“Ci ha lasciati l’ultimo gigante della sartoria napoletana”, scriveva a fine novembre il figlio Giuseppe che insieme al fratello Massimiliano, ha raccolto la guida dell’antica sartoria napoletana fondata nel 1930 da Vincenzo Attolini, il papà di Cesare. Una storia di sartoria napoletana con clienti come di Totò, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni i quali amavano la tasca a toppa e l’inconfondibile stile della giacca alla napoletana “perfetta per uomini imperfetti”. Cesare Attolini amava il suo lavoro ed esaudiva il sogno che ogni cliente gli chiedeva, quello di poter avere un abito contraddistinto da un tocco di assoluta classe. Opera che gli è sempre riuscito, senza mai tradire il suo stile.
“Addio Maestro Cesare, sarai sempre con noi, insieme nella nostra amata sartoria. Un uomo visionario generoso appassionato autentico, umile per la sua grandezza”, hanno scritto i figli, parlando anche a nome di tutti coloro che oggi rappresentano da New York a Dubai, la forza di uno stile e di una casa di moda iconica. Cesare Attolini ha saldamente voluto un nuovo, grande stabilimento a Casalnuovo, nell’hinterland napoletano, con l’amaro addio alla sede storica di Chiaia il salotto bene della città partenopea, per coniugare l’investimento sulla tecnologia con la sostenibilità della tradizione sartoriale del territorio.
“Oggi ci lascia non solo un grande sarto, forse il più grande – scrive la sua famiglia – ma soprattutto un grande padre che ha saputo amare i suoi figli, la sua famiglia e tutti i suoi innumerevoli allievi come solo chi ha un cuore grande sa fare” scrivono i figli che lo salutano “Il tuo immenso spirito guida sarà sempre con noi. Ogni giorno, come ieri, per sempre, tutta la famiglia dei sarti Cesare Attolini”. Lascia la moglie Anna, con la quale era legato da oltre 65 anni, e i figli Massimiliano e Giuseppe.
“Mio padre se ne è andato con il sonno dei buoni nella sua casa di Napoli. – ha spiegato Giuseppe Attolini – Stava bene, non aveva malori particolari se non gli inevitabili acciacchi che sempre porta con se la vecchiaia. Fino alla sera prima abbiamo parlato di lavoro. Poi, dopo pranzo, si è addormentato per non svegliarsi mai più. Il suo collaboratore era sceso, se ne è accorta mia madre che avvicinandosi ha scoperto che non respirava più. Io e mio fratello eravamo ad un pranzo di lavoro con dei clienti olandesi, inutile dire che ci siamo subito precipitati”.
Cesare Attolini va considerato l’ ultimo grande padre “fondatore” della sartoria napoletana, ha sempre ricercava l’eccellenza e istruiva i suoi collaboratori per raggiungerla con 25/30 ore di manualità dedicata a ogni singolo capo da realizzare. Puntuale ed ineccepibile la perfetta corrispondenza tra stagione e peso: lino e lana sottile per l’estate, cachemire e tweed per l’inverno. Oltre alle raffinate varianti offerte da un mix di vecchia scuola e innovazione per le fibre naturali. E poi la giacca privata di ogni rigidità, le maniche a “mappina”, quell’equilibrio tra solidità e morbidezza difficile e imprescindibile nei capi maschili più ricercati.
Suoi gli abiti dell’ineffabile Jep Gambardella, protagonista de “La Grande Bellezza” e gli smoking che Toni Servillo portó in valigia a Los Angeles per partecipare alla cerimonia degli Oscar. Tutti con la manica a mappina e rever a lancia per mostrare l’eleganza napoletana al pubblico di tutto il mondo, mentre ritirava la statuina per il migliore film straniero. Attolini ha creato capi su misura anche per attori del calibro e carisma come Robert De Niro, Dustin Hoffmann, Michael Douglas Denzel Washington.