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21 Novembre 2024 23:06

Le trame a 5 Stelle nell’Antimafia. Dossier: esplode il caso Scarpinato

Dopo il conflitto di interesse di Cafiero De Raho arriva lo scandalo dei "suggerimenti" intercettati all'ex pm Natoli su via d'Amelio

L’ex procuratore Roberto Scarpinato oggi senatore M5s , secondo quanto pubblica il quotidiano la Verità, avrebbe concordato con il suo ex collega di Palermo, Gioacchino Natoli, domande e risposte in vista di un’audizione di quest’ultimo sulla strage di via d’Amelio davanti alla Commissione Antimafia, della quale Scarpinato fa parte. L’audizione è avvenuta nei mesi scorsi e secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ci sarebbero delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta, che indaga Natoli, su un presunto favoreggiamento alla mafia che testimonierebbero il comportamento di Scarpinato.

Dialoghi che sarebbero stati captati casualmente da una microspia piazzata nell’ufficio di Natoli. L’ex pm Scarpinato è un parlamentare e non può essere intercettato senza l’autorizzazione del Senato. Le conversazioni rivelerebbero che nell’imminenza dell’audizione, chiesta dallo stesso Natoli, i due avrebbero concordato la linea. Sono conversazioni avvenute di presenza, scrive La Verità, ma anche su Whatsapp, in cui si sentirebbe dunque solo la voce di Natoli mentre si rivolge a un tale “Roberto“: per i pm di Caltanissetta si tratterebbe del senatore, ascoltato nei mesi come persona informata sui fatti.

È un vero peccato che le intercettazioni di Roberto Maria Ferdinando Scarpinato non si possano ascoltare perché lui ora è un parlamentare, un senatore, quindi un privilegiato del genere che il suo “grillismo” esistenziale ha combattuto per una vita: è un vero peccato anche perché, ascoltandolo, almeno sapremmo se anche normalmente parla in quel modo lì, se con un “amico” come il suo collega Gioacchino Natoli si esprimeva come fa in pubblico, con la stessa verbosità che ha riservato alle sue requisitorie e ora, in quest’epoca, a suoi interventi nell’ aula di Palazzo Madama.

La maggioranza che chiede a Scarpinato di dimettersi dalla commissione. Lui respinge ogni accusa: “Non ho nulla da nascondere, è radicalmente falso” quanto ricostruito. “Con Natoli ho condiviso un lungo percorso di lavoro che ha reso normale lo scambio di idee. Dopo che nei suoi confronti, alla Commissione Antimafia, erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il rincrescimento per l’infondatezza delle accuse. Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, l’ho esortato a riferirle alla Commissione. É evidente il contenuto falsificatorio dell’articolo, per il quale valuterò con i miei legali come procedere, finalizzato a supportare l’azione di parti politiche che, sin dall’inizio dei lavori della Commissione, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini sulle stragi“.

Il bello è che solo l’altro giorno, proprio Scarpinato, nello scagliarsi contro il limite di 45 giorni previsto per le intercettazioni, così si lamentava: “Servono mesi per capire il linguaggio”. E lui sì che se ne intende di intercettazioni, visto che la Corte europea, nel maggio scorso, giudicò illegali quelle che un ex procuratore a Palermo, certo Scarpinato, aveva riservato a Bruno Contrada prima del suo proscioglimento. Poco male, neanche due mesi dopo se ne uscì con questa affermazione: “Le stragi del ’92-’93 sono state organizzate per far spazio a soggetti come Forza Italia e alle attuali forze di governo“.

Ma forse corriamo troppo. Tutti in genere ripartono da quando Scarpinato si rivelò proprio con Gioacchino Natoli uno dei fallimentari accusatori del processo Andreotti, oppure ripartono, gli smemorati, dal presente, dal “grillismo“, da lui seduto nel tempio della democrazia: proprio lui che da antimafioso professionista, nel 2003, spiegò che alla democrazia, tutto sommato, si potrebbe anche rinunciare: “Bisogna sospendere autoritativamente la democrazia elettiva aritmetica al fine di salvare la democrazia sostanziale… Nella nuova Costituzione europea bisogna pure porre il problema degli interventi politici e istituzionali, compreso, come estrema ratio, il commissariamento europeo nei confronti degli Stati membri i cui vertici dovessero risultare in collegamento con la criminalità organizzata“. Lo scrisse su Micromega mentre Berlusconi era a Palazzo Chigi.

Scarpinato finì sotto procedimento disciplinare del Csm (uno dei tanti della serie “cane non morde cane”) per una frase pronunciata nel 2010 durante una commemorazione per la strage di via D’Amelio nel 2010: “Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra la negazione dei valori di giustizia e legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere”. Una frase come tante altre delle sue . Basta ricordare i teoremi più imbarazzanti da lui sviluppati. Come per esempio l’inchiesta “Sistemi criminali” in cui arrivò a sostenere che Cosa Nostra tra il ’91 ed il ’93 avrebbe progettato una scissione del Meridione dal resto dell’ Italia grazie all’appoggio della massoneria “deviata” e dell’estrema destra, e tutto ciò dopo essersi accordata con le leghe del Nord e prima di trovare un nuovo referente, alla fine del 1993, in Forza Italia. Un’ inchiesta archiviata, uno dei suoi numerosi teoremi investigativi fallimentari, come quello della “trattativa Stato-Mafia” che fece perdere inutilmente una marea di tempo al generale Mori alla guida del Ros dei Carabinieri.

Il leghista Gianluca Cantalamessa attacca: Scarpinato non usi la commissione come ‘cosa sua’. Chiarisca o si dimetta“. I dem invece chiaramente fanno gioco di squadra: “Scarpinato ha chiarito di non aver tenuto nessun comportamento illegittimo o contrastante col suo attuale ruolo di parlamentare e membro dell’Antimafia“, ed accusano il centrodestra di usare “un po’ la stessa modalità usata contro De Raho. Questa non è polemica, ma accanimento”. Non sono ancora concluse, infatti, le polemiche sull’ex procuratore antimafia ai tempi dei fatti contestati al finanziere Striano, indagato sul presunto dossieraggio alla Dna, e oggi vice presidente della commissione parlamentare Antimafia. Ma i Cinque stelle blindano le ex toghe passate al grillismo: “La Verità e il centrodestra diventano volgari speculatori per colpire un avversario politico ed ex magistrato che ha condotto indagini scomode per tanti. Con che faccia parlano personaggi come Donzelli che alla Camera ha svelato atti coperti da segreto?“.

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