di Silvia Signore
La Ferrari torna a vincere il GP di Monaco, il più ambito e prestigioso dell’anno. Finalmente è successo. L’apoteosi., con una festa da sogno. Una corrida su quattro ruote che si corre da oltre ottant’anni fuori dal tempo, sulle affascinanti curve e saliscendi della Costa Azzurra, . E, dalla nascita del Mondiale di F1, è la ciliegina sulla torta nel calendario della velocità. La cosa più epocale, però, è che nella Rossa che ha cavalcato trionfalmente in testa dall’inizio alla fine, passando per prima sotto alla bandiera a scacchi davanti al palco della nobile Famiglia schierata per le grandi occasioni, non c’era un campione qualsiasi. Al volante della SF-24 numero 16 troneggiava il predestinato.
Come al solito la gara in se è stata di una noia mortale, lunga e monotona, cioè esattamente il contrario delle qualifiche che in questo circuito cittadino diventano vitali e che tengono tutto il pubblico in piedi sulle tribune. Il sabato i piloti guidano sprigionando l’istinto più combattivo, facendo il pelo a muretti e guardrail con i tifosi assiepati sui balconi. La domenica, in gara è tutto il contrario. Le capacità personali dei piloti e le loro doti di guida si possono lasciare a casa, si corre tele pilotati dagli ingegneri ai box che dettano il ritmo e la strategia da tenere curva dopo curva. Chi si piazza dietro ci rimane, pressochè impossibile ipotizzare un sorpasso su un percorso privo rettilinei con delle monoposto larghe come astronavi. Non è affatto raro qualche pilota che implora via radio: “Posso spingere un filo in più…”.
Charles Leclerc il pilota-ragazzo scelto dall’Academy del Cavallino quando era ancora un ragazzino che è riuscito ad imporsi in tutte le categorie in cui ha gareggiato, fino a diventare uno dei fenomeni più cristallini della F1. La scuderia di Maranello non trionfava più nel Principato di Monaco dal 2017 cioè quando piazzò una “doppietta” con Raikkonen e Vettel partiti tutti e due in prima fila. Leclerc ci provava invano dal 2019 a compiere l’impresa con risultati sempre deludenti in gara . L’opposto di Senna che sul circuito di Monaco poteva guidare anche con gli occhi bendati, e che ha sempre vinto qui dove abitava (6 volte, record assoluto). Segno del destino, sono trascorsi esattamente trent’anni (maggio 1994) da quando l’eroe di Montecarlo è scomparso.
Dov’è allora la difficoltà di correre fra i palazzi più costosi del pianeta? Riuscire a mantenere la concentrazione per quasi due ore, consapevoli che basta la più piccola distrazione o uno stupido inconveniente per rischiare di gettare al vento il podio più ambito della stagione. Il gran premio di ieri ha avuto due partenze perché al primo semaforo verde il pilota Sainz si è toccato con Piastri forando una gomma e, subito dopo con un incidente ben più pericoloso, i piloti Perez e Magnussen si sono toccati e scontrati sulla salita che porta verso il Casinò disintegrando le rispettive macchine uscendone miracolosamente illesi. Quindi uscita la bandiera rossa, altra partenza con le posizioni mantenute fino al traguardo: Leclerc, Piastri, Sainz, Norris, Russell, Verstappen ed Hamilton.
Solo in sette si sono salvati dall’essere doppiati e l’ordine d’arrivo un’esatta fotocopia della griglia di partenza. I più rapidi in pista sono stati Verstappen ed Hamilton perchésono stati gli unici fra i primi che si sono fermati a sostituire le gomme.
La Scuderia del Cavallino Rosso è alle stelle, la loro felicità sprizza dai loro occhi. Ogni membro del team è al settimo cielo, anche il presidente John Elkann sale sul palco del podio dove ben tre ferraristi avevano da poco spruzzato champagne. Il “Principino” Leclerc aveva un viso felice mai visto. Un concentrato di gioia immensa mista ad una commozione profonda perché, come ha candidamente ammesso, nei giri finali a rivissuto il film della sua vita caratterizzata da imprese spettacolari, ma anche da lutti dolorosi: “Che dire, non ci sono parole. Ho dimenticato anche di saper parlare italiano… Si è realizzato un sogno che avevo da bambino: vincere il gran premio di casa con la Ferrari. Un momento che ho atteso per lungo tempo e che temevo non arrivasse mai“.
Leclerc racconta emozioni meno tecniche, ma più sentite, che vengono dal cuore: “Gli ultimi venti giri è stato difficile mantenere la concentrazione. Il ritmo non indiavolato, il terrore che succedesse qualcosa e poi qui a casa, con un traguardo tanto importante ad un passo, non sono riuscito a trattenere le lacrime pensando a persone a me carissime con le quali sono cresciuto. Il primo pensiero è stato per papà, lui non c’è più, ma se non avesse fatto tutto quello che ha fatto per me, adesso non sarei qui. E poi Jules, lui era come un fratello più grande e non c’è più neanche lui”. I grandi festeggiamenti sono proseguiti in acqua, con Fred Vasseur che si è gettato nel porto invitato dallo stesso Leclerc.
Il Team ferrari aveva partecipato alla cerimonia del podio e cercato di spiegare la situazione del mondiale: “È stato un weekend perfetto, molto importante per Charles. Sapevamo quanto ci teneva a vincere a casa davanti al suo pubblico. Ed altre volte era andata male. La corsa è sempre difficile, possono capitare mille cose. La vittoria non è mai in tasca, neanche se parti dalla pole. Lui è stato perfetto, ci chiedeva spesso se poteva andare un po’ di più, ma si è sempre attenuto a quello che dicevano gli ingegneri“. Anche nel pieno dei festeggiamenti il capo ha sempre l’obbligo di guardare avanti anche perché ora i punti di ritardo dal campione del mondo sono solo 31: “Non voglio pensarci, i ragazzi devono lavorare per il Canada, è lì che ora dobbiamo far bene. Mancano ancora 16 gare alla fine della stagione, per preoccuparsi del Campionato c’è tempo”.
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