenti, informazioni e dati di cui verrà a conoscenza in ragione dell’incarico di consulenza affidato”. Letto, firmato, sottoscritto. C’è il «Visto. Si approva» del direttore del servizio Nicolò Pollari. E Pompa ufficialmente iniziò ad esercitare la sua attività di spione.
UN NUOVO CONTRATTO “RISERVATO”
“Stesso oggetto, stessa consulenza, stesso stipendio. Via libera del Ciis il 26 dicembre 2002. Firma il 5 febbraio 2003. Tra la scadenza del primo contratto, 21 novembre, e la firma del secondo, esattamente il 23 dicembre 2003, Pompa riceve un ulteriore incarico di consulenza da 59.255 euro (lordi) l’anno, più spese di vitto e alloggio (vedere contratto). Stavolta la controparte è il Raggruppamento Unità Difesa, e dunque il nostro Pompa si eserciterà nel «contrasto al terrorismo internazionale» per lo Stato Maggiore della Difesa. Poi la sua vita di precario conosce finalmente fine: il 26 dicembre 2004 il sottosegretario di Palazzo Chigi che ha la delega sui servizi, il berlusconissimo Gianni Letta, «visto l’esito positivo degli accertamenti sanitari e psico-attitudinali» e «il risultato favorevole della procedura di accertamento delle capacità professionali», decreta che «il dott. Pio Pompa è assunto nella consistenza organica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri». Bingo.“
BOSS NAZIONALE
“Pompa era ormai il boss indiscusso di via Nazionale – scrive IL FATTO QUOTIDIANO – ma quanto guadagni (e spenda) a questo punto non lo sappiamo più. Nel 2009 prova a scoprirlo il pm Sergio Sottani di Perugia, che non si arrende ed indaga Pollari e Pompa per i dossieraggi e li accusa di peculato, ma i due gli oppongono il segreto di Stato non solo su via Nazionale, ma anche sui cosiddetti «interna corporis» del SISMI: stipendi, ordini, obiettivi, non si può sapere assolutamente nulla. Sottani, convinto che i dossieraggi siano estranei “alle funzioni e ai compiti istituzionali del SISMI e dunque indebitamente finanziati con risorse pubbliche, comprensive di somme, risorse umane e materiali » (e qui compare il giornalista Renato Farina ed il politogo Edward Luttwak a cui sono stati elargiti soldi a valanga). Interroga Palazzo Chigi sull’esistenza del Segreto di Stato e chiede specificatamente « se il Sismi, durante il periodo in cui è stato diretto da Pollari, ha retribuito economicamente, in qualsiasi modo e forma, direttamente o indirettamente, il citato Pio Pompa». Risposte per il pm Sergio Sottani ? Nessuna . Berlusconi confermò il segreto di Stato su “modi e forme dirette o indirette di finanziamento per la gestione, da parte di Pio Pompa, della sede del SISMI di via Nazionale, allorché era diretto da Pollari“, ma anche su “modi e forme di retribuzione, diretta o indiretta, di Pompa“.
PAGA DON VERZE’
Ma fra tra le mani altre dei colleghi del FATTO QUOTIDIANO arrivarono altre carte interessanti, però, per capire quanto valesse il “costosissimo” lavoro di consulente svolto da Pio Pompa. Carte che potranno sicuramente servire, nel nuovo processo ora in corso a Perugia, per ricostruire la vera attività di Pompa e i veri obiettivi dei dossieraggi di via Nazionale. Negli stessi mesi in cui lavorava per il SISMI e per il Rud, Pompa veniva inoltre pagato per soddisfare i bisogni (quali?) di un altro berlusconiano di ferro: don Verzè, il fondatore del (fallito) ospedale San Raffaele di Milano, il centro medico preferito da Berlusconi, che proprio al San Raffaele, come narra la storia dei nostri giorni, incontrò non soltanto il suo attuale medico personale, Alberto Zangrillo, ma anche una formosa “igienista dentale” di nome Nicole Minetti che poi si cimenterà in una ben diversa e contestata carriera dalla fine sfortunata. Quel don Luigi Verzè che voleva aprire con la complicità di Nichi Vendola una succursale del San Raffaele anche in quel di Taranto, alla vigilia delle elezioni regionali in Puglia che riconfermarono Vendola presidente, presentando il nuovo ospedale San Raffaele del Mediterraneo che avrebbe dovuto sorgere a Taranto (ma mai realizzato n.d.a. ) per volontà del governatore Nichi Vendola. L’anziano e discusso prete affarista, successivamente deceduto, invitava i pugliesi a rieleggere “San Nichi“: “Lo dovete eleggere ancora presidente della Regione Puglia. Almeno per altri 5-10 anni. Volete il San Raffaele a Taranto? Allora fate votare Vendola! Se i pugliesi non saranno così illuminati da rieleggere Vendola, io lo nominerò comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo“.
