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23 Dicembre 2024 14:55

Lega. Le sentenze si rispettano

Legittimo condividere chi si chiede, in quale altro Paese europeo (e non solo) sarebbe stato possibile per un partito appropriarsi di oltre 38milioni di euro  senza subire alcuna conseguenza? Ed inoltre in quale altro Paese civile e democratico  il ministro degli Interni, nonchè vice presidente del Consiglio dei Ministri può sfacciatamente dichiarare che "il consenso popolare vale più di una sentenza della magistratura"?

ROMA – Per capire, però, come si è arrivati a questa sentenza, occorre fare un lungo passo indietro e seguire le date a partire dalla data di inizio di tutta la vicenda: il 23 gennaio 2012. Quel giorno un militante della Lega si presentava in Procura a Milano con un esposto contenente una serie di articoli di stampa in cui si parla di investimenti anomali fatti dal Carroccio in diamanti in Tanzania e conti offshore a Cipro. È lo scandalo che travolge Bossi (il quale il 5 aprile di quello stesso anno deve dimettersi dalla guida del partito da lui fondato) e la sua famiglia: soldi pubblici entrati nelle casse del partito come rimborsi elettorali e usciti senza giustificativi in quanto usati in spese personali per “the family” come riportava la scritta sulla cartelletta sequestrata dalla Guardia di Finanza negli uffici della Lega alla Camera dei Deputati.

La cartellina con tutte le spese pazze della famiglia Bossi . Nella cartellina erano riportate e trascritte una serie di spese contabilizzate : 10mila euro per l’operazione di rinoplastica del figlio di Bossi, Sirio, le multe pagate con soldi pubblici all’altro figlio Renzo, soprannominato “il Trota”, e le spese per la ristrutturazione della casa di Gemonio acquistata dalla moglie di Umberto Bossi.

Alcune pagine della cartellina sono dedicate all’Università albanese Kriistal di Tirana, dove Renzo “il trota” aveva ottenuto il diploma di primo livello in “Gestione aziendale”. Tutto questo materiale investigativo aveva consentito ai magistrati di ottenere la condanna e il sequestro dei fondi custoditi sui conti della Lega. Il 4 settembre 2017 la Procura “otteneva – si legge nei documenti – dal Tribunale l’emissione di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta nei confronti della Lega” di una somma pari a 48 milioni 969mila 617 euro.

Lo scorso 3 luglio, con la propria sentenza n. 29923 la 2a sezione  (Presidente Cammino, Relatore Verga) della Suprema Corte di Cassazione  ha annullato l’ordinanza emessa dal Tribunale del riesame di Genova rinviando, per un nuovo esame nei confronti della Lega Nord, al medesimo Tribunale – Sezione per il riesame e gli appelli relativi alle misure cautelari reali . ma andiamo a spiegarvi meglio nel dettaglio, documenti alla mano cosa è successo.

Con sentenza in data 24.7.2017 il Tribunale di Genova condannava gli imputati BOSSI Umberto, BELSITO Francesco, ALDOVISI Stefano, SANAVIO Diego e TURCI Antonio per violazione dell’art. 640 bis c.p. e, ai sensi del combinato disposto degli artt. 640 quater e 322 ter c.p., disponeva, in accoglimento della richiesta del P.M., la confisca diretta a carico della “Lega Nord” della somma di C 48.696.617,00, somma corrispondente al profitto – da tale ente percepito – dai reati per i quali vi era stata condanna. 

Conseguentemente, il pubblico ministero chiedeva ed otteneva dal Tribunale l’emissione di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta nei confronti della Lega Nord  dell’ingente somma di denaro. Il Tribunale di Genova, in data 19 settembre 2017, precisava tuttavia che le somme da sottoporre a sequestro erano quelle depositate sui conti correnti bancari e/o libretti di risparmio e/o depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord, nonché altri beni fungibili nella disponibilità della stessa non oltre l’importo oggetto di confisca e non quelle depositande che sarebbero affluite in un momento successivo alla notifica ed esecuzione del provvedimento.

Il pubblico ministero procedente  chiedeva allora al Tribunale di Genova di estendere l’esecuzione del sequestro preventivo anche alle somme depositate sui conti correnti bancari e/o libretti di risparmio e/o depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord dopo la notifica del decreto di sequestro ma, in data 20 ottobre 2017, ma il Tribunale di Genova respingeva tale richiesta sostenendo che ai fini della confisca diretta, anche quando il profitto è costituito da denaro, è comunque necessario stabilire un nesso di pertinenzialità tra i reati e le somme da apprendere e che tale nesso è interrotto dalla intervenuta esecuzione del sequestro.

