di Francesca Lauri
La Suprema Corte di Cassazione ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate che ha vinto un ricorso contro Antonio Cassano l’ex bomber di Bari Vecchia, per 263 mila euro “sottratti” al fisco quando l’attaccante giocava nella Roma accanto a Totti.
Si trattava di fringe benefit in favore del suo procuratore per prestazioni rese in favore di Cassano. Ma secondo i giudici tributari pugliesi, vi erano forti “perplessità” sul fatto che la somma dovesse essere tassata. La sezione tributaria civile della Cassazione non ha avuto dubbi: quella cifra rientrava tra i compensi di Cassano ed era quindi soggetta a tassazione, ed annullando senza rinvio i due verdetti di merito della commissione tributaria regionale della Puglia che nel 2012 aveva dato ragione al giocatore, ha dato definitivamente il via libera al pieno corso delle cartelle esattoriali.
Secondo la commissione tributaria pugliese vi erano i presupposti “legittimanti l’esenzione dalle sanzioni amministrative” in favore del contribuente, “nell’ipotesi di condizioni di incertezza, relative alla portata e all’ambito di applicazione delle disposizioni disciplinanti l’individuazione del presupposto di imposta”. Una decisione che non è stata condivisa dalla Cassazione che ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e pertanto la sentenza pugliese impugnata dal Fisco deve essere annullata