FATTURE A RAFFICA
In ogni caso, alla Fondazione «San Raffaele del Monte Tabor» (che ha sede a Milano in via Olgettina 60, proprio a due passi dal residence delle famose “Olgettine” berlusconiane), Pompa presentava, dal 20 giugno 2003 al 20 giugno 2004, ben 13 fatture per una «prestazione professionale» non meglio specificata. Netto da pagare:4.303,81 euro, regolarmente accreditati sul suo conto presso la Deutsche Bank di largo Tritone, Roma. Insomma: benvoluto da Pollari, beneficato dal SISMI di Berlusconi, assunto da Letta, gratificato da don Verzè, fino all’irruzione della Digos, Pio Pompa non solo ha speso e distribuito, per i suoi dossieraggi a tutela del Cavaliere, risorse pubbliche che nessun magistrato, finora, è riuscito a conteggiare con esattezza. Ma ha guadagnato, in proprio, anche centinaia di migliaia di euro. Un vero consulente d’oro.
FARINA AL SERVIZIO DEL SISMI
Era il 7 luglio 2006 quando Renato Farina alias “Betulla”, all’epoca dei fatti, vicedirettore del quotidiano LIBERO, interrogato dai pm di Milano, confessava (leggi QUI) . E’ sempre Pompa, dice Farina, che gli chiede di ficcare il naso nell’inchiesta sulle intercettazioni abusive di Telecom (nella cui inchiesta giudiziaria e conseguente processo il sottoscritto, cioè chi vi scrive, è stato parte lesa). Di saperne di più su quel che ha raccontato ai pubblici ministeri nei suoi interrogatori Emanuele Cipriani, direttore dell’agenzia “Polis d’istinto” che spiava in “outsourcing” per Pirelli e Telecom. Sempre quel Pompa. Dice Farina che, è vero, si fa “preparare” prima di incontrare e intervistare i procuratori milanesi Ferdinando Pomarici ed Armando Spataro. Farina ha sempre sostenuto di “non averlo fatto con malignità“, ma soltanto per poter essere più pronto a rappresentare le tesi del Servizio. I fatti hanno dimostrato il contrario (leggi QUI) , ed i pm Pomarici e Spataro non si sono fatti “fregare” dal giornalista-spia.
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Alla luce di queste vicenda, cari lettori, secondo voi, questo giornale, il sottoscritto che lo dirige, la nostra casa editrice, il nostro rappresentante legale, possono mai preoccuparsi di qualche “punturina”… che circola negli ambienti della Procura della repubblica di Taranto dove non pochi magistrati invece di occuparsi di amministrare la giustizia e garantire la legalità passano il tempo a denunciare altri magistrati di altre città, o presentare ricorsi ovunque sia possibile (Tar, cassazione, Consiglio di Stato), o a sistemare negli enti pubblici, aziende municipalizzate i loro mariti, mogli , parenti, figli, amanti, fatti e circostanze di cui presto ci occuperemo con una bella inchiesta giornalistica, sinora mai realizzata a Taranto, e dal titolo emblematico: “Parentopoli” . Quella stessa Procura della repubblica, dove qualcuno poco avveduto sta cercando negli ultimi giorni di occuparsi di qualcosa su cui gli uffici giudiziari di Taranto non hanno alcuna competenza territoriale.
Noi invece da parte nostra, dormiamo sonni tranquilli. Lo abbiamo detto e ricordato più volte: il nostro Tribunale è a Roma, ed il nostro Procuratore della Repubblica, con tutto il rispetto per gli altri, si chiama Pignatone. Due garanzie di totale indipendenza da pressioni e punturine di ogni genere…
Questo il testo integrale della Sentenza Betulla