Francesco Belsito, ex tesoriere pro-tempore della Lega Nord

Il sostituto procuratore della repubblica di Genova,  appellava detta pronuncia avanti il Tribunale del Riesame che respingeva il gravame ritenendo non condivisibile la scelta di proseguire nella richiesta di sequestro in forma diretta nonostante l’esito infruttuoso dell’esecuzione sia perché ciò avrebbe comportato una estensione del sequestro cautelare a tempo indeterminato, sia in quanto era la stessa legge a consentire il sequestro di valore, una volta tentata infruttuosamente la via del sequestro diretto. Contro questa decisione ricorreva per Cassazione il Procuratore della Repubblica di Genova.

La Cassazione ha ritenuto il ricorso della Procura di Genova assolutamente fondato ricordando, anzitutto, che secondo le Sezioni Unite “ove il prezzo o il profitto c.d. accrescitivo derivante dal reato sia costituito da denaro, la confisca delle somme depositate su conto corrente bancario, di cui il soggetto abbia la disponibilità, deve essere qualificata come confisca diretta e, in considerazione della natura del bene, non necessita della prova del nesso di derivazione diretta tra la somma materialmente oggetto della ablazione e il reato (Sez. Un., n. 10561 del 30/01/2014, nonché Sez. Un., n. 31617 del 26/06/2015, ). D’altronde, sempre le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno affermato che «proprio la natura fungibile del bene – che si confonde automaticamente con le altre disponibilità economiche del percipiente ed è tale da perdere, per il fatto stesso di essere ormai divenuta una appartenenza, qualsiasi connotato di autonomia quanto alla relativa identificabilità fisica – rende superfluo accertare se la massa monetaria percepita quale profitto o prezzo dell’illecito sia stata spesa, occultata o investita; ciò che rileva è che le disponibilità monetarie in questo caso dell’ente si siano accresciute di quella somma, legittimando, dunque, la confisca in forma diretta del relativo importo“.

sentenza Lega Nord_cassazione

Gli ermellini della Suprema Corte, proseguivano osservando che “l‘impossibilità di reperimento e sequestro dei profitti illeciti, che condiziona l’adozione di un provvedimento di sequestro preventivo in funzione della confisca per equivalente, non deve necessariamente essere assoluta e definitiva, ma può riguardare anche un’impossibilità transitoria o reversibile, purché esistente nel momento in cui vienerichiesta e disposta la misura cautelare reale finalizzata alla confisca per valore“.

E concludevano osservando chela richiesta avanzata in corso di esecuzione dal Pubblico Ministero di estendere l’originario provvedimento cautelare anche alle somme affluite in un momento successivo alla data di esecuzione del decreto di sequestro, nei limiti del quantum del provvedimento ablatorio originario, non comporta novazione, stante l’irrilevanza della fonte del sequestro perché l’oggetto della misura cautelare è sempre quella del decreto originario, che tra l’altro non è stata oggetto di contestazione, e cioè l’esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto del reato, legittimando così la confisca diretta del relativo importoovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedimento genetico“.

C’era molto attesa quindi per la decisione odierna del Tribunale del Riesame di Genova, dopo la decisione della Corte di Cassazione  hanno accolto il ricorso della Procura del capoluogo ligure, dando via libera al sequestro dei fondi della Lega al fine di recuperare i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali. Ma Matteo Salvini ancora una volta, ritenendosi immune attacca e afferma: “Gli italiani sono con noi”.  Come faccia ad affermarlo , onestamente non è dato capirlo. I difensori della Lega potrebbero ora impugnare la decisione e ricorrere ancora in Cassazione, ma dopo l’ultima decisione della Suprema Corte sarebbe pressochè impossibile vedersi dare ragione.

Gli avvocati della Lega Robeto Zingari e Giovanni Ponti all’uscita del palazzo di Giustizia di Genova 

Se questa sentenza rappresenterà  la fine della Lega, come aveva detto nei giorni scorsi il sottosegretario alla presidenza del consiglio on. Giorgetti, non è dato saperlo. Ma un concetto è certo: le sentenze vanno rispettate anche quando riguardano un partito di governo. Ed oggi che il Tribunale del Riesame di Genova ha condiviso la sentenza della Cassazione stabilendo che la Lega ha truffato lo Stato, (e i quindi i cittadini italiani) utilizzando ben 49 milioni di euro, di denaro pubblico, per usi personali, per la Lega si apre un vero problema. Scrivono i giudici del Riesame nelle motivazioni con cui hanno dato il via libera ai sequestri dei soldi presenti e futuri nelle casse della Lega: “Non solo non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici, ma anzi – scrivono ancora i giudici del Tribunale del Riesame genovese – esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame“.

Dopo il semaforo verde al sequestro dei fondi della Lega espresso oggi dal tribunale del Riesame dopo che la Cassazione aveva accolto la richiesta della Procura di poter sequestrare somme al Carroccio oltre a quelle già prelevate, scatta l’iter per attuare il sequestro. La Procura dovrà quindi rivolgersi al tribunale per avere il provvedimento con il quale procedere effettivamente al prelievo. I soldi verranno poi “congelati” nel Fug, il Fondo Unico della Giustizia, in attesa che la sentenza di condanna di Bossi e Belsito diventi definitiva. ma come farà la Lega a sopravvivere senza fondi ?

