ROMA – Arrestati ex amministratori comunali, consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e dirigenti del Comune di Lecce, dagli uomini della Guardia di finanza di Lecce su ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, in seguito a richiesta avanzata dai pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci della Procura di Lecce nel mese di dicembre dello scorso anno nell’ambito di indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce.
Sono 46 le persone indagate, tutte a vario titolo accusate per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Fra gli indagati compare anche il senatore leghista Roberto Marti per “abuso d’ufficio“, “falso ideologico” e “tentato peculato“, allorquando fra il 2004 e il 2010 era titolare dell’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Lecce , nella giunta di centrodestra guidata all’epoca dal sindaco Paolo Perrone. L’ipotesi di reato formulata dai magistrati ha accertato l’assegnazione indebita di alloggi di edilizia residenziale pubblica in favore di persone non collocate in graduatoria in posizione utile, l’occupazione abusiva di alloggi resisi disponibili per l’assegnazione nonché l’accesso illegittimo a forme di sanatoria (previste dalla legge regionale 10 del 2014) concesse in assenza dei requisiti richiesti.
I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nei confronti di nove persone 2 dei quali sono stati incarcerati: Umberto Nicoletti e Nicola Pinto leccesi di 31 e 41 anni, entrambi inquilini di alloggi popolari situati nel quartiere Stadio di Lecce, vengono ritenuti legati alla malavita organizzata, e sono accusati del pestaggio, nel 2015, dell’uomo che nel 2013 con la sua denuncia dette il via all’inchiesta penale,. 5 posti agli arresti domiciliari (2 con obblighi di dimora) fra i quali gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, attualmente entrambi in carica come consiglieri comunali nel centrodestra, per il consigliere comunale del Pd Antonio Torricelli, anche in carica, per il dirigente comunale Lillino Gorgoni e per Andrea Santoro, quest’ultimo accusato nell’ambito dell’episodio di pestaggio del denunciante.
Nell’inchiesta sull’assegnazione delle case popolari a Lecce , è venuta a galla anche un’accusa particolarmente odiosa nei confronti di Luca Pasqualini, ex assessore alla Mobilità nella giunta Perrone, ed oggi consigliere comunale . Infatti uno dei reati di “corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio” che gli vengono contestati dagli inquirenti è relativo all’accusa di aver richiesto ed ottenuto prestazione sessuali da una donna, moglie di un uomo residente nel Quartiere Stadio il quale sarebbe stato “particolarmente raccomandato” allo stesso assessore per l’assegnazione di una casa parcheggio. Tale ipotesi di reato è suffragato da uno scambio di telefonate e messaggi agli atti del procedimento tra Pasqualini e la donna, e gli investigatori avrebbero anche appurato che a giugno ed a novembre del 2014 i due si siano incontrati
Durante lo svolgimento delle corso indagini sono emerse delle risultanze che hanno aperto dei nuovi filoni d’inchiesta, uno dei quali relativo alla frenetica attività di alcuni indagati per consentire che un alloggio tolto dall’Antimafia a un “boss” della malavita salentino, venisse successivamente assegnato al fratello dello stesso boss.
La misura interdittiva è stata disposta per altri cinque dipendenti comunali, Luisa Fracasso, Piera Perulli, Giovanni Puce, Paolo Rollo tutti in servizio presso l’ufficio casa e ufficio patrimonio, per i quali è stata chiesta l’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Secondo gli investigatori, gli indagati si spendevano per procacciare voti in favore dei candidati del proprio partito, per aumentare il proprio peso all’interno di esso e nei confronti del suo leader, ed avevano organizzato un sistema per controllare un “serbatoio dei voti” che ogni beneficiario degli alloggi poteva mettere a disposizione. Gli inquilini dovevano indicare su un foglio e consegnare il nome di tutte le persone amiche che avrebbero garantito loro il proprio voto alle elezioni.