La somma nasce dall’appropriazione di rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010 , periodo in cui Salvini non era un estraneo alla Lega, in quanto era stato eletto parlamentare alla Camera dei deputati nella circoscrizione Lombardia 1.alle elezioni politiche del 2008, successivamente il 7 giugno 2009 venne eletto al Parlamento europeo, con 70 000 preferenze,  ed  il mese successivo si dimise da parlamentare italiano, scegliendo il seggio parlamentare europeo ben più remunerativo.

Proprio a seguito di queste condanne, circa 3 milioni di fondi della Lega Nord erano stati da subito sequestrati in via preventiva, ma mancano ancora 45 milioni di euro all’appello. A seguito della scomparsa di questi ingenti fondi pubblici la decisione del Tribunale del Riesame che ha disposto, “il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta anche delle somme di denaro che sono state depositate sui conti correnti e depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord successivamente alla data di notifica ed esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal tribunale di Genova in data 4 settembre 2017, fino a concorrenza dell’importo di 48.969.617 euro”.

Spiegato per chi non “mastica” giurisprudenza, gli ufficiali giudiziari devono sequestrare tutti i beni, anche quelli futuri, del partito, ovunque vengano reperiti. Dal contenuto della sentenza, viene spiegato infatti come la procura potrà procedere al sequestro, quindi l’iter giudiziario è molto chiaro e non basterà (come si prevedeva in un primo momento) cambiare il nome della Lega per cancellare le proprie responsabilità penali e civili.

Attualmente dai bilanci pubblici nelle casse della Lega sono rimasti  5 milioni di euro. Legittimo quindi chiedersi: ma che fine hanno fatto tutti gli altri soldi (e non sono pochi !) che ad oggi mancano in cassa ? Il leader della Lega, Matteo Salvini non ha mai saputo dare risposte convincenti a dei legittimi interrogativi che sarebbe il momento di sciogliere. Quali ? Questi : come sono stati spesi i soldi? Perché sono stati spesi e non restituiti all’erario, visto che dagli atti del processo di Genova emerge e risulta documentalmente che quella somma si trovava nelle casse della Lega quando Umberto Bossi fu sostituito da Roberto Maroni e successivamente da Matteo Salvini? E sopratutto come mai il “Capitano” Salvini in qualità di segretario nazionale non si è costituito parte civile nel processo che è stato fatto contro la precedente dirigenza della Lega ?

Il leader della Lega continua a manifestare un’arrogante ingiustificata tranquillità unita a rabbia a stizza e la sua reazione sui social per aizzare i suoi fedelissimi, non lascia equivoci: la “botta” del Tribunale di Genova è arrivata a destinazione forte e chiara. Salvini oggi commentando la sentenza del Riesame ha dichiarato: “E’ una vicenda del passato, sono tranquillo, gli avvocati faranno le loro scelte: se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi“. Quali italiani ?

Legittimo condividere chi si chiede, in quale altro Paese europeo (e non solo) sarebbe stato possibile per un partito appropriarsi di oltre 38milioni di euro  senza subire alcuna conseguenza? Ed inoltre in quale altro Paese civile e democratico  il ministro degli Interni, nonchè vice presidente del Consiglio dei Ministri può sfacciatamente dichiarare che “il consenso popolare vale più di una sentenza della magistratura“?

Oltre ad aspettarci come cittadini e contribuenti delle risposte dalla Lega, siam ancora in attesa anche di una qualsiasi dichiarazione da parte del M5S alleati alleati di governo. Per ora dal Movimento 5 Stelle stride un imbarazzante silenzio . Un silenzio “complice”. Imbarazzante ancora una volta il vicepremier Luigi Di Maio che a chi oggi gli chiedeva se la questione imbarazzi il M5S risponde “no, i fatti riguardano il periodo antecedente alla gestione Salvini della Lega“. Alla domanda se la sentenza avrà ricadute sulla vita del governo, ha risposto   “Da parte nostra no. Sappiamo benissimo che c’è una sentenza, le sentenze si rispettano e si va avanti”.

Molto più saggio il premier Conte. che ha commentato “Ne prendo atto ma non commento, da avvocato lo avrei fatto. E prendo atto che ora per un partito politico sarà difficile svolgere attività politica”, ha detto Conte. Rispondendo a chi gli chiede se ci saranno ripercussioni sul governo dopo la sentenza, il premier ha detto: “Direi di no” allineandosi alla posizione del M5S.

Qualcuno gentilmente si sforzi di spiegare a Luigi Di Maio che a volte prima di parlare è il caso di documentarsi. Le sue limitati conoscenze e competenze giuridiche come ben noto non glielo consentono. E’ la politica…tristezza. Altro che il Governo del cambiamento !

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