A seguito delle intercettazioni telefoniche disposte e dai capi di imputazione compaiono anche nomi di vari “big” della politica locale e nazionale, ma è stato escluso un loro coinvolgimento nel mercato illecito dello scambio di voti in cambio di alloggi popolari .
La carriera politica di Roberto Marti è stata costantemente in ascesa a partire dal 2010, con l’elezione al consiglio regionale della Puglia con il Popolo delle libertà. Nel 2013 venne eletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Puglia, sempre tra le fine del PdL da cui è successivamente passato a Forza Italia, partito che ha abbandonato per divergenze politiche con Silvio Berlusconi, migrando nei Cor-Conservatori e riformisti guidati da Raffaele Fitto. Successivamente Marti nel 2015, insieme ad altri deputati Corè passato al Gruppo misto . Più recentemente, nel novembre del 2017, Roberto Marti dopo avere abbandonato Direzione Italia, ha aderito a Noi con Salvini ottenendo un seggio l’elezione al Senato alle ultime politiche.
Le reazioni politiche : “La presenza del senatore Marti nell’inchiesta — dichiara il deputato Camillo D’Alessandro, responsabile per le politiche abitative del Pd — è inquietante. Soprattutto perché quello degli alloggi popolari è un tema su cui questo governo sta predicando bene e razzolando molto male. Ovviamente per noi Marti è innocente fino al terzo grado di giudizio, ma se le accuse venissero confermate ci troveremmo davanti a uno scenario gravissimo“. “Stiamo parlando di voti — commenta Nico Bavaro, segretario pugliese di Sinistra italiana — giocati sulla pelle dei senza casa. La Lega di Salvini è impegnata a cacciare i poveracci, prima però li sfrutta. Fra i 49 milioni di euro di fondi pubblici rubati e l’utilizzo della disperazione dei senza casa, a scopo elettorale, c’è l’imbarazzo della scelta. Devono vergognarsi e andare a casa, specie perché continuano a sfruttare la disperazione degli ultimi contro i penultimi e su questo costruiscono voti e consenso“.
Ecco tutti i nomi degli indagati:
Stefano Armenta, di Lecce; Giovanni Bene, di Lecce; Nunzia Brandi, di Lecce; Antonio Briganti, di Lecce; Angelica Camassa, di Lecce; Barbara Cazzella, di Lecce; Serena Cervelli, di Lecce; Damiano D’Autiia, di Casarano; Rosario D’Elia, di Lecce; Ilaria Decimo, di Lecce; Sergio De Salvatore, di Lecce; Monica Durante, di Lecce; Douglas Durante, di Lecce; Cristian Elia, di Lecce; Luisa Fracasso, di Galatina; Fabio Freuli, di Lecce; Monia Gaetani, di Lecce; Pasquale Gorgoni, di Cutrofiano; Raffaele Liccardi, di Lizzanello; Roberto Marti di Lecce; Sergio Marti, di Melendugno; Luisa Martina, di Lecce; Andrea Mello, di Lecce; Piergiovanni Miggiano, di Minervino; Diego Monaco, di Lecce; Attilio Monosi, di Lecce; Roberta Murra, di Lecce; Giuseppe Nicoetti, di Lecce; Umberto Nicoetti, di Lecce; Gessyca Palazzo, di Lecce; Laura Panzera, di Lecce; Luca Pasqualini, di Lecce; Nicola Pinto, di Lecce; Antonio Torricelli, di Lecce; Giuseppe Naccarelli, di Lecce; Giovanni Puce, di Maglie; Piera Perulli, di Lecce; Nicolina Pulimento, di Corigliano d’Otranto, Guido Raffaele, di Lecce; Vincenzo Raho, di Lecce, Salvatore Rizzo, di Lecce; Paolo Rollo, di Lecce; Francesca Sansò, di Lecce; Andrea Santoro, di Lecce; Amedeo Scialpi, di Manduria; . Vincenzo Specchia, di Galatina; Vanessa Tornese, di Lecce;